Costruirsi una vita ecocompatibile Ecologia chiavi in mano

01 Luglio 1999 | di

La rivoluzione ecologica comincia sempre dal basso, dalle nostre azioni quotidiane. Non è un ritorno alla candela, ma uno stile di vita più sobrio, salutare e, spesso, conveniente. Ecco tutto quello che possiamo fare dall'oculatezza negli acquisti all'uso dell'energia solare, dal risparmio energetico alla militanza in un'associazione ambientalista.

 Oppressi dall'afa, taglieggiati dalla colonnina di mercurio che supera impietosa i trenta gradi, con la signora dell'ombrellone accanto, unta di protezione 30, che continua a ripetere «non sono più le estati di una volta», ci si domanda se non abbia davvero ragione chi profetizza disastri ecologici. Buco nell'ozono, effetto serra, inquinamento degli oceani, scioglimento dei ghiacciai, riduzione delle riserve d'acqua dolce ... no, non c'è da stare allegri.
Ma è tutto perduto? No, a patto d'imboccare finalmente la via dello sviluppo sostenibile, cioè di uno sviluppo che soddisfi i bisogni delle generazioni attuali senza precludere questa possibilità  alle generazioni future e agli altri popoli del mondo. La via è stretta, ma non ci sono alternative: consumare e produrre rispettando i ritmi di rigenerazione della natura.
Trovare questo delicato equilibrio impone un'interazione tra diverse dimensioni:
nazionale, mondiale, locale, personale, economica e sociale. Insomma, ognuno deve fare la sua parte e la vera rivoluzione ecologica inizia sempre dal basso, dai comportamenti concreti, dalle filosofie di vita, dagli atteggiamenti mentali.
La madre di tutte le emergenze planetarie è l'effetto serra che provoca il surriscaldamento della terra con dannosissime conseguenze sul clima. La causa principale del fenomeno è il consumo di combustibili fossili, soprattutto petrolio e carbone, nelle attività  economiche e umane del pianeta. Se, dunque, esistesse un decalogo anche per l'ambiente, senza dubbio i due primi comandamenti sarebbero: «non sprecare energia» e «non inquinare».

Stesso comfort, meno energia. Ma il mondo, come si sa, va al la rovescia.
Mentre nelle conferenze ambientali si continua a ripetere che il pianeta deve avviarsi verso un drastico risparmio energetico, la famiglia media italiana, composta da tre persone, è passata da un consumo di 1800 Kw/h del 1980 a un consumo di 3000 Kw/h odierni. «Questo significa - spiega Aldo Iacomelli, responsabile della campagna clima di Greenpeace - un aumento della bolletta e anche una maggiore emissione di gas serra». Eppure, per salvare il portafoglio e l'ambiente può bastare pochissimo: per riscaldare un appartamento al centro nord per un anno occorrono 1.200 litri di gasolio o 1.000 metri cubi di metano che si traducono in 6 tonnellate di anidride carbonica disperse nell'atmosfera e in una spesa di 1 milione di lire. Coibentando l'edificio, garantendo ricambi d'aria e una temperatura ideale di 18 gradi, escludendo i radiatori dalle camere non usate, si può risparmiare dal 30 al 40 per cento. Tutto questo in termini d'inquinamento equivale a quasi 3 tonnellate di anidride carbonica in meno.
Andrea Saroldi nel libro Giusto movimento (Emi), un'interessante guida ai nuovi stili di vita, propone anche altre accortezze, come un foglio di materiale isolante dietro il termosifone o una ventola sul soffitto. Quest'ultima pare riesca a ridurre di quasi un terzo le spese di riscaldamento, perché l'azionamento della ventola rimanda verso il basso l'aria calda, che per natura tende ad andare verso il soffitto; d'estate, invece, la stessa ventola può servire a darci un po di refrigerio evitando il condizionatore che è tra gli elettrodomestici più inquinanti, non solo a causa del gas refrigerante che contiene, ma perché divora letteralmente energia elettrica.

