Conoscete la «Bassanini»?

Per ottenere una serie di documenti, una volta si doveva spendere un sacco di tempo e di danaro, oggi è possibile averli con un solo documento: l’autocertificazione. Ma non è la sola opportunità offerta da una legge poco nota e non sempre applicata.
01 Novembre 1998 | di

Mettiamo, con uno scatto della fantasia, che il signor Sempronio abbia la possibilità  di prevedere, all'inizio dell'anno, di quanti e quali certificati avrà  bisogno nei mesi successivi. E voglia spendersi tutto il tempo che gli occorre per richiederli in una botta sola, e poi non pensarci più. Mettiamo ancora, che ciò sia possibile e seguiamolo per capire quanto tempo ci impiega. Secondo le statistiche degli esperti, non andrà  via dagli uffici prima di dieci giorni filati, se gli va bene, altrimenti potrebbero servirgli anche due settimane tonde tonde. Insomma: per ottenere attestazioni di nascita, residenza, stati di famiglia, titoli di studio, esami conseguiti, abilitazioni all'esercizio di attività  e quant'altro, Sempronio perde nel compilare moduli e spostarsi di ufficio in ufficio una quantità  enorme di tempo. Senza parlare di costi in bolli e carte.

Per le imprese, qualcuno ha provato a fare i conti: il Centro studi della Confindustria parla di 202 milioni di lire all'anno spese in giornate di lavoro dei dipendenti, consulenze esterne e spese legali per adempimenti burocratici in genere (non solo nella richiesta di certificati), per un totale di 194 giornate di lavoro dipendente perse per adempimenti amministrativi.

Insomma, il grido di allarme sull'inefficienza della pubblica amministrazione e sulla lentezza dei procedimenti amministrativi (rilascio di certificati compresi) è ormai insistente come quelli che si sono ascoltati sulla riviera adriatica in quest'estate.

Ma dai palazzi di governo è partita, da qualche mese, una rivoluzione che dovrà  portare - già  in molti casi sta avvenendo - benefici concreti al rapporto cittadini-pubblica amministrazione. E, come tutte le rivoluzioni che si rispettino, tre sono le parole d'ordine: semplificazione, autocertificazione, informatizzazione. Il faro del «progetto Bassanini» (dal nome del ministro della Funzione pubblica che ha proposto e fatto approvare leggi e regolamenti per rendere la vita degli italiani più facile) è proprio questo: semplificando le procedure, introducendo massicce dosi di informatica ed eliminando tutta una serie di certificati inutili bisognerà  arrivare ad un massimo di due/tre giorni complessivi persi nei meandri dei palazzi della pubblica amministrazione. Con un abbattimento dei costi fino al 30 per cento. Nel paese dell'utopia? No: nell'Italia del Duemila. Ossia domani.

Le vie concrete sono state già  imboccate: e portano nomi fatti di numeri. Le «59» e «127» del 1997 e la «191» del 1998. Dunque, la speranza che l'italiano non sia considerato più suddito al quale «elargire» qualcosa dall'alto, ma cittadino con doveri ma anche tanti diritti, comincia a poggiare su basi solide.

Le tre leggi citate (per semplicità  chiamate «Bassanini uno», «due» e «tre», in ordine di emanazione) stanno scuotendo dalle basi il nostro sistema amministrativo. La prima, delega agli enti locali (regioni, province e comuni) gran parte di compiti e funzioni prima spettanti allo Stato; la seconda, con un'operazione di potatura mai vista prima, sfronda il poderoso e secolare albero della burocrazia adottando «misure per la semplificazione delle norme sulla documentazione amministrativa». La terza, adegua la seconda e introduce nuove semplificazioni.

In sostanza - per quelli che ancora non ne fossero a conoscenza - , per tutta una serie di certificati, oggi non è più necessario ricorrere a un ufficio, con perdita di tempo e denaro. Basta un'autocerficazione, o la fotocopia del documento d'identità , e via.

L'elenco è lungo, ma, vista l'utilità , è bene perdere qualche secondo in più nella lettura (e magari, perché no, ritagliarsi l'articolo e tenerlo a portata di mano).

Cosa si può autocertificare

Chiunque può prendere un normale foglio di carta e, sotto la propria responsabilità  che quanto afferma è vero, (se viene accertato che quanto è dichiarato è falso si incorre in sanzioni penali), può sottoscrivere e semplicemente firmare dichiarazioni che riguardano:

- dati anagrafici (data e luogo di nascita, residenza, cittadinanza, godimento dei diritti politici, stato civile e di famiglia, nascita di figli, decesso del coniuge, ascendente o discendente)

- titoli di studio o qualifica professionale, esami sostenuti, titolo di specializzazione, di abilitazione, di formazione, di aggiornamento e qualificazione tecnica;

- la situazione economica, assolvimento di obblighi contributivi, codice fiscale e partita Iva, o altro dato presente nell'anagrafe tributaria;

- stato di disoccupazione, qualità  di pensionato e categoria di pensione, qualità  di studente o casalinga;

- qualità  di legale rappresentante di persone fisiche o giuridiche di tutore o curatore;

- iscrizioni presso associazioni o formazioni sociali di qualsiasi tipo;

- tutte le posizioni relative all'adempimento degli obblighi militari;

- non aver riportato condanne penali;

- qualità  di vivenza a carico.

