Domenico Meffe, il Re degli hotel
Partito dal nulla, spalando la neve, in pochi anni Meffe ha dato la scalata al mondo della ristorazione e dei grandi alberghi, offrendo elevati standard di raffinatezza, comfort e ospitalità.
14 Aprile 2010
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Toronto
Era il giorno di Natale del 1965, e tanta neve aveva ricoperto la città di Toronto. Appena tornato dalla chiesa, Domenico Meffe, un giovane di 14 anni, arrivato dall’Italia tre giorni prima, si mise a spalare la neve davanti al garage della casa dove risiedeva. Vedendolo lavorare con molta alacrità, un vicino di casa gli chiese di spazzare anche l’accesso alla sua abitazione promettendogli 5 dollari di mancia. Subito dopo, vedendo una signora poco lontano intenta a pulire la veranda di casa con una scopa, Domenico si offrì di aiutarla, ricevendo anche da lei una piccola ricompensa. Incoraggiato da questo successo inaspettato, andò lui stesso a picchiare a qualche altra porta e nel giro di qualche ora si ritrovò con una tasca piena di biglietti verdi o blu. Il padre, intanto, non vedendolo tornare, e pensando che si fosse smarrito, preoccupato si mise in cerca di lui. Vedendolo poco dopo venirgli incontro tutto sudato, e sentendolo raccontare con gioia che aveva guadagnato 45 dollari, invece di rimproverarlo, lo abbracciò e con le lacrime agli occhi gli sussurrò: «Figlio mio, questa terra è fatta per te!».
Era la prima volta che Domenico si ritrovava tanti soldi in tasca; tutto denaro che si era guadagnato da solo. Nato nel 1951 a Torello del Sannio, paesino di una certa importanza storica dell’alto Molise, situato su un’amena collina a 850 metri di altitudine, Domenico aveva assistito all’esodo impressionante dei suoi paesani in cerca di una vita migliore in Canada. Anche il papà e un fratello maggiore erano partiti nel 1961 per raggiungere una sorella sposata ed emigrata a Toronto nel 1958. Finalmente, nel dicembre del 1965, anche Domenico lascia definitivamente la terra natia per raggiungere il papà, insieme alla mamma e ad altri fratelli e sorelle.
La felice esperienza iniziale aveva fatto capire al ragazzo che rendendo un buon servizio in questa terra, si viene ricompensati bene. E senza perdere tempo, dopo aver seguito i corsi di lingua per qualche mese, cominciò a fare dei lavoretti diversi, sempre cercando quello che gli fosse sembrato più adeguato. Nel 1967, a 16 anni, acquistò la sua prima casa, e nel 1970 si sposò con una ragazza della sua stessa età. Due anni più tardi, a soli 20 anni, comprò il primo ristorante. Successivamente prese una pizzeria situata in una località più centrale e accessibile, vicina ad alberghi e a edifici commerciali, e qui restò per 12 anni, insieme alla moglie Carmela, lavorando ogni giorno per molte ore, sette giorni alla settimana, senza mai prendere una giornata di riposo o di vacanza. Era contento, i soldi entravano, ma non era completamente appagato, soprattutto perché non aveva troppo tempo da dedicare alla famiglia. Spesso, nei giorni più impegnativi, andava lui stesso a consegnare le pizze ad alcuni clienti negli alberghi del circondario, e osservava con una certa invidia i proprietari o i gestori che guardavano comodamente la televisione mentre i parcheggi dei loro alberghi erano strapieni di macchine. A poco a poco l’idea di coinvolgersi nell’industria alberghiera occupava la sua mente più frequentemente. Finalmente, aiutato da un frequentatore regolare del suo ristorante che aveva una certa esperienza in materia, Domenico scelse un terreno strategico vicino all’aeroporto di Toronto, trovò i soldi necessari e un buon architetto per progettarlo, e a 34 anni vide il suo primo albergo ergersi dal nulla. Fu dopo una visita, insieme al figlio Giustino, alla CNE, la Canadian National Exhibition, che il nome «Montecarlo Inns and Suites» venne scelto per l’albergo. Giustino era rimasto folgorato dalla parola «Montecarlo», notata sopra il Casinò della CNE. Tornato a casa, fece delle ricerche nella biblioteca locale, e insieme al papà, dopo aver esaminato le implicazioni, lo scelsero per la sua originalità e rinomanza.