Luce salvawatt. Altro risparmio immediatamente possibile è quello relativo al consumo di energia elettrica. In Italia si consumano 7 miliardi di Kw/h per l'illuminazione domestica. Per produrre un miliardo di Kw/h usando combustibili fossili come il gasolio si emettono nell'atmosfera oltre 800 mila tonnellate di anidride carbonica. Sostituendo in almeno la metà  delle case le normali lampadine a incandescenza con quelle, a basso consumo, a fluorescenza, si avrebbe un risparmio del 45 per cento dell'energia totale destinata all'illuminazione e di conseguenza oltre 2 milioni e mezzo di tonnellate di anidride carbonica in meno nell'atmosfera. Il maggior costo iniziale delle lampadine verrebbe ammortizzato dalla loro durata e dal loro esiguo consumo.
Anche acquistare gli elettrodomestici con un occhio ecologico non è una cosa indifferente. È stato introdotto da poco in Italia l'obbligo di munire gli elettrodomestici più comuni di una tabella dei consumi, stabilita dalla Comunità  europea. Le classi di consumo sono 7, dalla A alla G, dove A corrisponde al consumo più basso e G a quello più elevato. In queste tabelle è possibile anche avere informazioni circa il consumo di litri d'acqua richiesti per ogni lavaggio o il livello di rumorosità  dell'elettrodomestico durante il funzionamento. Non è indifferente neppure sforzarsi di usarli in modo corretto: ormai molte lavastoviglie e lavatrici hanno la funzione del mezzo carico, da impiegare quando la biancheria o i piatti da lavare sono pochi. Se non c'è questa possibilità , meglio aspettare il pieno carico. L'industria per necessità  si sta adeguando alla mentalità  ecologica. Oggi quasi tutte le lavatrici hanno un sensore che pesa la quantità  di biancheria inserita e regola automaticamente la quantità  d'acqua necessaria. Così pure frigoriferi e freezer non contengono più gas pericolosi per l'ozono e hanno un miglior isolamento.

Produttori di energia pulita. Ma la vera rivoluzione energetica l'italiano medio può farsela da solo, a costi bassi, con una tecnologia consolidata e grazie a una risorsa che nel nostro paese non manca: il sole. Un metro quadro di pannello solare per scaldare l'acqua costa circa 1 milione e 45 mila lire. Ci vogliono circa 3 milioni per un impianto solare completo in grado di fornire 300 litri di acqua calda al giorno.
Un costo d'investimento iniziale che si ammortizza in un lasso di tempo che va dai 3 agli 8 anni. Il risparmio calcolato va dalle 350 alle 500 mila lire l'anno se si usa il gas e da 800 mila lire a 1 milione se l'acqua è riscaldata a corrente.
Col sole si può anche raggiungere l'autosufficienza elettrica: in questo caso cambia la tecnologia, non più pannelli solari, ma pannelli fotovoltaici.
Pensate che un solo pannello fotovoltaico, grande quanto un foglio A4, garantisce energia elettrica sufficiente per il funzionamento del motore di una piccola barca e per la sua illuminazione notturna.
Sul mercato ci sono anche tegole fotovoltaiche in grado di produrre energia elettrica che può essere addirittura venduta all'Enel. «Esiste un accordo tra ministero dell'Industria e ministero dell'Ambiente in collaborazione con l'Enea per raggiungere l'obiettivo d'installare 10 mila tetti fotovoltaici entro tre anni», afferma Massimo Serafini, responsabile ambiente e occupazione di Legambiente.

Smog addio! C'è un'altra nota dolente nella nostra vita di consumatori: l'uso e l'abuso delle automobili. La notevole quantità  di gas di scarico è una delle cause principali dell'effetto serra.
Si pensi che secondo il «Rocky mountain institute», un istituto di ricerca «non profit» che cerca soluzioni tecnologiche per un futuro sostenibile, il trasporto su gomma richiede un terzo di tutta l'energia consumata dagli Stati Uniti. Cercate di immaginare quale montagna di tonnellate di anidride carbonica viene immessa nell'atmosfera in tutto il mondo solo per il trasporto privato! «Quando acquisti un auto - consigliano gli esperti del 'Rocky mountain institute' - cerca il modello più efficiente; poi studia tutti i modi per usarla il meno possibile, senza sacrificare l'oggettiva comodità . Ogniqualvolta preferisci la macchina perché 'è più veloce' pensa a tutto il tempo in più che devi lavorare per pagare la benzina, le riparazioni, i parcheggi e i pedaggi».
Lo steso «Rocky mountain institute» è al centro di una grande campagna che mira a cambiare di 360 gradi il concetto di auto. «Le auto del futuro spiega Armory Lovins, il fondatore dell'istituto - saranno le Hypercar, cioè vetture comode e sicure che consumano un decimo e inquinano un centesimo. Saranno ultraleggere e riciclabili, dei computer con le ruote».
Esagerazioni da fantascienza? Nient'affatto. Le case automobilistiche l'hanno presa sul serio, tanto che nel marzo scorso la Daimler Chrisler ha presentato il quarto prototipo della sua auto a idrogeno, che come scarico ha solo acqua pura (vedi riquadro).

