Dalle frontiere del disagio: Affollata la scala delle povertà
Il 1997 ha registrato, secondo le stime più prudenti, 1 milione in più di disoccupati nei 15 paesi dell`Unione europea, portando il numero complessivo dei senza lavoro a oltre 18 milioni, di cui 2 milioni e 800 mila sono in Italia. La mancanza di lavoro, e quindi di reddito, diventa così il primo gradino di una scala inclinata che conduce alla condizione di povertà . Qualcuno riesce a fermarsi lì, sulla soglia, arrabattandosi in qualche modo o trovando qualche aiuto.
Secondo l`Istat, in Italia vi sono circa 11 milioni di posizioni lavorative irregolari, che corrispondono all`equivalente di 5 milioni di lavoratori 'in nero' a tempo pieno. È una realtà informale e sommersa assai differenziata e stratificata, una parte è riferita a 'doppi lavori' o a piccole aziende che si rifugiano nel sommerso per 'stare a galla', ma un`altra parte è certamente composta da persone in grave difficoltà economica, costrette ad accettare qualsiasi occupazione, quali che siano le modalità lavorative, gli orari e il trattamento economico.
In questi casi, il lavoro sommerso si traduce non solo in evasione fiscale, ma anche in forme di alto sfruttamento, che il più delle volte riguardano le donne, gli extracomunitari e i minori. Una realtà , quest`ultima, che riguarderebbe ben 300 mila ragazzi o addirittura bambini, e verso cui finalmente sembra essersi accentuata l`attenzione e lo sforzo di pensare a misure di maggior controllo. Solo nello scorso anno scolastico, la scuola media inferiore ha 'perso per strada' 11.075 ragazzi, più di un terzo dei quali (4035) nella sola Sicilia.
L`evasione della scuola dell`obbligo e il lavoro precoce consentono un reddito immediato, ma, al contempo, sono la premessa di future povertà , poiché, sempre di più, le opportunità occupazionali sono legate al patrimonio formativo di cui si dispone.
Ma qui siamo ancora all`inizio della scala della povertà . Nei gradini inferiori troviamo tante famiglie numerose che dispongono di un unico reddito e molti anziani che hanno una tutela previdenziale minima o insufficiente. Per questi anziani soli, in precario equilibrio di sofferenza, la paura più forte è legata alla salute e alla casa.
Basta poco, infatti, da questa posizione intermedia per scivolare nell`indigenza, nella povertà estrema. Specie per un anziano, risalire 'la scala', è impossibile: l`unica speranza è quella di non scenderla ancora di più. Basta, appunto, ammalarsi e non potersi curare o perdere la casa, e il precipizio si apre irrimediabilmente.
È la storia di Alessandro, detto 'Bepi', 94 anni, della provincia veneta che viveva, sin da bambino, in un casolare; l`orto e qualche gallina gli consentivano di mangiare. Nel 1994 era arrivato il primo provvedimento di sfratto, ma Bepi, in qualche modo, era riuscito a rimanere nella sua casa. Poco tempo fa, i proprietari sono tornati alla carica, sigillandogli la porta di casa e spingendolo nella disperazione più totale, tanto da fargli minacciare il suicidio.
Olimpia non entrerà in Europa. Aveva 76 anni, forse aveva seguito un tragitto simile a quello di Alessandro, scivolando ancora più giù, progressivamente, sino al gradino più basso. L`hanno trovata al mattino presto, rannicchiata nella sala d`aspetto della stazione di Pisa. Sembrava dormisse, invece era morta.
Accanto la sua 'casa': due sacchetti di plastica con poche cose e la sua unica 'ricchezza', il libretto della pensione, 600 mila lire. Abbastanza per mangiare, insufficiente per avere una casa. Abbastanza per sopravvivere, troppo poco per vivere.