Diamo voce alla società civile

I migranti non sono ospiti tollerati ma protagonisti dello sviluppo. Un messaggio ai giovani: guardare al passato per costruire un futuro di convivenza e rispetto.
03 Settembre 2002 | di

Berlino

La mobilità  «garantita» e i nuovi flussi migratori evocano inevitabilmente le tante pagine di storia dell";emigrazione italiana passata e presente. Il Consiglio generale degli italiani all";estero sente la responsabilità  di trasmettere alle generazioni più giovani i valori, la memoria e la passione che hanno animato l";impegno e la dedizione dei tanti che hanno vissuto la vicenda dell";emigrazione. Un";opera non priva di difficoltà , spesso improduttiva ma mai scontata.

La Conferenza dei veneti d";Europa, svoltasi recentemente a Berlino, ha messo sotto i riflettori mobilità  e migrazioni nell";Europa dei popoli, una scelta non casuale, bensì una tappa importante del percorso che per il momento ha chiare due opzioni per il futuro: l";avvio del processo di allargamento dell";Europa che darà  un impulso notevole alla mobilità  geografica stimolata dalla libera circolazione delle persone; la possibile nascita di una Costituzione europea.

Gli italiani che vivono nei Paesi dell";Unione Europea sentono come propri i summenzionati obiettivi: li sentono propri in quanto italiani emigrati che hanno avuto un ruolo determinante in gran parte delle nazioni che hanno reso possibile la nascita della Comunità  Europea. Poche nazioni come l";Italia, infatti, hanno rifornito l";Europa e il mondo di forza lavoro, di professioni e ingegno creativo, e non sono molte quelle che hanno contribuito alla stessa stregua al processo di formazione sociale, culturale ed economica dei Paesi ospitanti. Li sentono propri in quanto lavoratori che hanno provato le difficoltà  per superare barriere culturali e linguistiche, modi di vivere diversi, ed anche le situazioni dolorose di emarginazione e di sacrificio. E sanno bene quante sofferenze hanno patito e quanto hanno dovuto lottare per conquistare i diritti di cittadinanza in altri Paesi.

A cinquant";anni dalla sua nascita, l";Unione Europea si trova ad affrontare un momento cruciale della sua storia. Se l";apertura a più di dieci nuovi Stati, appartenenti soprattutto all";Europa centrale e orientale, chiuderà  definitivamente il fosco capitolo della seconda guerra mondiale, restano da affrontare e avviare a soluzione altri fondamentali problemi come la semplificazione e maggiore democrazia nel rapporto con i cittadini; il lavoro e la disoccupazione; i flussi migratori provenienti dalle nazioni non appartenenti all";Unione Europea, il problema dei rifugiati politici e dei clandestini.

Nelle ultime riunioni di vertice dei 15 Paesi dell";Unione Europea, è emerso con evidenza quanto grande sia la necessità  di un maggiore coinvolgimento della società  civile che deve essere consultata nei processi decisionali che riguardano la vita di milioni di persone. Soprattutto i giovani devono avere un ruolo di partecipazione attiva nei lavori della Convenzione europea, perché è indubbio che essi rappresentano oggi una cospicua parte della mobilità  europea. Non solo i «nomadi» intellettuali al seguito dei progetti interuniversitari o altri percorsi formativi, ma anche i tecnici qualificati e i professionisti che si adattano alle circostanze nuove: la globalizzazione e le sue conseguenze sulle imprese, la rapida diffusione delle tecnologie dell";informazione e delle telecomunicazioni.

Di questi protagonisti della nuova mobilità  si sa che solitamente non hanno contatto alcuno con la comunità  italiana e con le strutture che essa si è data, non sempre per colpa loro: la storia e la scuola italiana hanno trascurato per decenni questo capitolo doloroso della vita nazionale.


Integrazione contro la xenofobia

Dagli anni Cinquanta in poi, le migrazioni hanno dominato le politiche riguardanti il mercato del lavoro dell";intero bacino geografico a nord delle Alpi, e ne ha caratterizzato decisamente lo sviluppo economico e sociale. Molti Paesi, soprattutto la Germania, sono passati da esportatori a importatori di forza lavoro: un fenomeno che ha fatto nascere nuove questioni sociali e che nell";ultimo ventennio ha occupato costantemente l";azione dei governi che hanno guidato le politiche del lavoro e dell";occupazione.

