Do di petto... e di cuore

74 anni portati in modo smagliante. Una vita difficile e avventurosa. Una passione, il bel canto, diventata un lavoro che gli ha fatto girare il mondo. Oggi Bertinazzo vive in Australia.
12 Aprile 2001 | di

Giuseppe Bertinazzo è nato il 29 gennaio 1927 a Gorizia, a pochi passi dalla stazione ferroviaria dove lavorava suo padre Andrea che, fra un treno e l'altro, trovava il tempo di sbizzarrirsi con il suo strumento musicale preferito: il violino. Andrea era nato a Fiume, allora sotto l'Austria-Ungheria. Era un musicista: suonava, oltre al violino, il mandolino e tutti gli strumenti a plettro.
Il nonno paterno, Giuseppe, lavorava in teatro. Era vicentino. La nonna materna era una bellissima montanara della Croazia: si chiamava Pepiza (Giuseppina). La madre di Giuseppe era emiliana; si chiamava Tecla Norma, era nata a Modena, figlia di un piemontese. Proprio a Modena si conobbero i genitori di Giuseppe. Si sposarono ed ebbero cinque figli e una figlia. Giuseppe è il secondogenito. Bertinazzo non ha mai dimenticato la sua città  natale e l'Isonzo.

Un'infanzia da Balilla

I suoi ricordi teatrali risalgono al 1932, quando salì sul palcoscenico per interpretare la parte del figlio di CioCioSan in Madama Butterfly di Giacomo Puccini. Rimase così ammaliato che da allora dedicò gran parte della sua vita all'Opera.
I tempi della fanciullezza e della gioventù furono vissuti negli anni del fascismo: tutto gli appariva «splendido»: le parate, le divise che facevano tanto «palcoscenico». Nello stesso tempo era Balilla, attivista dell'Azione cattolica ed anche chierichetto nella parrocchia dell'Immacolata con i frati Minori Cappuccini.
A scuola non andava male, ma l'inclinazione per la musica e il canto erano molto forti, anche perché Giuseppe si rese conto ben presto di avere un talento naturale. Così entrò a far parte delle voci bianche della parrocchia, e poi anche del coro di voci bianche del Teatro Verdi di Fiume. Spesso gli era affidata la parte di solista, come il pastorello nella pucciniana Tosca, o vo'la tromba e il cavallin (Boheme). Era affascinato dalle voci di Beniamino Gigli, Giovanni Malipiero e Giuseppe Lugo.
Per alcuni anni Giuseppe rimase senza voce, così ne approfittò per dedicarsi al calcio. Ma continuò a lavorare in palcoscenico, sia come comparsa, che come «porta ceste» (il mozzo di palcoscenico). Finalmente nel 1942 si accorse che la voce stava ritornando, più robusta, da tenore in erba. Così entrò a far parte del Teatro della Fiaba, come primo attore, e del Teatro Fenice di Fiume. A quindici anni iniziò a studiare canto sotto la guida del maestro Mario Trevisiol.

