De Mita in un libro, la nostra storia
Per lunghissimi anni, a Roma, piazza del Gesù è stata sinonimo di Dc poiché lì troneggiava la sede della Democrazia cristiana, la Balena Bianca (la definizione è di Giampaolo Pansa), il partito cristiano ma interclassista. Piazza del Gesù era sinonimo di potere. Il segretario della Dc doveva essere soprattutto un leader. Il passo dalla segreteria del partito alla poltrona di presidente del Consiglio, in Palazzo Chigi, era infatti nell'ordine naturale delle cose. Toccava al partito di maggioranza farsi carico della difficile amministrazione dell'Italia.
Ora che la Dc non c'è più (anche il Pci non c'è più) verrebbe a volte la tentazione di rimpiangerla: ancorché gravato da mille pesi, da una zavorra anche provinciale, il partito che fu di De Gasperi, di Fanfani, di De Mita eccetera, ha ricostruito l'Italia rasa al suolo da una guerra senza misericordia, ha intuito l'unità dell'Europa, ha portato l'Italia fuori dagli scantinati della Storia. Ma tutto questo è soltanto la copertina d'una vicenda politica già consegnata agli storici, è l'osso non la polpa. Ed ecco, la polpa, tutta per noi, esposta in bella vista, senza trucco e senza inganno: un libro. Si intitola Piazza del Gesù, conta ottocento pagine, l'ha stampato Mondadori.
Lo ha scritto Giuseppe Sangiorgi facendo tesoro dei (circa) sette anni passati accanto a Ciriaco De Mita; a piazza del Gesù, a Palazzo Chigi. Sangiorgi, figlio di uno dei fondatori della Dc, è stato il portavoce e capo della segreteria di De Mita. Egli registra giorno dopo giorno fatti e misfatti politici dal 1982 al 1989.
Facciamo conto che De Mita sia stato il Sole, ed è dunque relativamente facile parlarne con franchezza figlia dell'onestà ; quello che comportava difficoltà non da poco era dover parlare della giostra di personaggi che ruotavano intorno allo spesso indecifrabile De Mita. Con rara franchezza, nel segno del più riuscito understatement, Sangiorgi ci consegna un lacerto della nostra Storia (politica) farcito di rivelazioni anche gustose. Centrale è la disfida tra De Mita e Craxi che Sangiorgi racconta con distacco sì ma con felice abbondanza di particolari. La cordiale antipatia che Bettino e Ciriaco si scambiano, gli intrighi, le accuse, gli scontri verbali. Quello di De Mita con Montanelli, che aveva chiamato padrino Ciriaco. Questi si avvicina a Indro, gli porge la mano e: Piacere, Raffaele Cutolo si presenta beffardo.
Spiazzato, Montanelli, incassa. È un pozzo di san Patrizio questo libro che dice tutto, lontanissimo dal gossip. Con buona pace degli accademici, oserei dire che il libro di Sangiorgi è un testo (non noioso) di Storia contemporanea. Condita col sale antico dell'indiscrezione ragionata: le telefonate penose di Scelba, le incursioni d'un giovanissimo e intraprendente Berlusconi a Palazzo Chigi dove tutte le segretarie stravedono per lui, generoso in omaggi nelle feste e fuori. Non poteva mancare in questo libro la polemica, vista da dentro, di De Mita con l'Avvocato Agnelli. Preferisco una DC ridimensionata con De Mita al vertice a una DC più grande ma senza De Mita, ipse dixit l'Avvocato dopo la debacle democristiana alle elezioni del 1983.
Chi scrive ha ovviamente incontrato De Mita la cui intelligenza rapace lo ha colpito, ancorché lessicalmente il suo tortuoso linguaggio non aiutasse sempre a capirlo. Chiudo sottolineando il low profile che De Mita si è imposto da quando ha deciso di non fare più politica attiva. Ma nessuno pensi che il suo distacco dal Palazzo possa durare all'infinito. Per adesso Ciriaco De Mita giuoca (come sempre) a tresette, domani chissà .
Quando Sangiorgi gli ha consegnato la prima copia del libro, fresca di dedica, De Mita gli ha detto: Beh, devo leggerlo tutto, e poi ti dirò com'è. Noi qui lo diciamo subito com'è: avvincente come un romanzo, storicamente prezioso.