Con le marmotte nel regno

Le leggende ladine hanno fatto degli altipiani di Fanes, Senes e Braies un mondo incantato di regni scomparsi e di paradisi pietrificati. Quell’incanto c’è ancora e un parco naturale lo protegge.
07 Marzo 2001 | di

Fanes, Senes e Braies: ho percorso più volte questi altipiani, quando l' andare su e giù per i monti non si chiamava ancora trekking e ai piedi si mettevano scarponi dal cuoio duro che, anche spalmato di grasso, ti procurava, le prime volte, dolorose vesciche. Non c' era il turismo di massa e le montagne avevano silenzi incantati, rotti dal tintinnare dei campanacci delle mucche al pascolo, dallo scrosciare dei torrentelli o dai gridi di uccelli che volavano alti, su cieli azzurri incontaminati.
Camminando nei boschi si poteva essere sorpresi dall' improvviso battere d' ali di un gallo cedrone che, disturbato, si alzava in volo. Nelle verdi radure o sui ripidi ghiaioni sostavano caprioli pronti alla fuga, non abituati alla presenza dell' uomo. Boschi e prati avevano profumi intensi di resine, di fiori, di erba falciata. Nei fienili, sommersi dall' aspro odore dell' erba secca, si trascorreva la notte, ed era ancora buio quando ci si alzava per vedere il sole nascere. Ed era, ogni volta, un incanto nuovo.
Quando si andava per funghi, si tornava a casa con le gerle ricolme: ce n' erano tanti e non c' erano limiti né divieti... Oltre una certa quota, il silenzio si faceva assoluto. I gitanti erano pochissimi e la natura aveva il sopravvento. Altri tempi!
Sono ritornato, dopo anni, su questi luoghi, ora protetti dal parco: i segni del turismo di massa sono evidenti, ma non tali da averne cancellato la bellezza e l' incanto, anche se, per dire, lo specchio d' acqua del laghetto di Braies è poca cosa rispetto ad allora e il lago di Limo, dalla parte opposta del parco, nel territorio di Fanes, s' è ridotto a poco più una pozza.
Ha fatto benissimo la Provincia autonoma di Bolzano a mettere le mani avanti, prima che affaristi senza scrupoli, speculatori di varia risma, o semplice incuria, deturpassero un patrimonio, che non è solo fonte di bellezze, di incanti, di emozioni, luogo di salutari passeggiate, ma è storia (sulle rocce possiamo studiare l' origine e l' evoluzione del nostro pianeta), è cultura, è tradizione, è vita e scuola di natura, di rispetto del suo equilibrio e delle sue leggi.
Per chi intende visitare il parco mettendo insieme tutto questo, la Provincia di Bolzano ha preparato piccole guide, che non esauriscono i temi, ma li annunciano stuzzicando l' approfondimento. E una guida più ampia scritta da Martin Schweiggl, direttore dell' Ufficio di pianificazione paesaggistica, alla quale ho ampiamente attinto per queste brevi note.
                                                 

Dove si trova. Il parco naturale si estende in un territorio ad altopiano compreso tra la Val Badia, la Val di Braies, la Valle di Landro e la Val Travenanzes e delimitato da muraglioni di roccia svettanti su boschi di abete rosso e di larice, che un tempo lo rendevano di non facile accesso e misterioso. Per questo, i ladini delle vallate, nelle loro leggende, avevano collocato lassù, tra i piccoli laghi incastonati in conche doliniche e i torrioni di roccia modellati nelle forme più diverse, un mondo incantato di regni scomparsi e di paradisi pietrificati.
La sensazione di essere in un mondo incantato ti coglie subito, appena arrivi lassù, percorrendo magari i sentieri incassati in gole profonde che partono dalla Valle di Braies, San Cassiano in Badia o dalla Val di Tarmesc, dietro San Vigilio di Marebbe. Il brullo altipiano carsico sferzato dal vento, ai piedi del quale si ergono giganteschi macigni staccatisi dalle montagne, è ravvivato da piccoli e scintillanti laghetti, da sinuosi torrentelli, da verdi conche in cui sgorgano con impeto sorgenti carsiche, da distese di fiori... E intorno, le Dolomiti, «i Monti Pallidi», le più belle montagne del mondo. L' idea di paradiso c' è tutta.