La regola delle tre erre. Risparmiare energia non significa solo munirsi di ipertecnologia, ma cambiare il senso del valore delle cose. Vi siete mai chiesti cosa significhi buttare via una giacca seminuova o cambiare il modello del frigorifero perché non ci piace più? Significa buttare tutta l'energia che c'è voluta per produrli e farli arrivare a noi. Ancora una volta l'America ci aiuta a quantificare. Secondo Paul Hawken, autore del libro Ecologia del commercio, l'efficienza dei materiali nell'economia americana è appena del 2 per cento. In altre parole, il 98 per cento dei materiali usati nella creazione dei prodotti sono buttati via durante la manifattura, la distribuzione o entro 6 mesi dall'acquisto. Uno spreco intollerabile!
Per i consumatori tre dovrebbero essere le parole chiave, tutte e tre iniziano con la «R»: ridurre, riusare e poi riciclare, nell'esatto ordine in cui le abbiamo messe.

Ridurre significa comprare solo ciò di cui abbiamo veramente bisogno senza farci abbindolare dalla pubblicità , evitando, ove possibile, gli imballaggi.
Riusare significa continuare a usare l'oggetto fino al suo esaurimento, riparandolo se necessario o cedendolo ad altri se proprio non vogliamo riutilizzarlo.
Riciclare è un processo di riutilizzo cui si può pensare solo in un terzo momento, perché il riciclaggio riesce a recuperare solo parte dell'energia usata per produrre l'oggetto.

Detta così, con la pubblicità  che ci martella e ci invita a buttare, a consumare, a cambiare, la storia del riutilizzo sembra davvero materia per boy-scout, se non fosse che pionieristicamente anche l'industria comincia a pensarci.
In America lavora da anni «Interface», una grande ditta di moquette che negli ultimi anni ha quadruplicato il fatturato e raddoppiato i dipendenti. Il suo segreto? Non vende la moquette, semplicemente la affitta. Dopo l'uso la ricicla totalmente e la riutilizza, riducendo al minimo il costo dei materiali.
Sulla stessa scia si sta muovendo la «Rank Xerox», la nota casa di macchine fotocopiatrici: oggi tende a non vendere più macchine, ma fornisce il servizio di fotocopiatura.

   
   

   

Risparmio energetico            

Per farvi arrivare opuscoli informativi scrivete a:
Enea , Lungotevere Thaon di Revel 76, 00196 Roma.
Enel consumo intelligente, via Martini 3, 00198 Roma.
Ulteriori informazioni possono essere richieste alle associazioni ambientaliste o a quelle di difesa del consumatore.

Ecologia quotidiana            

Chi volesse informazioni o desiderasse scambiare esperienze sugli stili di vita ecocompatibili, contatti il CoCoRiCò       (Consumatori coscienti riciclanti compatibili), che sull'argomento ha       pubblicato un libro (Giusto Movimento, edizioni Emi, lire 18000), ricco di       indirizzi e indicazioni. L'indirizzo è: Corso Turati 25/5, 10128 Torino.

 

   
   

   

Lampade a fluorescenza            

Usandole al posto delle normali lampadine, la convenienza è netta: sostituendo 3 lampadine a incandescenza da 100W con tre lampade a fluorescenza da 20W che emettono la stessa luce, la spesa iniziale sarà  di circa 80 mila lire, ma avremo lampadine che dureranno 10 volte di più (12 anni), facendoci risparmiare circa 30 mila lire l'anno sulla bolletta. Alla fine dell'utilizzo il risparmio netto supererà  le 250 mila lire.

