Con speranza nel nuovo millennio
Il Duemila sarà un millennio di pace nella misura in cui l`umanità saprà scoprire la sua originaria vocazione a essere un`unica famiglia con uguali diritti per tutti.
Sappiamo bene, e i lettori più avvertiti continuano a ripetercelo, che il nuovo millennio, a rigor di cronologia, inizierà nel 2001. Ma come togliere il fascino a un augurio proferito all`avvio di un anno nuovo di zecca che, con i suoi tre zeri tondi tondi, suggerisce e idealmente racchiude tutto un millennio?
Allora un augurio cordiale a tutti voi, cari amici, per questo momento particolare che ci viene dato.
L`augurio ci porta già oltre la soglia della Porta Santa, la cui apertura, la notte di Natale, ha dato il via al Giubileo, straordinario anno di grazia per i credenti, che ha dischiuso il tempo del nuovo millennio: tempo di giubilo nel ricordare la fedeltà del Signore che cammina con noi; tempo di consapevolezza di fronte alle responsabilità personali e collettive nei confronti di un mondo che ci è stato affidato perché lo consegniamo migliore a chi verrà dopo di noi.
Quest`anno, assieme ai vari collaboratori, suggeriremo in ogni numero della rivista un cammino che ci aiuterà a maturare questa consapevolezza. Il cammino si svilupperà lungo una serie di dossier su alcuni dei temi intorno ai quali il Giubileo ci invita a riflettere, per riportare alla luce quei cristiani valori che devono diventare motore della nostra vita.
Il primo dossier, già in questo numero, lo abbiamo dedicato all`ecumenismo, cioè ai tentativi in atto di ricomposizione dell`unità delle Chiese cristiane, frantumatasi nel tempo a causa di diatribe dottrinali, incomprensioni, rivalità ed egoismi, che si vorrebbe ora superare per realizzare quell`unione nella carità invocata da Gesù nell`Ultima Cena.
Proseguiremo con altri dossier: sull`infanzia «negata», sul debito estero, sul dialogo interculturale e interreligioso, sui giovani, ecc. Abbiamo cercato di essere attenti anche a raccogliere voci ed esperienze di testimoni credibili che stanno vivendo già la «grazia del Giubileo» con il loro impegno e con le loro scelte radicali. Per sentirci incoraggiati, in buona compagnia.
Il mondo ha bisogno di testimoni, di «pellegrini», capaci di farci intuire che, al di là della fatica del quotidiano, si aprono cammini di speranza, di solidarietà , di condivisione. Sicuramente molti di noi, in quest`anno giubilare, un pellegrinaggio lo faranno: nei luoghi appositamente deputati, che non è solo Roma, ma anche la cattedrale della propria diocesi, o alcuni santuari. Per chi non intende muoversi, restano sempre altre mete non indicate, dove solo lo spirito ci condurrà : sono i luoghi che ci portiamo dentro, i luoghi del sogno, della speranza, dell`incontro, di un`umanità più solidale, riconciliata.
I servizi e le testimonianze che via via vi proporremo vogliono dire proprio questo: che il sogno è fratello della realtà .
Si è chiuso un secolo carico di difficoltà (ma quale secolo ne è stato privo?), che ha prodotto guerre, stragi, ideologie violente, ma anche tante speranze. Il tempo in cui stiamo per entrare, come quello che ci lasciamo alle spalle, presenta segni di incertezza: elementi negativi si mescolano a elementi positivi. Sta a noi «cogliere ` come suggerisce il cardinale Martini ` con gli occhi della fede quegli aspetti che ci parlano della presenza del Cristo risorto nella realtà della vita». Allora troveremo motivi per dare corpo a un certo ottimismo cristiano che ci fa, ad esempio, sperare in un futuro di pace, nonostante ci stordisca ancora il clamore delle armi e delle guerre. Perché sappiamo che la pace dipende anche da noi.
Lo indica anche Giovanni Paolo II nella lettera per la giornata della pace. «L`augurio evangelico ` scrive, tra l`altro, il Pontefice ` ci suggerisce un`accorata domanda: sarà all`insegna della pace e di una ritrovata fraternità tra gli uomini e i popoli il secolo che inizia? Non possiamo certo prevedere il futuro. Possiamo, però, stabilire un esigente principio: ci sarà pace nella misura in cui tutta l`umanità saprà riscoprire la sua originaria vocazione a essere un`unica famiglia, in cui la dignità e diritti delle persone ` di qualunque stato, razza, religione ` siano affermati come anteriori e preminenti rispetto a qualsiasi differenziazione e specificazione».
Come credenti, dunque, siamo ottimisti, ma anche realisti di fronte alla vita e alla storia. Proprio per questi due motivi, entriamo con speranza nel nuovo millennio.
fra Luciano Bertazzo
direttore editoriale