Alcune curiosità . Per chi ama la geologia, le guide preparate dalla Regione offrono elementi per soddisfare più di una curiosità . Le rocce sono relativamente giovani, come la dolomia, costituiva delle Dolomiti. Il paesaggio è dominato da quelle formatesi ai tempi del Giurassico e del Cretaceo. Sulle varie formazioni - recitano le guide - spiccano in particolare i pallidi calcari del Lias, disposti in bancate che modellano le cime di alcuni monti. In alcuni casi, gli strati del Lias, per effetto degli slittamenti tettonici, si sono sollevati quasi verticalmente; in altri casi, hanno assunto la forma di un anfiteatro a gradinate; mentre intere cime, franate a valle, hanno originato fantasiose e selvagge città  di pietra.
Intorno al lago di Limo affiorano gli ammoniti, calcari rossi contenenti fossili a forma di spirale. Sopra il Lé di Limo, al Col Bechéi (2.739 m), si possono trovare i più recenti strati di sedimentazione marina delle Dolomiti. Quando, nei tempi dei tempi, era già  in corso il corrugamento dell' arco alpino, la regione è stata invasa per l' ultima volta dal mare che vi ha lasciato conglomerati e marne fossilifere.
Ma la caratteristica più singolare sono gli elementi carsici che qui si trovano più che altrove: campi carreggiati, fenditure e pozze, in cui spesso si formano laghi e ruscelli che poi spariscono attraverso inghiottitoi nel sottosuolo, per riaffiorare più a valle in sorgenti carsiche.

Gli animali. La varietà  dell'habitat  - valli appartate, zone di difficile accesso, boschi misti, malghe coltivate, limpidi ruscelli e una multiforme vegetazione - consente la presenza di diversi animali. Una volta c' erano anche il lupo, l' orso e la lince, come testimoniano i nomi dati ad alcuni luoghi: a Braies, ad esempio, c' è il ruscelletto degli orsi e il laghetto degli orsi. L' ultimo lupo da queste parti è stato ucciso nel 1896.
Nei boschi. I boschi misti di conifere, le radure e i prati alberati con larici, sono il luogo ideale per il capriolo, da sempre su questi monti. Mentre il cervo, scomparso agli inizi del XIX secolo, è ricomparso solo da alcuni decenni. Vicino ai centri abitati fino al limite del bosco, vivono la volpe e il tasso, animali notturni che difficilmente si possono incontrare. Più facili da vedere, la martora e la faina che si aggirano al crepuscolo nei boschi e nei campi in cerca di prede. Familiare la presenza degli scoiattoli che non cessano di stupire per l' abilità  con cui si arrampicano e volteggiano saltando da un albero all' altro.
Abitano questi boschi anche il francolino di monte, e il gallo cedrone, sempre pronto a volare altrove se disturbato. Nelle valli più lontane, di notte, si ode il lugubre verso del gufo reale a caccia piccoli mammiferi. La civetta nana può essere vista anche di giorno sulle cime degli alberi, intenta a scrutare la preda. Nei boschi meno fitti cacciano anche gli astori e gli sparvieri e nelle radure umide si nasconde la beccaccia. Camminando nel bosco si può udire il canto delle cinciallegre o il ticchettio dei picchi muratori che, a caccia di insetti, perforano con il becco il legno marcito.
Al limite del bosco. Ai limiti del bosco, nelle radure, vivono il fagiano di monte e il galletto, distinguibile dal gallo cedrone, che è più grosso, per le sue piume liriformi. Più in alto, nelle lande erbose che costeggiano le pendici dei ghiacciai c' è la lepre alpina, le cui zampe posteriori, provviste di lunghe dita ricoperte di peli setolosi, si allargano a formare una specie di racchetta che consente loro di muoversi con estrema agilità  sulla neve.
                                                                        

