Con il Santo testimoni del Vangelo

L'Ostensione straordinaria delle spoglie di Antonio, la sua ricollocazione nell'Arca, e la Festa della Lingua. La devozione antoniana ha fatto della Basilica la capitale mondiale della spiritualità.
17 Febbraio 2010 | di

Nel febbraio scorso, nella Basilica del Santo di Padova abbiamo vissuto momenti di profonda devozione antoniana. Domenica 14 febbraio, alle ore 21, l’urna contenente le spoglie mortali di sant’Antonio è stata trasferita dall’Altare di san Giacomo – dove era stata posta per consentire i lavori di restauro dell’Arca – alla Cappella delle Reliquie. Qui, la reliquia del corpo del Santo è stata esposta alla venerazione dei devoti da lunedì 15 a sabato 20 febbraio, con un ininterrotto flusso di fedeli che, percorrendo l’itinerario programmato in un’atmosfera d’intima spiritualità, ci hanno fatto rivivere, anche se in forma minore, le grandi traslazioni del corpo del Santo avvenute nella storia della sua Basilica. Tra queste, emerge quella del 1263, a 32 anni dalla morte di sant’Antonio. Gli storici riportano l’immenso stupore per il ritrovamento, in quell’occasione, della lingua incorrotta. Fra Bonaventura da Bagnoregio, superiore dell’Ordine francescano e più tardi innalzato all’onore degli altari, prese tra le mani quella preziosa reliquia, e mostrandola alla moltitudine esclamò: «O lingua benedetta, che hai sempre benedetto il Signore, e l’hai fatto benedire dagli altri, ora appare chiaramente quanto grandi sono stati i tuoi meriti presso Dio».
La «Festa della Lingua» che ricorda ogni anno il prodigioso rinvenimento del lontano 1263, è stata celebrata domenica 21 febbraio, a conclusione dell’evento straordinario dell’«Ostensione» del corpo del Santo. La Basilica ha accolto, dal primo mattino fino a sera, folle di pellegrini; e i momenti salienti sono stati la messa delle ore 10, celebrata dai frati del Messaggero di sant’Antonio per gli associati alla rivista; il Pontificale del Delegato Pontificio, monsignor Francesco Gioia, delle ore 11; la messa presieduta dal Ministro provinciale dei Frati Minori Conventuali, seguita dalla tradizionale processione all’interno della Basilica, con la insigne Reliquia del Mento di sant’Antonio.
Queste manifestazioni della devozione verso i Santi, ancora una volta stimolano la nostra riflessione a riscoprirne le motivazioni. Paolo VI, nell’esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi (n.48), ci insegna che sul piano pastorale la religiosità popolare è una realtà da evangelizzare, pur rimanendo un’espressione di fede da cui lasciarci evangelizzare. È, infatti, portatrice di valori e di energie che la religiosità istituzionale ha a volte dimenticato, mentre essa manifesta una sete di Dio che solo i semplici e i poveri in spirito possono conoscere; rende capaci di generosità e di sacrifico fino all’eroismo, quando si tratta di manifestare la fede; comporta un senso acuto degli attributi più profondi di Dio; la paternità, la provvidenza, la presenza amorosa e costante; genera atteggiamenti interiori raramente osservati altrove al medesimo grado: pazienza, senso della croce nella vita quotidiana, distacco, apertura agli altri, devozione.
Vivendo accanto alla Tomba del nostro Santo, noi siamo umilmente testimoni di questi valori. Nei nostri quotidiani contatti verifichiamo che sant’Antonio continua ad essere un amico privilegiato che aiuta gli uomini a riscoprire l’amore e la presenza di Dio nella loro vita anche se provati da sofferenze o da crisi di fede. La devozione antoniana si rivela così come una riserva di speranza cristiana; una pietas arricchita dalla grazia divina, espressione della vita del cristiano, ma nello stesso tempo segno delle sue attese e dei suoi interrogativi. Per quanti sono vicini con la loro pietà e amicizia al nostro Santo, gli esempi della sua vita e i contenuti del suo insegnamento possono maggiormente motivare e caratterizzare la loro sequela del Signore.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017