Compongono un musical per raccontare Antonio

Trenta ragazzi della diocesi di Arezzo pellegrini alla basilica del Santo, per incontrare di persona il protagonista del loro spettacolo musicale.
06 Aprile 2003 | di

C`€™è chi si ostina a credere (e a dire) che i giovani non siano interessati ai santi. Dall`€™osservatorio della basilica, la realtà  che si vede è abbastanza diversa. La conferma ci viene dalla recente visita di una trentina di giovani toscani che, per un fine settimana, hanno scelto di fermarsi in ritiro nei luoghi antoniani. Accompagnati da fra Tullio e fra Christian, questi ragazzi concludevano presso la Tomba del Santo un cammino che potremmo definire «artistico e spirituale». Hanno, infatti, composto e realizzato un musical sulla vita di sant`€™Antonio dal titolo: Finalmente ti vedo. Li abbiamo incontrati e intervistati.
«Vogliamo sottolineare che il nostro è un musical, ma non è uno spettacolo `€“ esordisce Stefano, il coordinatore del gruppo `€“. Non siamo né attori, né attrici. La figura di sant`€™Antonio ha parlato al nostro cuore e questo sentimento l`€™abbiamo trasformato in una preghiera, comunicata agli altri in una forma insolita. Come mai avete scelto la figura di Antonio? «Nessuno di noi, all`€™inizio, lo conosceva. Tutto è nato da una visita alla basilica. Una visita difficile, che, al principio, mi aveva procurato un incomprensibile malessere interiore. Sono poi andato all`€™Arcella, nel luogo dove Antonio è morto, e lì ho sentito che quello che avevo provato in basilica era qualcosa di importante. Ne ho parlato ad alcuni amici e insieme abbiamo cercato di conoscere il Santo. In passato, avevamo avuto altre esperienze musicali, ma la nostra attenzione, questa volta, si è concentrata non tanto sullo spettacolo ma sul personaggio».
Come si è sviluppato il progetto? «Il nostro progetto aggrega parecchi ragazzi di varie zone della diocesi di Arezzo. Per prepararci a mettere in piedi il musical abbiamo pensato che non bastava studiarci sopra, volevamo anche pregare. Perciò abbiamo iniziato con un pellegrinaggio di quattro giorni a piedi fino a Montepaolo. Lì si è condensato il gruppetto iniziale. Poi, aiutati da frati e suore, abbiamo buttato giù i testi e i canti, altri hanno pensato alla sceneggiatura, ai costumi`€¦ tutti hanno trovato il loro posto».
Tommaso, 21 anni, studente di sassofono al conservatorio, nello spettacolo fa sant`€™Antonio. Come entri in un tale personaggio? «Non lo so nemmen`€™io `€“ dice con il suo accento schiettamente toscano `€“ è una cosa che mi hanno proposto e mi è sembrata bella, troppo difficile per rinunciarvi! Piano piano ho preso consapevolezza. Ho imparato a guardarmi dentro: non essendo né un attore né un cantante, per comunicare la figura di Antonio ho dovuto esprimere ciò che sentivo in prima persona. Di lui mi è piaciuto che era, allo stesso tempo, il `€œsanto dei miracoli`€ e il `€œsanto della gente semplice`€».
Elena, che cosa ti ha spinto ad aderire alla proposta? «Io ho iniziato a fare questo spettacolo come una missione, perché l`€™impegno richiedeva spirito di sacrificio: per la sola soddisfazione personale non l`€™avrei fatto. Certo è stato difficile, perché nessuno di noi sapeva far nulla. In tutto ci abbiamo messo sette mesi».
Tu interpreti Umiltà , che valore ha nella vita di Antonio? «Antonio conosce l`€™umiltà  quando è nell`€™eremo di Montepaolo. Lui è un grande sapiente, però non lo dice a nessuno e fa i lavori più semplici, rimanendo nell`€™ombra. L`€™umiltà  accompagna Antonio in modo profondo. Rappresentarla non è stato facile».
E c`€™è anche la Morte, interpretata da Jenny, che si porta via Antonio: «Per me è stato importantissimo. Ad ogni singola prova mi avvicinavo di più a questa figura. La morte, poi, porta Antonio definitivamente nella gloria di Dio».
La gente che viene allo spettacolo cosa dice? «Per mamme, parroci e amici va sempre bene. Ma è bello e importante sentire che alcune persone, oltre ai canti e alle emozioni, sentono uno spirito di preghiera, come ci ha detto una signora: `€œEra tanto tempo che non riuscivo a pregare e oggi ho pregato`€. Forse questo è il senso del nostro lavoro: cercare di testimoniare quel pochino che abbiamo intravisto di Cristo e del suo Vangelo e basta».

Per chi desidera maggiori informazioni, leggere i testi delle canzoni o ascoltarle, segnaliamo il sito internet: www.arezzogiovani.it/frateantonio

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017