Energia solare      

Per avere maggiori informazioni sui modellli di pannelli solari e fotovoltaici, su quanto costano, come si installano o dove trovare i rivenditori, si può richiedere una guida completa all'Adiconsum, Associazione italiana difesa consumatori, via G.M. Lancisi 25, 00161 Roma, telefono 06/4417021.

 

 LE ASSOCIAZIONI ECOLOGISTE
di Luciano Bertazzo

Buon senso, tecnologia, responsabilità  e sobrietà  sono le chiavi più a portata di mano per attuare la rivoluzione ecologica, ma non sono le uniche. Ci sono casi in cui agire in gruppo servendosi del potere dei numeri, può far breccia sulle leve del potere velocizzando la svolta ecologica della politica e dell'economia. È questo il compito delle associazioni ambientaliste. Ce ne sono molte e con diverse vocazioni. Vediamo da vicino come operano e cosa offrono le più importanti.

Greenpeace: ecologisti all'arrembaggio Tra le più attive e diffuse al mondo c'è Greenpeace, l'associazione nata in Canada nel 1971, presente oggi in 31 paesi, con 4 milioni di sostenitori. Internazionalità  delle azioni e denuncia sono le sue peculiarità . «Tutti gli uffici nelle diverse nazioni - spiega Luca Sabatini, uno dei fondatori di Greenpeace in Italia sono collegate alla sede centrale di Amsterdam. Scegliamo quattro o cinque campagne a respiro internazionale che cerchiamo di portare avanti nei diversi paesi».
Particolare anche il loro modo di lavorare: oltre all'analisi dei problemi, c'è la denuncia non violenta, l'azione dimostrativa nei luoghi del mondo in cui si compiono abusi ambientali. Non a caso Greenpeace nacque grazie all'impresa di un pugno di temerari attivisti che su un peschereccio sgangherato, fecero rotta verso Amchitka, in Alaska, dove si stavano per compiere test nucleari americani. Il fatto ebbe una tale eco nei media, che l'America rinunciò ai test.
Fu la prima di una lunga serie di vittorie: nel 1983 un loro intervento portò a un provvedimento internazionale che vietava la pratica diffusa di smaltire i rifiuti nucleari in mare. Nel 1989 ottennero, con una risoluzione dell'Onu, il primo successo contro le reti pelagiche derivanti, le famose spatare, reti chilometriche in cui s'impigliano anche migliaia di uccelli marini, cetacei e delfini. Nel 1991 il «trattato dell'Antartide» stabilì una moratoria di 50 anni ad ogni attività  di sfruttamento minerario e petrolifero del continente bianco. Tra le ultime vittorie, ce n'è una recentissima, quella contro i giochi in PVC per i neonati, risultati tossici ai controlli: dallo scorso gennaio sono stati banditi dalla produzione.
Ma una lotta assai sentita dalla gente è quella contro i cibi geneticamente modificati, che derivano, cioè, da coltivazioni i cui geni sono stati modificati per aumentare la produzione.
«Ci battiamo - spiega Sabatini - per ottenere un'etichettatura imposta per legge che certifichi che certi prodotti sono transgenici o hanno ingredienti transgenici. Perché è giusto che il consumatore sappia quello che ha nel piatto.» La campagna sta dando i suoi frutti tanto che molti produttori alimentari si sono impegnati a togliere gli ingredienti transgenici dai loro prodotti. In Italia si stanno muovendo in questo senso «Esselunga» e «Coop».
Una parte di Greenpeace si dedica a ricercare soluzioni tecnologiche per trovare alternative valide all'uso di carbone e petrolio. È il cuore della «Campagna clima», il cui referente in Italia, Aldo Iacomelli (ndr), vede possibile da subito l'utilizzo delle fonti alternative: «Con la campagna 'Metti il sole sul tetto', stiamo spiegando agli italiani che l'energia solare non è solo ecologica ma è anche molto conveniente. Il nostro impegno è di ottenere dal governo degli incentivi: che venga tolta l'i.v.a. dalle installazioni e, soprattutto, che si elimini la pesante burocrazia che rende difficilissimo installare un pannello solare in un centro storico, mentre agevola l'installazione di un'antenna di telefonini».