Il debutto a Fiume

Nel 1943, la scuola di Bel canto di Fiume gli diede l'occasione di debuttare in un Concerto Sinfonico vocale al Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Fiume, con l'orchestra al completo diretta dal maestro Trevisiol. Il debutto consisteva nel cantare in coppia con il fratello Enzo, baritono, il duetto O Mimi tu più non torni dalla pucciniana Boheme, e il duettino Amici in vita e morte dalla Forza del destino di Giuseppe Verdi. Fu un grande successo.
Durante il periodo bellico, Giuseppe partecipò a numerosi concerti negli ospedali militari, per i feriti italiani, tedeschi, e per gli alleati. Cantò pure piccole parti nelle opere Lucia di Lammermoor, Traviata, Madama Butterfly e nei Pagliacci. Alla fine della guerra si ritrovò a Milano, profugo, solo; i genitori erano rimasti a Fiume, occupata dalle truppe jugoslave di Tito. Per potersi mantenere si rivolse alla Polizia ferroviaria: come agente aveva almeno il vitto e l'alloggio assicurato. Iniziò a frequentare la scuola di canto del maestro Cesare Chiesa, finché vinse il concorso alla scuola di Canto del Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Ebbe pure modo di frequentare dei corsi straordinari riservati ai partigiani e ai reduci, nella facoltà  di Scienze economiche dell'Università  Cattolica Sacro Cuore di Milano. Successivamente, entrò nelle Ferrovie dello Stato, e prestò servizio presso la biglietteria della Stazione di Milano Centrale. Riuscì pure a cantare nel coro per la stagione estiva al Castello Sforzesco di Milano, e prese parte alla prima rivista data nel dopoguerra al Lirico di Milano: Febbre Azzurra, con la Compagnia di Macario.
L'11 novembre 1951, Giuseppe debuttò come tenore eroico: il personaggio di Pollione, nella Norma di Bellini al Teatro San Materno di Casoretto. Due serate, due pienoni. Gli impresari lo impegnarono per altre quaranta recite di Norma. Era l'anno commemorativo di Vincenzo Bellini, e quindi le recite furono eseguite in tutti i teatri della provincia di Milano e Varese. Sulla scia di questo entusiasmo, entrò nel coro del Teatro alla Scala di Milano, dove lavorò con maestri del calibro di Nino Sanzogno, Antonino Votto, Carlo Maria Giulini, e di registi come Luchino Visconti, Franco Zeffirelli, Franco Enriquez, Graf e Hartmann. Con le tournée, iniziò a girare per tutta l'Italia, poi per l'Europa, l'America, l'Asia e l'Africa, con opere sempre più impegnative: Cavalleria Rusticana, Pagliacci, Forza del Destino, Traviata, Trovatore, Ballo in Maschera, Carmen, Sansone e Dalila, Aida e Macbeth.
In televisione, allora sperimentale, si cimentò in scene dell'Otello di Verdi. Nel 1959, dopo le recite di Sansone e Dalila, Carmen e Aida, al Teatro Platza nell'isola di Mauritius, coronò nella chiesa di Santa Teresa il suo sogno d'amore con Josée Le Roy, conosciuta sul palcoscenico.
Rientrato a Milano nel 1960, fu scritturato alla Scala fino al 1969. Intanto nacquero i due figli Marie-Chantal, nel 1960, e Michele nel 1961.

La carriera in Australia

Tra una pausa e l'altra del lavoro alla Scala, Giuseppe Bertinazzo si esibì a Roma, a Spoleto, a Zagabria, a Tel Aviv, a Berlino, a Parigi, e quando la moglie si recò a Mauritius per avere il terzo figlio, Stefano, Giuseppe decise di trasferirsi in Australia, e riunire laggiù la splendida famiglia. In Australia il successo gli arrise subito. All'epoca non esistevano dei teatri di stato, e l'unica risorsa per un cantante era l'A.B.C. Così si presentò al direttore d'orchestra, Thomas Mayer che, dopo un'audizione, gli fece un contratto. Giuseppe si esibì sia alla radio che alla televisione e aprì una scuola di canto alla quale aderirono subito un centinaio di allievi.
Assieme al compositore e maestro James Penberty, fondò la nuova Compagnia d'Opera: la Western Australia Opera Company, divenuta la prima Compagnia d'Opera d'Australia. Nel 1997 e nel 1998 ha diretto al Teatro Regal di Subiaco Western Australia la Traviata e la Boheme.
Dal 1977 è produttore e annunciatore della Radio e Televisione Italiana del Western Australia. E fin dal 1967 è collaboratore, cronista, ed ora redattore per il Western Australia, del giornale Il Globo di Melbourne e La Fiamma di Sydney. Nel settembre del 1980 ha formato il gruppo musicale Musicantes. Intanto i suoi figli Marie-Chantal e Michele hanno seguito le orme artistiche paterne.
Anche in Italia i Bertinazzo, in fatto di musica, non scherzano: il fratello di Giuseppe, Enzo, suona, compone, canta e recita. È un pensionato statale. Era direttore didattico. Suo figlio Carlino è laureato in Musica all'Università  di Bologna. Enrico è maestro di musica e organo a Milano. Suo figlio Gian Andrea, è ingegnere elettronico, ed è anche un buon pianista e chitarrista. Il suo secondo figlio è laureando in Lingue, si sta diplomando in pianoforte, e suona la chitarra. Anche il fratello Mario, rimasto a Mombello nei pressi di Laveno, sullo splendido Lago Maggiore, è ora in pensione, ma il canto lo ha contagiato, tanto che si diletta con la compagnia d'arte varia della sua parrocchia.
Nel corso della sua carriera, Giuseppe Bertinazzo ha conosciuto molte persone famose, ma i suoi ricordi sono legati soprattutto a tre pontefici: Giovanni XXIII quando era ancora Patriarca di Venezia, Paolo VI, e Giovanni Paolo II. Giuseppe è molto legato anche al tenore Placido Domingo e alla moglie Marta. Il 26 gennaio scorso, in occasione dell'Australian Day, Bertinazzo ha ricevuto l'onorificenza dell'Order Australia Medal.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017