Dal pulpito di Brooklyn
A New York è una delle principali autorità in fatto di immigrazione. Sarà per questo che monsignor Nicholas DiMarzio, dal 2003 alla guida della diocesi di Brooklyn – una delle più multiculturali della Grande Mela –, è stato scelto dalla Conferenza episcopale americana come chairman (presidente, ndr) di un gruppo di vescovi impegnati a redigere uno studio su come formare le coscienze dei cittadini, nella vita politica, umana e familiare. Ordinato sacerdote nel 1970 e vescovo nel 1996, monsignor DiMarzio ha conseguito la licenza in teologia all’Università Cattolica di Washington, il master in sociologia all’Università di Fordham, nel Bronx (New York), e il dottorato in ricerca sociale all’Università di Rutgers (New Jersey).
Nato a Newark, nel New Jersey, da genitori originari di Campobasso, nel Molise, con la sua padronanza delle lingue italiana, inglese, spagnola e francese, DiMarzio incarna l’esempio di un’immigrazione che ha saputo svilupparsi, portando buoni frutti nel tessuto sociale statunitense.
Msa. Quali sono i suoi progetti per la comunità italiana immigrata nel Nuovo continente?
DiMarzio. Come figlio di immigrati, mi sono sempre interessato a questa categoria. Mi reco spesso a Washington per ricordare al governo americano i diritti e le aspettative dei migranti. Inoltre, invito le altre diocesi ad accogliere seminaristi e sacerdoti stranieri (provenienti, ad esempio, da Haiti, Corea, Vietnam, America Latina, Polonia, Africa e India) che possano guidare i vari gruppi etnici. Infine, pubblico libri, organizzo convegni e corsi.
Intervengo alla radio e in televisione sulle problematiche riguardanti la società attuale, ogni giorno più multietnica, multireligiosa e multiculturale.
Più volte lei è intervenuto a dibattiti con leader politici e religiosi per ribadire l’opposizione della Chiesa nei confronti del divorzio, del matrimonio gay e dell’eutanasia. Qual è il suo punto di vista a riguardo?
Ho condotto processioni dalle chiese alle cliniche, ho pregato e predicato contro l’aborto, che – rifacendosi al comandamento di Dio «non uccidere» – è un delitto abominevole. Come non essere turbati di fronte alla disponibilità nello spendere ingenti somme di denaro per diffondere mezzi contraccettivi eticamente inammissibili, e al rifiuto di sviluppare, invece, il grande potenziale della pianificazione familiare naturale? Spetta a noi vescovi la responsabilità di educare i fedeli alla sessualità secondo il piano di Dio, al valore del matrimonio, per arginare il dramma del divorzio e il relativismo morale. Anche lo Stato, però, ha il compito di garantire e favorire in ogni modo il rispetto della vita. Non si può invocare, contro tale dovere, la libertà di coscienza, perché il rispetto della vita è fondamento di ogni altro diritto.
In un tempo in cui la disoccupazione dilaga e la povertà miete sempre più vittime, quanto conta il lavoro, in vista di una piena realizzazione dell’individuo?
Il lavoro è la dimensione fondamentale dell’esistenza umana sulla Terra. Personalmente, mi limito a seguire l’insegnamento della Chiesa, quando rivendica il ruolo primario che compete all’operato dell’uomo nei disegni di Dio; quando esalta le mete che l’intelligenza umana ha saputo raggiungere nel campo della scienza; quando mostra la predilezione verso i lavoratori e, in particolare, verso quelli più provati dalla fatica – come gli operai e i contadini –; quando si avvicina al mondo del lavoro, tanto nelle baraccopoli come negli alloggi confortevoli, per assistere materialmente e spiritualmente i lavoratori, preservarli dai pericoli, tutelare il loro senso morale e sociale, migliorando nel contempo le loro condizioni di vita.
Nella tradizione cattolica la cittadinanza responsabile è una virtù, mentre la partecipazione alla vita politica è un dovere morale: in che senso?
«Rendete quello che è di Cesare a Cesare e quello che è di Dio a Dio». Con la sua risposta Gesù offre indicazione di una linea di comportamento valida per tutte le epoche. Egli afferma che il mondo della religione e quello della politica sono distinti tra loro, ciascuno con finalità proprie, e ciascuno con il potere di vincolare la coscienza delle persone. Religione e politica devono rimanere ambiti distinti. Ma l’uomo religioso e il cittadino si fondono nella stessa persona, e ogni persona deve essere consapevole e sollecita sia delle proprie responsabilità religiose sia di quelle sociali, economiche e politiche. I laici cristiani non possono sottrarsi alle loro responsabilità. Devono piuttosto testimoniare con coraggio la fiducia in Dio, signore della storia, e l’amore per l’America attraverso una presenza unita e coerente, e un servizio onesto e disinteressato.
Nelle sue omelie, lei parla spesso della crisi della fede cattolica, del relativismo della società moderna e della necessità di una nuova evangelizzazione. Perché?
È ciò su cui insiste da tempo, e giustamente, papa Benedetto XVI. Oggi assistiamo a un mondo afflitto dall’incertezza e dalla sordità nei confronti di Dio, un mondo che è un «deserto spirituale», minato dalla difficoltà di credere, dal rifiuto della verità, dal dramma dell’ateismo e dall’ignoranza religiosa, che è il peggiore nemico della fede. Ideologie materialistiche e permissivismo morale hanno indotto molti a credere nella possibilità di costruire una società nuova e migliore escludendo Dio ed eliminando ogni riferimento ai valori trascendenti. Si stenta anche a vedere la Chiesa come sacramento e dono oggettivo. Ma senza la Chiesa la parola di Dio non sarebbe stata tramandata e conservata. La fede è un incontro con Dio in Gesù Cristo e nella Chiesa.
Vita umana, unione familiare, giustizia sociale e solidarietà globale. Queste le tematiche discusse dal comitato che la Conferenza episcopale americana ha istituito, allo scopo di stabilire linee guida per la formazione delle coscienze tra i fedeli.
A formare il gruppo di nove vescovi, presieduto da Nicholas DiMarzio: Timothy Dolan, cardinale di New York, Donald Wuerl, cardinale di Washington D.C., José Gomez, Thomas Curry e Gabino Zavala, vescovi di Los Angeles, Stephen Blaire, vescovo di Stockton, Howard Hubbard, vescovo di Albany (New York), Kevin Carl Rhoades, vescovo di Fort Wayne-South Bend, in Indiana, e Jaime Soto, vescovo di Sacramento, in California.