 Legambiente: ecologia made in Italy Italianità  e capillare diffusione sul territorio sono le caratteristiche principali di Legambiente. L'associazione, nata in Italia alla fine degli anni '70, si contraddistingue per una particolare filosofia: i temi ecologisti planetari devono essere calati nell'ambiente, nella cultura e nei problemi degli uomini e delle donne in carne e ossa: « I parchi italiani non si possono confrontare con gli sconfinati e intatti parchi americani - afferma Ermete Realacci, direttore generale di Legambiente - ; essi rappresentano un equilibrio tra uomo e natura raggiunto nei secoli, ma se vogliamo proteggere il nostro paesaggio dobbiamo difendere anche i vecchi edifici, l'eredità  storico-culturale, la possibilità  della gente di rimanere nel posto per continuare a coltivare la lenticchia di Castelluccio o il tartufo di Norcia».
Questa impostazione è anche nei modi di agire: «Noi cerchiamo un tipo di comunicazione che coinvolga le persone aggiunge Realacci - . Per esempio, l'iniziativa 'Malaria', la campagna delle lenzuola sui balconi per misurare l'inquinamento atmosferico, collegava un dato di vita quotidiana con un tema planetario, diventando insieme una forma di comunicazione e di partecipazione».
All'interesse per il locale s'intreccia la conoscenza del dato tecnico; nascono così le molte campagne di Legambiente: dalle «Ecolimpiadi» in cui strade e piazze d'Italia si trasformano in grandi palestre a «Goletta verde», la storica campagna che passa al setaccio gli 8 mila chilometri di costa per verificare lo stato di salute del mare; da «Salvalarte», la campagna che segnala i monumenti più a rischio al «Treno verde» che attraversa i centri urbani per misurare l'inquinamento acustico e atmosferico.
Un discorso a parte meritano le campagne di volontariato, che sono in Legambiente veri movimenti di popolo: «Quando circa 11 anni fa, iniziammo con 'Operazione spiagge pulite' riuscimmo a organizzarla in 20, 30 posti e vi partecipò qualche migliaia di persone; oggi 'Puliamo il mondo', la più grande iniziativa di volontariato ecologico organizzata ogni anno in settembre, avviene contemporaneamente in 3.500 posti diversi e vi partecipano oltre 4 milioni e mezzo di persone».

Wwf: i conservatori della natura L'internazionalità  è anche la caratteristica del Wwf, il Fondo mondiale per la natura, ma lo stile nell'operare è decisamente diverso. «La nostra filosofia spiega Pratesi, presidente del Wwf Italia - è quella di conservare la natura in tutti i suoi aspetti». Obiettivi dell'associazione sono la salvaguardia del territorio, delle foreste e degli oceani, la difesa della biodiversità , la lotta contro il commercio di piante e animali selvatici, la protezione delle specie animali e vegetali a rischio di estinzione. Per attuare i suoi fini, il Wwf cura l'acquisto di aree di grande interesse naturalistico per farne oasi e riserve naturali. In Italia ne ha create cento, per un totale di 32 mila ettari. Ma il Wwf agisce anche sensibilizzando l'opinione pubblica, suggerendo comportamenti, facendo pressione su chi detiene le leve del potere. Il Wwf nasce in Svizzera nel 1961 ed è la più grande associazione ambientalista del mondo. Con oltre 6 milioni di sostenitori è presente in 53 paesi. In Italia, dove è arrivato nel 1966, il Wwf conta 300 sedi periferiche e 300 mila iscritti. Tra le battaglie per la salvaguardia di specie in estinzione, una medaglia spetta al Wwf Italia: «con l'«Operazione san Francesco» (1971), abbiamo salvato il lupo, ridotto a cento esemplari».
Al centro degli attuali impegni c'è sicuramente lo scempio dei suoli in Italia. «Nel nostro paese - afferma Pratesi - vengono seppelliti dal cemento e dall'asfalto 56 mila ettari ogni anno». L'impegno è di agire anche nelle città  limitando e arrestando l'espansione urbana, ristrutturando i vecchi edifici, recuperando le zone verdi. Fuori dalle città , il Wwf sostiene i parchi nazionali di recente creazione e propone la realizzazione di altri.
Per sensibilizzare i cittadini sui temi dell'ambiente, il Wwf organizza ogni anno tre grandi manifestazioni nazionali; una, in settembre, per raccogliere fondi per l'acquisto di boschi e foreste a rischio; in primavera, invece, le oasi vengono aperte gratuitamente al pubblico per far toccare con mano cosa significa natura protetta. Una terza manifestazione, «Riconquistiamo la città », aiuta i bambini a riappropriarsi delle zone urbane, oggi dominate dall'inquinamento e dal traffico.