Contemporaneamente in ognuna di queste società  si è delineata la necessità  di elaborare e introdurre politiche volte a promuovere l";integrazione della popolazione immigrata per combattere i rigurgiti di xenofobia e di razzismo, e in generale per prevenire le paure della popolazione ospitante.

Gli enormi progressi in campo economico fatti registrare dai Paesi dell";Europa mediterranea, passati dal ruolo di tradizionali esportatori a quello di importatori di forza lavoro, e lo sviluppo demografico che ha assunto una nuova dimensione in tutte le nazioni europee, hanno determinato una marcata differenziazione dei luoghi di provenienza dei migranti diretti verso l";Europa, unitamente ad una differenziazione delle competenze richieste da un mondo del lavoro attraversato dalle grandi trasformazioni del nostro tempo e dall";avvento sempre più marcato della società  post-industriale.

In questo contesto abbiamo assistito ovunque ad un";accelerazione dell";immigrazione e della mobilità  geografica. L";Unione Europea ha ed avrà  anche in futuro bisogno di forza lavoro straniera per assicurare il funzionamento delle svariate segmentazioni del mercato del lavoro.

Nonostante questa chiarificante constatazione, in molte nazioni europee sono state emanate o sono in via di perfezionamento leggi riguardanti l";immigrazione, pervase da uno spirito di repressione latente. Sul piano più generale, occorre considerare che molte legislazioni riguardanti l";immigrazione non prendono nella giusta considerazione questioni di fondamentale importanza come il ricongiungimento familiare, la possibilità  di cambiare posto di lavoro o le garanzie per il passaggio a forme di soggiorno volte a favorire l";integrazione.

In vari Paesi europei, le politiche migratorie sono percepite unicamente come risposta alla domanda di forza lavoro qualificata espressa dal mercato del lavoro. L";esperienza della Germania, con la green card, per il reclutamento in gran numero di tecnici informatici dall";India, è sintomatica in tal senso. E tuttavia occorre sottolineare che determinati settori dell";economia, come quello alberghiero, delle pulizie, dell";edilizia, ecc. dipendono tuttora in larga misura dalla disponibilità  di forza lavoro immigrata, che di certo non rientra nel predetto orizzonte di reclutamento.

Di fronte agli scenari che ci aspettano in tema di mobilità  e immigrazione, dobbiamo prima di tutto discernere tra l";immigrazione governata e regolamentata, e le forme illegali di immigrazione che alimentano in vari Paesi europei il lavoro abusivo. Al riguardo, anche la questione dei sans papier ha destato un acceso dibattito politico. Sicuramente occorrono con urgenza norme specifiche e un reale coordinamento europeo per combattere l";immigrazione clandestina. Ricordando, però, che non si deve procedere a senso unico cercando le responsabilità  tra i lavoratori e le lavoratrici per sanzionarli, bensì prendendo in esame il ruolo dei datori di lavoro che rendono possibile un simile stato d";illegalità .

 
Dignità , benessere e partecipazione

Quel che è mancato finora, da parte dell";Unione Europea, è un collegamento in termini inequivocabili con la società  civile sui problemi della mobilità  e dei flussi migratori. Per promuovere democrazia, trasparenza e politiche d";integrazione adeguate, i gruppi di contatto promossi dalla società  civile tramite il Social Platform, un network che raggruppa le organizzazioni non governative, hanno elaborato un documento base che punta a tre obiettivi: il rispetto della dignità  di tutti gli esseri umani; il benessere di ogni individuo, prendendo in considerazione la lotta contro la povertà  e l";esclusione sociale, contro la discriminazione, ecc.; la partecipazione di ciascun individuo alle decisioni che influenzano il suo futuro.

La questione del governo del processo migratorio in tutti i suoi aspetti, dalla programmazione al controllo dei flussi, fino all";inserimento nel mercato del lavoro e all";integrazione sociale, nel quadro di grande mobilità  stimolato dall";internazionalizzazione, impone una grande attenzione e comprensione delle realtà  attuali. Realtà  in cui la solidarietà  sociale deve trovare una necessaria centralità .        

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017