L'articolo 1 del regolamento, poi, precisa che scuole, università , comuni e motorizzazione civile sono sempre tenuti ad accettare le autocertificazioni, ma anche a effettuare (come altre amministrazioni riceventi) verifiche se esistono ragionevoli dubbi sulla veridicità  dei contenuti delle dichiarazioni.

Dunque, le norme parlano chiaro. Bando alle file per inutili richieste, e più consapevolezza per i propri diritti. Che non finiscono qui. Nei rapporti con la pubblica amministrazione (ma anche con i concessionari di pubblici servizi, aziende dei trasporti locali o di fornitura di energia, ecc.), stati, fatti e qualità  personali, non inseriti nell'elenco di cui sopra, possono essere comprovate con dichiarazioni sostitutive di atto di notorietà , o con una dichiarazione di conformità  della copia all'originale.

L'amministrazione può verificare entro quindici giorni, presso l'altro ente competente (qualora ci sia), la veridicità  di quanto dichiarato dall'interessato, che per facilitare il procedimento può spedire (anche via fax o computer) l'originale ancorché non autenticato.

Se si vuole essere tranquilli che il proprio incartamento di certificati sia accettato, è sufficiente firmare le autocertificazioni in presenza del dipendente addetto a riceverle. Se questi si rifiuta, interviene l'art. 3 comma 3: «Costituisce violazione dei doveri di ufficio la mancata accettazione della dichiarazione sostitutiva nei casi in cui le norme di legge e o di regolamento ne consentono la presentazione in luogo della produzione di atti di notorietà ».

Ancora, in estrema sintesi: se proprio è necessaria l'autenticazione di una copia di certificato, questa può anche essere apposta dall'impiegato che riceve la documentazione; le dichiarazioni sostitutive hanno la stessa validità  temporale degli atti che sostituiscono; basta con gli estratti e con le richieste inutili dei certificati già  in possesso della pubblica amministrazione, anche se in un altro ufficio: saranno i singoli uffici a contattarsi per le richieste di atti, nel frattempo potrà  essere sostituito con una fotocopia del documento d'identità ; saranno le segreterie delle scuole ad acquisire direttamente i certificati di vaccinazione obbligatori per l'iscrizione alle scuole; tutti i certificati medici richiesti dalle scuole per l'esercizio di attività  sportive saranno unificati in un unico certificato di idoneità  alla pratica sportiva.

Attenzione, appunto, ai certificati medici, che, insieme a quelli veterinari, di origine, di conformità  Cee, di marchi o brevetti - per ragioni di sicurezza e di tutela della salute collettiva - , non possono essere sostituiti, salvo diverse disposizioni normative di settore. Insomma, è comunque una bella rivoluzione semplificatoria, di cui, così dicono, siamo solo ai primi passi.

Come sta andando?

Ma, visto che siamo già  a più di un anno dalla prima pubblicazione delle leggi, si può tracciare un bilancio? Ombre e luci. Già  il signor Sempronio può constatare che risparmia almeno due tre giorni (circa il 30 per cento) del suo tempo impiegato nel rapporto con la pubblica aministrazione. Ma alcuni risultati non sono confortanti: certificati inutili vengono ancora richiesti dal 60 per cento degli uffici cosicché l'autocertificazione è ammessa solo dal 40 per cento degli sportelli pubblici. Ridotte le certificazioni del 30 per cento a Roma, del 42 a Novara e del 39 a Siena; ma altre città , Cosenza e Catanzaro, ad esempio, denunciano un aumento del carico di lavoro negli uffici anagrafici. Qualcuno dà  anche i numeri. A Vicenza, per esempio, nel 1997 i servizi demografici hanno erogato 100.240 certificati contro gli 83.586 dell'anno precedente. E a Firenze hanno fatto una sorta di sondaggio per verificare in una settimana (dall'11 al 19 maggio) quali enti erano più pronti ad accettare l'autocertificazione; i dati sono sconfortanti. Asl: 32 certificati emessi di cui 27 autocertificabili; Direzione provinciale del tesoro: 8 emessi, e tutti autocertificabili; Enel: 12 su 12; Enti previdenziali: 50 emessi e tutti autocertificabili; e così alla motorizzazione civile, che per immatricolare o rottamare un'autovettura ha richiesto ben 21 certificati tutti autocertificabili.

