Destino d’autore

«Composizione, combinazione di colori e reazione del pubblico non mi preoccupano: semplicemente accadono».
08 Luglio 2000 | di

Vancouver, B.C.
Anni Cinquanta. Una compagnia nazionale di assicurazioni bandisce un concorso di disegno tra gli scolari delle elementari italiane. Il tema è: «Gli uccelli della vostra zona». Un bimbo di sette anni esegue tre dipinti, uno per sé e due in aiuto di compagni di classe. Il giorno dell annuncio della selezione, nella piccola scuola del chiuppanese, in provincia di Vicenza: terzo premio ad uno dei due amici.... secondo premio all altro... Il piccolo autore a questo punto esplode, alza la voce e protesta: «Quello è mio! L ho fatto io quel disegno! E anche quell altro!». La maestra interviene: 'Buono, Bortolino... stai calmo... ora viene il primo premio: l hai vinto tu!». Così è iniziata la rivelazione pittorica di Bortolo Marola, la cui recente «personale» al Centro culturale italiano di Vancouver ha richiamato il consueto interesse di pubblico e di critica.

 Sono trascorsi decenni e ci troviamo a diecimila chilometri da quel luogo e da quel significativo episodio. «Ho sempre creduto dice Marola che uomini e donne siano al mondo per compiere un destino. Alla nascita gli individui sono nudi e piangenti, ma già  contengono doni e abilità  conferiti loro dal Creatore. Il resto è nelle loro mani: scoprire questi doni e utilizzarli al meglio, non sperperandoli. Mi accade talora di dipingere tele e acquerelli come se non ne fossi io stesso l artefice, ma chi invece crede in me. Questi sentimenti mi danno la forza di proseguire». Dopo aver rievocato un brutto incubo notturno sofferto anni indietro, conclude affermando: «Mi svegliai e mi sentii bene: da quel momento seppi che il mio destino sarebbe passato attraverso la mia arte».
Marola è nato nel 1947 a Marola di Chiuppano. Aveva nove anni quando con la madre e un fratello minore lasciò l Italia per raggiungere a Dawson Creek, nel nord delle foreste britishcolumbiane, il padre emigrato. Con laboriosità  e preveggenza, Ermenegildo Marola stava predisponendo la strada del futuro per la famiglia: la desiderava lontana dai giorni oscuri della dittatura e dalle prove sconvolgenti della resistenza, che l avevano visto direttamente coinvolto. Bortolo trascorse gli anni dell adolescenza e della giovinezza studiando e lavorando. Si diplomò alla Kootenay School of Art e si perfezionò poi all American School of Art di Minneapolis, nel Minnesota. Trasferitosi più tardi a Vancouver, si iscrisse anche ai corsi di belle arti del Douglas e del Kwantlen College, dove ottenne il Fine Arts Diploma. Per decenni grafico pubblicitario presso la Pacific Press, editrice dei due importanti quotidiani locali (The Vancouver Sun e The Province), è riuscito a far convivere l impegno professionale con l attività  pittorica, mostre e commissioni incluse, decidendo solo di recente di dedicarsi esclusivamente alla ricerca artistica. «Per me confida Marola questa 'personale' al Centro è molto importante. Da cinque-sei anni non espongo così: è la prima mostra consistente dopo aver lasciato il lavoro al giornale per dedicarmi alla mia arte a tempo pieno. Dipingere, sia ad acquerello che ad olio che in acrilico, non mi è mai venuto così spontaneo».

Lavoro, arte, famiglia

A Dawson Creek, Bortolo aveva sposato, ventenne, la ragazzina dei suoi sogni, Judy, una compagna di scuola diventata nel tempo un efficiente businesswoman. Vivono a White Rock, la cittadina canadese sul 49° parallelo lungo la costa del Pacifico, al confine con gli Stati Uniti. Hanno due figli: Carmen, 28 anni, laureata in Lingue e belle arti, sposata dall anno scorso con Rox, e Aron, 23 anni, studente di ingegneria. Padre e figlio sono reduci da un recente «viaggio della memoria» in Italia, Francia e Spagna. Insieme sono andati alla riscoperta oltre che della civiltà  europea che ambedue avvertono come parte importante di identità  delle antiche radici del casato dei Marola: ne hanno trovato tracce non solo nel paesino omonimo delle colline beriche, in visita ai parenti, ma anche nel territorio francese della riviera ligure. Il cognome potrebbe avere un antica derivazione spagnola: onda del mare (mar-ola). La famiglia Marola è infatti orgogliosa di un simbolo araldico risalente al XIII secolo.
Lungo l affascinante percorso Bortolo ha preso appunti ed eseguito schizzi di paesaggi mediterranei: costituiscono l essenza di questa sua mostra vancouverita, comprensiva di un grande olio (Mission roses) ispirato all architettura spagnola, sei acrilici di intensissimo colore (tra cui Gold on a tuscan hillside, French poppies e Poppies along a roman road) e diciannove sognanti acquerelli dettatigli dalla natura della West-coast, un ambiente meglio conosciuto dall autore e realizzati nella tecnica sicuramente a lui più congeniale.

Io e la mia gente

«Ho voluto tornare ad esporre al Centro culturale italiano perché mi ha sempre portato fortuna, perché la comunità  italiana mi ha sempre incoraggiato e sostenuto, ma soprattutto perché volevo condividere questa occasione con la mia gente e con tutti coloro che, attraverso la mia arte, mi sono diventati amici... Il mio lavoro è quello che è, perché, essendo io sia italiano che canadese, non sono totalmente né questo né quello, ma offro la mia personale interpretazione del mondo che mi circonda attraverso molte, anche se tuttora sconosciute, destinazioni. Vorrei lasciare una testimonianza del mio impegno e del mio contributo. E, guardando indietro, poter dire un giorno I made a difference».
Quest ultima affermazione contiene un segreto non ancora rivelato al pubblico. Bortolo Marola sta scrivendo un libro attraverso il quale si propone di dimostrare come e quanto la maggioranza degli italiani, anche quelli costretti ad andare esuli per il mondo, abbia lottato per la libertà  e la democrazia. Dedicato ad episodi della resistenza nella pedemontana vicentina (raccolti dalla viva voce del padre e della madre, di parenti e compaesani oltre che frutto di ricerche storiche), è la riflessione di un uomo che non vuole vada dimenticato nulla di un passato che ha preceduto la sua nascita e la precoce emigrazione. Sono pagine, come la descrizione immaginaria del supplizio e della morte del comandante partigiano Silva (*), di suggestiva forza e poesia. Marola scrive come dipinge, o addirittura meglio. La letteratura canadese di lingua inglese potrà  trarne beneficio: ma sarà  soprattutto, la sua, una preziosa testimonianza per le generazioni più giovani.

 

(*) Francesco Zaltron, nato a Marano Vicentino il 14/3/1920, morto a Calvene il 28/3/1945. Comandante della «Mazzini» che operava nell altopiano dei Sette Comuni e nella Pedemontana. Medaglia d oro al valore militare (con Giacomo Chilesotti, Giovanni Carli, Rinaldo Arnaldi ed altri).

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017