Gli arrampicatori delle rocce. Questi altipiani sono luoghi ideali per il camoscio. Ce ne sono molti, e d' estate li si vede muoversi in branco sulle pendici erbose (sono femmine perché i maschi, a parte la stagione degli amori - in inverno - vivono da soli). Negli ultimi decenni, dopo una lunga assenza, sono ritornati, grazie a un notevole ripopolamento.
Anche degli stambecchi non c' era più traccia da tempo immemorabile, ce n' erano rimasti alcuni esemplari nel territorio del parco nazionale del Gran Paradiso. Presi da lì e inseriti da queste parti, si sono presto moltiplicati. Ora vivono numerosi sugli scoscesi pendii erbosi, sulle pendici rocciose di tutto l' arco alpino.
Simbolo di Fanes. La marmotta è l' animale simbolo del parco naturale. Vive sulle alture erbose costellate di sassi. Percorrendo i sentieri si sente il fischio acuto delle «sentinelle» che avvertono le compagne dei pericoli incombenti: con un fischio prolungato segnalano un attacco dall' altopiano, con brevi fischi intervallati, invece, una minaccia da terra.
Le marmotte, per il loro modo di stare insieme organizzate e solidali come una grande famiglia - passano la loro vita in misteriose gallerie sotterranee - , hanno sempre avuto un ruolo di primo piano nelle leggende ladine che raccontano la nascita e il tramonto del regno di Fanes. Sono il simbolo della felice alleanza tra l' uomo e la natura.

   
   
I PARCHI NATURALI DELL ALTO ADIGE     

S              ono territori protetti per tutelarne la bellezza ambientale e culturale (paesaggi, fiori, animali, tradizioni, artigianato...) e per consentire la conoscenza e il contatto con una natura non ancora deturpata. Nei parchi l' attività  agricola tradizionale viene mantenuta solo se in armonia con la natura e l' ambiente; non vi può essere nessun insediamento permanente; non è più consentita l' attività  edilizia (eccettuate le strutture per attività  agroforestali) e così la costruzione di linee aeree, miniere e cave e l' utilizzo delle acque per scopi idroelettrici e industriali. L' Alto Adige ne ha creati sette che rivestono importanza regionale (vi sono anche parchi di rilievo nazionale).
- Sciliar e Alpi di Siusi:  nelle località  di Castelrotto, Siusi, Fiè e Tires, su oltre 12 mila ettari.
-   Gruppo di Tessa:      con i suoi oltre 33 mila ettari di superficie è il più vasto dei parchi altoatesini e comprende i comuni di Senales, Naturno e Parcines, Lagundo, Tirolo,Rifiano, San Martino e Moso in Val Passiria.
- Puez-Odle:     poco più di 9 mila ettari sui comuni di Funes, Santa Cristina, Selva, Badia e Corvara e san Martino in Badia.
-   Fanes, Senes, Braies:   il parco è racchiuso tra la Val Badia, la Val di Braies, la Valle di Landro e la Val       Travenanzes.
Monte Corno:     6 mila 600 ettari suddivisi tra i territori comunali di Anterivo, Egna, Montagna, Salorno e Trodeno.
- Dolomiti di Sesto:   nei comuni di Dobbiaco, Sesto e san Candido, con le Tre Cime di Lavaredo.
-   Vedrette di Ries-Aurina:     ha dimensione europea perché forma un unità  con il Parco nazionale austriaco degli Alti Tauri, comprende le località  di Perca, Gais, la Valle di Tures e la Valle Aurina.

 


   
   

   

TRE POSTI DA NON PERDERE     

V           i indichiamo tre luoghi tra i tanti: nei pressi di San Leonardo, in Val Badia, il piccolo santuario della Santa Croce, ai piedi di un' imponente susseguirsi di torri, l' ultimo tratto del sentiero è trasformato in una via Crucis che con le canoniche quattordici stazioni, si inerpica tra i boschi; il laghetto di Braies, il più suggestivo delle Dolomiti, sopra Braies Vecchia; Prato Piazza, a 2 mila metri, un paradiso di fiori racchiuso tra le pallide rocce dolomitiche del Picco di Vallandro (2.839 m) e della Croda Rossa (3.139m).

PER       INFORMAZIONI:             

  Ripartizione natura e paesaggio, 
Ufficio parchi naturali, 
via Cesare Battisti, 21 
39100 Bolzano,
tel . 0471/414300, 
fax
0471/414309 e-mail :    
parchi.naturali.bolzano@provincia.bz.it
internet: www.provinz.bz.it/naturparke.      

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017