Il 1° agosto 1985, Meffe mise fine alla sua carriera nel campo della ristorazione e, due mesi più tardi, aprì il suo primo albergo con 34 camere. Il successo superò ogni aspettativa. Nel giro di 3 giorni tutte le camere erano occupate, e questo fu il primo di una catena di alberghi con lo stesso nome, spuntati a brevi intervalli di tempo nel territorio della grande metropoli canadese. Il secondo albergo, infatti, con 65 camere, fu costruito poco lontano dal primo nel 1991, e facendo leva sulla sua precedente esperienza nella ristorazione, Meffe fece includere nei piani dell’albergo un locale spazioso per servire una colazione gratuita a tutti i clienti, divenendo così il primo albergo di Toronto a offrire un simile trattamento. Intanto il sogno continuava a evolversi. Nel 1997 un altro albergo di 70 camere e 15 appartamentini venne costruito a Oakville. Cinque anni più tardi ne sorse un altro ancora più grande vicino al primo, seguito da altri a Markham, nel 2001, a Brampton nel 2003, a Vaughan nel 2006, e a Barrie nel 2009, ognuno più grande e più moderno di quello precedente, capaci di offrire non solo camere singole e appartamentini per famiglie, ma anche lussuose sale di varia grandezza per riunioni e banchetti, completati da ristoranti e piscine.
Quando Meffe arrivò in Canada nel 1965, lavorando in un campo di golf, fu colpito soprattutto dall’aspetto affascinante dello chalet centrale, con i pavimenti di legno pregiato e i tappeti rossi riccamente ricamati. Oggi, all’età di 58 anni, egli ricorda quel tempo come se fosse ieri, e ritiene che quella prima impressione del Canada l’abbia aiutato a realizzare il suo sogno. E non è finita. Tra i suoi progetti, nell’immediato futuro, ci sono la costruzione di un nuovo albergo a Markham che sarà inaugurato nel 2011, un altro che verrà presto costruito a Cuba, e vari altri che sono in progetto per Vancouver, Niagara Falls e in Costarica.
Colantonio. A cosa attribuisce il successo dei suoi alberghi?
Meffe. All’ospitalità e a un servizio personalizzato che sono le chiavi del successo nel settore della ristorazione e alberghiero. Ai nostri impiegati chiediamo di soddisfare sempre ogni cliente. Quando si dice no a un cliente, gli si toglie il tappeto da sotto i piedi.
Come riesce a gestire così tanti alberghi?
La nostra azienda è un’impresa familiare, per cui viene gestita con la grande collaborazione dei membri della mia famiglia e di altre persone di fiducia. Mio figlio Giustino, 37 anni, è vice-presidente e si occupa della gestione generale. Mia figlia Laura, 35 anni, si occupa di pubblicità e relazioni con il pubblico. Mio genero, Danny Pedone, anch’egli vice-presidente, si occupa della progettazione, dell’approvazione e della costruzione di nuovi complessi, lavorando direttamente con architetti e disegnatori. La mia figlia più giovane, Sabrina, 20 anni, studia ancora all’università, ma da quando aveva 14 anni ha passato il suo tempo libero nei nostri uffici, e appena completerà gli studi, occuperà posizioni più importanti. Inoltre, accanto ai responsabili che lavorano nell’edificio centrale della Montecarlo Inns, in ogni singolo albergo ci sono direttori e assistenti che agiscono con una certa autonomia e responsabilità. Ci sono anche diversi direttori esterni che sorvegliano, istruiscono e indicano il comportamento appropriato nelle relazioni con la clientela.
Si ritiene fortunato e soddisfatto dei suoi successi?
Moltissimo. Sono molto grato al buon Dio per avermi dato una famiglia meravigliosa con bravi figli e bei nipotini, e lo ringrazio continuamente per avermi concesso una buona salute, e avermi assistito nelle decisioni importanti della vita. Ritengo che la religione è l’essenza della personalità di un uomo. La pratica degli insegnamenti della propria religione aiuta l’uomo a vivere più serenamente e lo incoraggia a essere onesto e generoso con se stesso, sua moglie, i propri figli e gli altri. La religione tiene unita la famiglia, fa amare il proprio lavoro, aiuta a trattare gli altri come ognuno vorrebbe essere trattato, e spinge ad aiutare chi è in difficoltà.
