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Rolando Picchioni, presidente del Consiglio regionale del Piemonte spiega gli intenti e le mete di un progetto che intende sostenere l’identità piemontese.
03 Ottobre 1996 | di

La regione Piemonte ha promosso un progetto, denominato Stati generali del Piemonte, che ha lo scopo di contribuire alla lettura della realtà  regionale e alla elaborazione di proposte che rispondano alle esigenze e alle problematiche di maggiore attualità  e rilevanza. L";iniziativa si distingue per la sua determinazione a ricercare e a riaffermare l";identità  piemontese. Un obiettivo che impegna la regione Piemonte ad attuare, promuovere e sostenere attività  finalizzate a diffondere e ad approfondire la conoscenza del patrimonio antropologico, storico, culturale e scientifico locale.
Abbiamo intervistato in proposito Rolando Picchioni, presidente di questo nuovo organismo, nonché presidente del Consiglio regionale del Piemonte.

Quando e con quali finalità  è nato questo progetto?
«Il progetto fu presentato nel 1992 e si prefiggeva di recuperare l";identità  del Piemonte. Nella nostra regione esistono più di 25 dialetti, che molto spesso ostacolano una costruttiva comunicazione. Oggi vogliamo ricercare l";identità  che sta in ognuna di queste anime».

Cosa caratterizza l";identità  piemontese che voi intendete salvaguardare?
«Essenzialmente la correttezza istituzionale, l";energia creatrice di stati e di sistemi; poi ci sono anche aspetti meno positivi che debbono essere riconosciuti e superati per rimettere in luce la laboriosità  e la determinazione piemontese: l";incapacità  di fare il 'marketing' delle proprie realizzazioni e virtù; un eccessivo ripiegamento fatalistico su se stessi, un";esagerata malinconia, e un";accentuata mancanza di comunicazione».

Quale contributo vi prefiggete di offrire all";Italia?
«Si tratta di un contributo istituzionale: mentre molti parlano di federalismo e pensano a una divisione tripartita del paese (stato, regione e città ), i nostri costituzionalisti stanno studiando l";identità  di città  come Firenze, Venezia, Torino, Milano, Napoli, Palermo, Roma, che sono state grandi capitali, per capire se debbano essere dotate di uno statuto speciale, che le renda città  con una propria autonomia organizzativa e legislativa. Questo è il nostro contributo per elaborare delle innovazioni utili anche al governo nazionale».

Perché questo progetto è stato denominato «Stati generali»?
«Perché abbiamo voluto interpellare tutti: il mondo delle istituzioni e quello dell";economia, il mondo della ricerca e quello dell";immagine e della creatività , il teatro e lo sport, la cultura e la religione. L";iniziativa investe cinque aree: ambiente, identità , istituzioni, impresa e lavoro. Su queste noi lavoreremo per tre anni, mettendo in luce l";approfondimento tematico che apparterrà  a ogni singola area. Entro il mese di febbraio del prossimo anno, contiamo di raccogliere tutta la bibliografia che riguarda il Piemonte, coinvolgendo anche le più piccole fondazioni e associazioni. Quindi distribuiremo il materiale raccolto a tutte le comunità  piemontesi, perché serva da volano ad altre ricerche e riflessioni. Infine rielaboreremo tutto il materiale raccolto e fisseremo alcuni appuntamenti tematici che ci consentano di formulare il manifesto per l";anno 2000».

E i piemontesi all";estero saranno coinvolti?
«Certo. Saranno coinvolti attraverso l";Associazione piemontesi nel mondo. Faremo un grande incontro sugli Stati generali a Cordoba, in Argentina, in occasione dell";inaugurazione dello stabilimento della Fiat».

 

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017