Cristianesimo, islam e culture

I musulmani non hanno mai trasformato una statua di Venere in una Madonna e il culto degli eroi in quello dei santi. Solo i romani, e poi gli europei, hanno elaborato un rapporto con le culture precedenti.
22 Febbraio 2008 | di

Un recente viaggio in Libia mi ha fatto scoprire le meravigliose rovine delle città romane della costa. Rovine che la sabbia ci restituisce, grazie agli scavi, in tutta la loro bellezza, coperte di marmi policromi e arricchite da statue. Ammirandole ci possiamo fare un’idea molto concreta di come doveva essere una città romana dell’epoca imperiale molto più che vedendo le rovine di Roma o di Atene, soffocate dalle case e dal traffico. Sabratha, Leptis Magna, Cirene riemergono invece quasi intatte dalle sabbie che le hanno coperte e, al tempo stesso, salvate dalla rovina e dai ladri. Stupisce pertanto che il Paese che le possiede, la Libia, non ne sia per nulla fiero – le rovine sono sotto la protezione dell’Unesco e gli scavi sono tutti realizzati da missioni internazionali – e le consideri, al massimo, un’attrattiva turistica.

I libici non hanno voluto inserire nella loro storia e nella loro identità il periodo romano considerato solo una parentesi di dominazione di tipo coloniale. E questo anche se un imperatore, Settimio Severo, nacque a Leptis Magna. Per i libici – si capisce benissimo anche nelle sale dei musei stracolme di statue e di mosaici – quest’arte perfetta, ma così sfacciatamente antropomorfa, così centrata sulla bellezza del corpo umano, non può trovare posto in una cultura come quella islamica, nella quale l’immagine umana è proibita.


In sostanza, quindi, l’identità libica viene fatta coincidere con l’inizio del periodo musulmano e alla ricchezza dell’arte romana vengono contrapposte l’austerità e la povertà della vita dei nomadi del deserto. Non si tratta, in realtà, di un problema solo della Libia, ma del più ampio atteggiamento della cultura islamica nei confronti del passato e, quindi, delle culture che l’hanno preceduta e alle quali, fatalmente, è debitrice. Ne ha scritto, con grande chiarezza, lo studioso francese Rémi Brague: solo i romani, e poi gli europei che hanno accolto la loro eredità, hanno elaborato un rapporto con le culture precedenti che hanno incontrato e hanno fatto proprie. I romani non si sono accontentati di introdurre nel mondo conquistato la propria civiltà. Non a caso hanno diffuso una cultura che non proveniva da loro, quella greca: una cultura davanti alla quale si erano inchinati. Il cristianesimo ha in qualche modo operato analogamente nei confronti dell’ebraismo, facendo proprio l’Antico Testamento e ponendosi come religione «seconda». Diverso è invece l’atteggiamento islamico verso le religioni monoteistiche: non è stata riconosciuta l’autenticità dei loro testi sacri, accusati di manipolazioni che avrebbero alterato il messaggio divino, trasmesso nella sua integrità solo dal Corano.


Diverso, inoltre, è stato il rapporto del mondo islamico con la cultura greca: se è vero che i musulmani hanno copiato moltissime opere greche, permettendo così la loro conservazione e il loro passaggio nella società cristiana, Brague sottolinea la diversità tra l’opera di trasmissione islamica e quella cristiana. In ambito cristiano si è copiato tutto per amore dell’antico, e si sono conservati i testi originali, cosa che ha permesso periodicamente di riprenderli in mano, di rivederne le traduzioni e approfondirne l’esame. La cultura islamica, invece, ha scelto solo quella parte dei materiali antichi considerati utili: molta matematica e astronomia, molta medicina e anche alchimia – cioè una quantità enorme di libri di scienza e di filosofia – ma nulla di storia, di poesia epica o lirica, di teatro: di quello cioè che chiamiamo letteratura. E poi hanno distrutto gli originali. I testi letterari, come le statue di Leptis Magna, suscitano imbarazzo forse perché troppo attenti alla dimensione umana. Insomma, i musulmani non hanno mai trasformato una statua di Venere o di Giunone in una Madonna, e il culto degli eroi in quello dei santi.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017