   
   
Elettrodomestici più ecologici
È stata introdotta da pochi mesi in Italia una nuova etichettatura (sulla base della normativa europea) che indica caratteristiche e consumi degli elettrodomestici.
Le classi di consumo sono 7, dalla A alla G, dove A è il consumo più basso e G è il consumo più alto. Per esempio tra un frigorifero di classe A e uno di classe C c'è un risparmio di circa 70 mila lire annue. C'è poi l'indicazione dei Kw/h consumati complessivamente in un anno.
Nell'etichetta si trovano anche altre informazioni: per esempio, per la lavatrice, c'è una classificazione da A a G anche per l'efficacia di lavaggio e di centrifuga; sono, poi, riportati i litri d'acqua consumati per ciascun lavaggio (altro importante indicatore   ecologico) e il livello di rumorosità  durante il   funzionamento.

 

   
   
L'auto ad acqua
La Daimler-Benz ha promesso che la Necar, la nuova macchina elettrica a idrogeno, sarà  sul mercato nel 2004. Per ora accontentiamoci dell'ultimo modello sperimentale (Necar 4), presentato a Washington, lo scorso 18 marzo, dalla casa automobilistica.
L'autovettura, basata sulla classe A della Mercedes Benz, usa la tecnologia delle celle combustibili a scambio protonico. Esse funzionano grazie a una reazione tra idrogeno e ossigeno a condizioni controllate, che fornisce la corrente necessaria all'azionamento dell'auto. Il risultato di questo processo è acqua chimicamente pura, quindi assenza totale di emissioni. Necar 4, ha già  prestazioni sorprendenti: riesce a toccare i 145 Km/h e può percorrere 450 Km con un pieno.

 


   
   

   

Internet sulle nuove tecnologie      

Chi fosse interessato ad approfondire la conoscenza su come le nuove tecnologie e le fonti energetiche rinnovabili possono essere applicate all'industria e condizionare l'economia in senso ecologico, può navigare in due interessanti siti specializzati. Il primo è il sito del «Rocky Mountain Institute» (www.rmi.org); il secondo è quello del «Wuppertal Institute» (www.wupperinst.org).

Sviluppo sostenibile: libri            

L'Emi, editrice missionaria italiana (tel.051/326027) è particolarmente attenta ai temi dello sviluppo sostenibile.      

Il pianeta di tutti, vivere nei limiti perchè la terra abbia futuro, A. Masullo, pp. 352, Lire 30.000.       

Fattore 4, come ridurre l'impatto ambientale moltiplicando per quattro l'efficienza della

produzione, AA.VV., pp. 384, Lire 30.000.

 

I francescani e l'ecologia
Parola d'ordine: educare

A colloquio con padre Bernard Przewozny, presidente del Centro francescano di studi ambientali.