Ma perché questo ritardo? Le ragioni possono essere tre: la prima, che in molti casi mancano, o mancavano al momento dell'inchiesta, i regolamenti di attuazione e, seppure la legge parla chiaro, il burocrate italiano, per paura di incorrere in qualche reato, ha pensato bene di tener fede al modello da sempre applicato. La seconda, è che lo stesso cittadino non è a conoscenza dei propri diritti e non poche volte - non fidandosi - è proprio lui, con forza, a richiedere il certificato con tanto di bollo e «garanzia» di efficacia e validità . In terzo luogo, una generale ignoranza dei dipendenti pubblici. Da un'inchiesta del «Sole 24 ore» del maggio scorso eseguita su nove città  campione, la situazione appariva assai diversificata sul territorio.

Ad esempio: per ottenere l'indennità  di maternità  agli uffici Inps di Bologna e Napoli non era possibile autocertificare la nascita del figlio; e invece sì a Genova, Milano, Roma e Taranto; per ottenere l'assegno sociale: no all'autocertificazione della situazione reddituale a Palermo e Vicenza e sì a Torino, Taranto e Bologna; la residenza e lo stato di famiglia del defunto e dei familiari in caso di successione non sono risultati autocertificabili quasi in nessun ufficio del registro tranne che a Palermo, Taranto e Torino; residenza per l'iscrizione alla Camera di commercio? Sì dovunque, ma non a Napoli dove invece è possibile autocertificare i dati anagrafici in questura come in tutte le altre città  campione tranne che a Bologna, le cui Asl sono ancora indietro per libretto sanitario e pagamenti ticket: no all'autocertificazione in controtendenza rispetto alle altre città .

Stiamo lavorando per voi, scusate il disturbo.

Se troviamo sull'autostrada un cartello con questa scritta non è che il viaggio ci appaia meno tormentato ma almeno sappiamo farci una ragione delle lentezze. La burocrazia e i responsabili di essa, in questi ultimi tempi, sembra che lo espongano continuamente, ma le lamentele del cittadino non si placano ugualmente. È l'inevitabile frutto di decenni di lentezze. Il nostro Paese, poi, ha un ineguagliabile primato nel saper fare ottime leggi che poi rimangono solo sulla carta. Per evitare questi rischi, lo sforzo del dipartimento della Funzione pubblica (che ha avviato questa riforma) è notevole. La circolare numero 4/98 del 27 maggio scorso ne testimonia la serietà .

Nel testo si comunica a tutte le amministrazioni, centrali e periferiche, che, a seguito di ispezioni effettuate da un apposito servizio antiburocrazia «è risultato che in molti casi, la modulistica approvata dalle amministrazioni non è aggiornata». Ossia, si continua «a prevedere la richiesta di certificati, anziché segnalare che i certificati possono essere sostituiti da dichiarazioni in carta libera». In parole povere: se negli stessi modelli o nei bandi si continua a chiedere un certificato, cosa volete che faccia il cittadino? Cambiate i modelli, avverte la circolare, e fateli pervenire al dipartimento o alle prefetture. E in più, continua, voi dirigenti controllate che tutto si svolga secondo la legge, e procedete in provvedimenti disciplinari se qualche impiegato si ostina a non capire. Inoltre, provvedete a fare pubblicità  e a istituire appositi centri di informazione per il cittadino.

Una spallata al muro che rallenta la strada alla semplificazione, con parole chiare e inequivocabili.

Ma, per cambiare sistema e farlo toccare con mano a tutti, due grossi obiettivi sono in ancora cantiere. La redazione di testi unici di leggi e regolamenti, una specie di «libro dei codici» che ciascun impiegato potrà  tenere sulla scrivania (come gli avvocati hanno quello civile e penale) e trovare le risposte giuste al momento giusto. Ma non è un lavoro da poco.

Secondo obiettivo, la completa informatizzazione della nostra pubblica amministrazione: nel duemila, dicono i responsabili del progetto, su quattro posti di lavoro tre saranno dotati di computer e possibilmente collegati con tutti gli altri uffici. Un programma triennale che per il 1998-2000 prevede un investimento di 10.486 miliardi per i programmi delle amministrazioni centrali e periferiche. Obiettivo per quest'anno è il 50 per cento di posti di lavoro automatizzati. Verificheremo.

Tutto per consentire al mitico signor Sempronio di risolvere tutti i suoi problemi con la burocrazia, massimo in tre giorni. E nei restanti 362, potersi dedicare con piacere a lavoro, famiglia e svaghi.

