Dal monte di luce tuona ancora padre David
Un testamento luminoso. Così appare Sul monte di luce, un libro di padre David Maria Turoldo, pubblicato a quattordici anni dalla sua scomparsa. Il fatto sorprendente è che sembra scritto ieri, e che ancora pare di udire tuonare la voce inconfondibile di questo Servo di Maria, poeta e uomo di Dio. «Turoldo rischia di rimanere ingombrante anche da morto», ammonisce Cristiano Cavedon nella prefazione. Da una lontananza che separa ma anche unisce, padre David continua a indicarci la strada da percorrere e prosegue la sua battaglia perché la Parola di Dio venga pregata, cantata, studiata; perché la Chiesa sia più bella, ricca di speranza.
Sul monte di luce, a cura di Gino Alberto Faccioli e Pier Giorgio Di Domenico, in verità è la trascrizione di un corso di esercizi spirituali sul tema della Trasfigurazione, tenuto da padre David a Pietralba (Bolzano) nel gennaio del 1991. Il frate, già malato, fece spesso allusione alla sua prossima dipartita, precisando addirittura che sarebbe avvenuta nel 1992. E, difatti, il 6 febbraio di quell’anno padre Turoldo moriva. Ma neppure la morte è riuscita a far tacere il combattivo Servo di Maria.
Il testo è discorsivo e accessibile a tutti, pur essendo stato in origine un corso per i confratelli. Il libro, come tutti quelli di Turoldo, è molto poetico, anche se non si tratta di un’opera in versi. Incontriamo piuttosto parole forti, mai banali o neutrali.
Il nostro autore è sempre stato dalla parte dei poveri e della Chiesa schierata con gli ultimi. Per questo pagò di persona, tanto che il cardinale Martini nel 1991 gli chiese scusa delle incomprensioni della Chiesa e lo definì una delle voci profetiche del nostro tempo.
Padre David aveva un ottimismo contagioso: «Sono molto contento – scrive – di quello che ho vissuto», e ancora: «Io sono in pace con Dio soltanto perché è misericordioso, è ricco di misericordia. Perciò io penso che nonostante tutto Egli ci salverà».
Turoldo invita alla bellezza e alla gioia, e accompagna nella meditazione della Trasfigurazione: un lasciarsi prendere, un salire, che dovrebbe essere il centro della vita.
Sorprende l’attualità di certe sue affermazioni contro la guerra: «La guerra era bandita dalle Nazioni Unite, dalla Costituzione italiana, dalla predicazione dei Pontefici, era bandita, e adagio, adagio, la manipolazione dei consensi, la manipolazione dell’opinione pubblica, ha fatto sì che tutti pensano che la guerra sia necessaria». E poi continua: «Ora sarà Israele, ora saranno i Palestinesi, ora sarà l’Iraq, ora sarà il Guatemala, ora sarà il Salvador, ora sarà il Nicaragua: è sempre l’Esodo che attraversa tutta la storia dell’umanità».
Tra le tantissime opere di Turoldo, che fu anche collaboratore del «Messaggero di sant’Antonio», ce n’è una dedicata proprio al Santo, Perché a te, Antonio?: una biografia, ma anche un colloquio sincero con il Santo che si festeggia il 13 giugno. «Tutti insieme – si legge in questo scritto – ti chiediamo un miracolo solo: che i poveri abbiano giustizia, che non ci siano più guerre, ma venga finalmente la pace o meglio: che noi stessi si operi questa pace, almeno in tutte le cristianità».