di Fabrizio Condò

 Parola d'ordine: «Educare le persone, soprattutto i bambini, al rispetto dell'ambiente e di tutto quello che lo circonda». Un leitmotiv che ai più sa di banale e ripetitivo, ma che per padre Bernard Przewozny è la via sicura per andare dritti al cuore del problema: «Inutile girarci troppo intorno, o sviare l'attenzione con argomentazioni campate in aria: il degrado ambientale, l'inquinamento, i disastri ecologici, sono frutto della mancanza di una specifica educazione, di una totale assenza del senso di responsabilità , di una pessima gestione delle risorse».
Studioso di fama internazionale, docente di teologia dogmatica presso la Pontificia facoltà  teologica san Bonaventura a Roma e grande esperto di problemi ecologici, padre Przewozny è presidente del Centro francescano di studi ambientali (Cfsa). Nato nel 1988 per espressa volontà  della conferenza dei quattro ministri generali della famiglia francescana, il movimento è una creatura di padre Przewozny, che ad esso pensava già  da diverso tempo. «Avevo cominciato a lavorare al progetto dal 1987, in occasione di un convegno della Pontificia accademia delle scienze.
Lì avevo maturato la convinzione che anche in seno al francescanesimo dovesse sorgere un movimento in difesa dell'ambiente». Da allora il Cfsa, di concerto con l'Enea (l'Ente nazionale per l'energia) e l'Accademia delle scienze, lavora per diffondere nel mondo la cultura ecologista, affiancato in questo dall'Antoniano, altra organizzazione di ispirazione francescana. Come pure l'associazione Sorella Nostra Madre Terra, gestita da laici appartenenti al Terzo ordine di san Francesco, che si preoccupa di sensibilizzare i giovani delle scuole di Roma sui problemi dell'ambiente. In quest'ottica va inquadrato il concorso che viene riproposto ogni anno sul creato: tema di quest'anno «La casa di Dio è la casa degli uomini».

Torniamo al Cfsa: quali sono i valori cui si ispira il movimento?
La nostra intenzione è di respingere al mittente le accuse che indicano nella tradizione cristiana la causa del progressivo deterioramento dell'ambiente. Mi riferisco soprattutto alle accuse di due studiosi, Lynn White e Arnold Toynbee: entrambi prendevano come punto di riferimento il libro della Genesi, nel quale Dio comandava ad Adamo ed Eva di soggiogare tutte le creature e di dominarle. Secondo White, ammettendo che la scienza e la tecnologia sono di origine occidentale, il loro uso è stato influenzato dal monoteismo giudeo-cristiano, tendente a desacralizzare la natura. Toynbee sviluppava il concetto, spiegando che Dio aveva creato il mondo e poteva quindi fare con esso ciò che voleva. Ma sono interpretazioni che non trovano riscontro nella Bibbia e neppure negli scritti cristiani posteriori.
Ora, sarà  pur vero che i principi della scienza moderna e l'applicazione della ricerca scientifica nella tecnologia risalgono all'Europa cristiana del Duecento e del Trecento, ma è altrettanto innegabile che il problema è sorto prima con la logica di un'economia saccata dal sistema etico nel Settecento, quindi con la rivoluzione industriale. Gli uomini abbandonarono la logica interna delle virtù cristiane per assistere a un uso meccanicistico della scienza e della tecnologia che, a volte, andava contro le leggi naturali e divine.

Imparare a distribuire le risorse può essere un buon punto di partenza?
Certamente. Pochi, per esempio, sanno che negli ultimi dieci anni la popolazione nel mondo è raddoppiata, ma il cibo si è triplicato.. Eppure milioni di persone muoiono di fame. Forse si ignora che molte organizzazioni internazionali impiegano solo il 25 per cento del denaro a disposizione per aiutare le popolazioni più disagiate e adoperano il resto per spese burocratiche e di gestione.
Anche per questo motivo il Cfsa organizza corsi di educazione ambientali per docenti e promuove il «Premio internazionale per l'ambiente 'san Francesco'», per quelle persone o istituzioni che abbiano contribuito al miglioramento del patrimonio ecologico. Inoltre, siamo rappresentati al Tribunale internazionale per l'ambiente, dove si esaminano le cause più gravi, e al Pontificio consiglio della giustizia.
Un capitolo a parte merita il progetto relativo alla «Carta della Terra»:
il documento, del quale si parlò per la prima volta nell'ambito della Conferenza sull'ambiente e lo sviluppo delle Nazioni Unite nel 1991, e che dovrebbe essere presentato nel 2000, denuncia la responsabilità  umana vero le risorse che sostengono la vita del nostro pianeta.


   
   
Associazioni ambientaliste: indirizzi            

Greenpeace Italia
Viale M. Gelsomini 28, 00153 Roma
Tel. 06/5729991
Internet www.greenpeace.it

Legambiente
Via Salaria 403, 00199 Roma
Tel. 06/862681
Internet www.legambiente.com
     

WWF Italia
Via Garigliano 57, 00198 Roma
Tel. 06/844971.
Internet  www.wwf.it

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017