Il «lieto evento» non sia un problema burocratico

Vi è appena nato un figlio? Auguri, innanzitutto. Ma anche attenzione alle novità  introdotte dalla «Bassanini due». La dichiarazione di nascita (fatta indifferentemente da uno dei due genitori, da un procuratore speciale, ma anche dal medico o dall'ostetrica) «può essere resa entro dieci giorni, presso il comune nel cui territorio è avvenuto il parto o, entro trenta giorni, presso la direzione sanitaria dell'ospedale o della casa di cura in cui è avvenuta la nascita». Sarà  poi il direttore sanitario a comunicare, entro dieci giorni, il fatto all'ufficiale di stato civile competente. Non tutti gli ospedali, purtroppo, si sono attrezzati per assolvere questo compito.

I genitori, anche separatamente, possono dichiarare, entro dieci giorni dal parto, la nascita nel proprio comune di residenza. Se risiedono in comuni differenti, e non vi è accordo diverso, la dichiarazione è resa nel comune della madre. Se la nascita è avvenuta fuori di un centro (a casa, ad esempio) «è necessario produrre una dichiarazione sostitutiva ai sensi dell articolo 2 della legge 15 del 1968».

La nuova carta d'identità 

Ma solo sulla carta: quella magnetica, che prenderà  il via a partire dall'1 gennaio 1999. Una sorta di tesserino, tipo bancomat, che conterrà  tutti i dati anagrafici (per riservatezza, il cittadino potrà  rifiutarsi di far includere lo stato civile), il codice fiscale e, se vuole, il gruppo sanguigno o altri dati sanitari. Il documento potrà  contenere anche altri dati «al fine di razionalizzare e semplificare l'azione amministrativa e l'erogazione dei servizi al cittadino», come, ad esempio, il fatto di godere di benefici di assistenza sociale. Potrà , poi, anche essere utilizzata per il pagamento di servizi o delle imposte. Potrà  essere rinnovata a partire dal centottantesimo giorno precedente la scadenza. Inoltre, potranno essere raccolte anche separatamente le firme dei genitori del minore.

Una circolare del ministero dell'Interno ha poi precisato che l'autocertificazione con la quale si dichiara (contestualmente alla richiesta della carta d'i-dentità ) di non trovarsi in nessuna delle condizioni ostative al rilascio del passaporto (la validità  per l'espatrio) è comunque soggetta al bollo.

Per il passaporto, invece, è abolito il limite di un anno di validità  per chi deve assolvere gli obblighi di leva.

Per patente e carta di circolazione, piccola ma importante novità : abolito il versamento di lire 10 mila che doveva essere versato in caso di trascrizione del cambio di residenza o domicilio. È ora sufficiente compilare il modulo.

Guarda che bravi!

Esempi che siano di stimolo anche per le altre amministrazioni.

A Piacenza è attivo un collegamento informatico tra farmacie e Asl grazie al quale invece di recarsi presso queste ultime, particolari categorie di malati che hanno sempre bisogno di un certo prodotto (diabetici, incontinenti, ecc.), possono attivare la richiesta già  in farmacia all'atto stesso della scelta e del ritiro del prodotto. Per ogni assistito, è stata realizzata una scheda-cliente che indica tipo e quantità  dei prodotti autorizzati. Risultato: 10-15 per cento di risparmio per l'Asl e maggior soddisfazione per i 5.500 utenti che possono, così, scegliere il prodotto migliore nella farmacia sotto casa.

A Torino, è in corso di realizzazione un sistema integrato di accesso ai servizi pubblici con l'obiettivo di creare una rete territoriale di sportelli self-service, per accedere ai servizi, ottenere certificati e anche per prenotare visite mediche specialistiche e le analisi presso le strutture sanitarie.

«Far viaggiare i dati e non i cittadini», è il motto alla regione Lombardia, che ha istituito venti punti informativi grazie ai quali il cittadino potrà  accedere alle informazioni di pubblica utilità  e ai servizi erogati da più enti.

Ad Aosta, ha preso il via un «Ecosportello» dove si danno informazioni utili per risparmiare energia, gas e acqua: importantissimo nel territorio, che ha uno dei consumi energetici pro-capite più alti d'Europa.

A Latina, la sede Inps locale, in collaborazione con la locale prefettura, ha messo a punto un progetto per integrare i diversi enti pubblici e far risparmiare al cittadino file agli sportelli.

A Bologna, il settore personale della provincia ha organizzato un sistema di gestione dei concorsi pubblici unificato per gli enti locali dell'area metropolitana . Dopo una serie di convenzioni, un gruppo di lavoro è stato incaricato di raccogliere le richieste di assunzione dei vari comuni e organizzare un unico bando di concorso in base alla qualifica professionale richiesta. Un unico esame e un risultato complessivo che tiene conto anche delle esigenze dei candidati in base alla residenza. Dunque: niente moltiplicazioni di domande e relativi costi, abbattuto il rischio che i concorsi vadano deserti, e, soprattutto, una più razionale informazione ai cittadini.

E se altre province, soprattutto al Sud, seguissero l'esempio?

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017