Lei come aiuta gli altri?
Mio nonno diceva: «quando seminiamo il grano, dobbiamo usare i semi migliori perché quelli produrranno spighe rigogliose». Sia quando gestivo un ristorante che poi quando sono diventato responsabile di vari alberghi, ho sempre cercato di accontentare in tutti i modi i miei clienti, offrendo loro più di quanto si potessero aspettare. Questa linea di condotta ha contribuito molto al mio successo, e credo che sia mio dovere di cristiano quello di restituire un po’ dei miei profitti alla comunità. Da circa 15 anni organizzo varie attività per raccogliere fondi per aiutare bambini malati che richiedono cure e attenzioni particolari. A questo proposito la mia compagnia ha sponsorizzato la costruzione di un ospizio per bambini con gravi invalidità fisiche e mentali, chiamato «The Darling Home for Kids». Questo istituto offre soprattutto ai genitori la possibilità di prendere qualche giorno di svago e di meritato riposo, sapendo che i loro figli sono trattati con cure amorose in questo luogo dotato di tutti i comfort. Da qualche anno sono anche stato onorato del titolo di Cavaliere dell’Ordine di San Giovanni di Malta, il cui scopo è quello di raccogliere fondi per svariate opere di carità. Sono anche direttamente coinvolto in varie iniziative della comunità italiana di Toronto, e con l’amministrazione del mio paese d’origine per aiutare svariate opere caritative, comunitarie e religiose.
Era il giorno di Natale del 1965, e tanta neve aveva ricoperto la città di Toronto. Appena tornato dalla chiesa, Domenico Meffe, un giovane di 14 anni, arrivato dall’Italia tre giorni prima, si mise a spalare la neve davanti al garage della casa dove risiedeva. Vedendolo lavorare con molta alacrità, un vicino di casa gli chiese di spazzare anche l’accesso alla sua abitazione promettendogli 5 dollari di mancia. Subito dopo, vedendo una signora poco lontano intenta a pulire la veranda di casa con una scopa, Domenico si offrì di aiutarla, ricevendo anche da lei una piccola ricompensa. Incoraggiato da questo successo inaspettato, andò lui stesso a picchiare a qualche altra porta e nel giro di qualche ora si ritrovò con una tasca piena di biglietti verdi o blu. Il padre, intanto, non vedendolo tornare, e pensando che si fosse smarrito, preoccupato si mise in cerca di lui. Vedendolo poco dopo venirgli incontro tutto sudato, e sentendolo raccontare con gioia che aveva guadagnato 45 dollari, invece di rimproverarlo, lo abbracciò e con le lacrime agli occhi gli sussurrò: «Figlio mio, questa terra è fatta per te!».
Era la prima volta che Domenico si ritrovava tanti soldi in tasca; tutto denaro che si era guadagnato da solo. Nato nel 1951 a Torello del Sannio, paesino di una certa importanza storica dell’alto Molise, situato su un’amena collina a 850 metri di altitudine, Domenico aveva assistito all’esodo impressionante dei suoi paesani in cerca di una vita migliore in Canada. Anche il papà e un fratello maggiore erano partiti nel 1961 per raggiungere una sorella sposata ed emigrata a Toronto nel 1958. Finalmente, nel dicembre del 1965, anche Domenico lascia definitivamente la terra natia per raggiungere il papà, insieme alla mamma e ad altri fratelli e sorelle.
La felice esperienza iniziale aveva fatto capire al ragazzo che rendendo un buon servizio in questa terra, si viene ricompensati bene. E senza perdere tempo, dopo aver seguito i corsi di lingua per qualche mese, cominciò a fare dei lavoretti diversi, sempre cercando quello che gli fosse sembrato più adeguato. Nel 1967, a 16 anni, acquistò la sua prima casa, e nel 1970 si sposò con una ragazza della sua stessa età. Due anni più tardi, a soli 20 anni, comprò il primo ristorante. Successivamente prese una pizzeria situata in una località più centrale e accessibile, vicina ad alberghi e a edifici commerciali, e qui restò per 12 anni, insieme alla moglie Carmela, lavorando ogni giorno per molte ore, sette giorni alla settimana, senza mai prendere una giornata di riposo o di vacanza. Era contento, i soldi entravano, ma non era completamente appagato, soprattutto perché non aveva troppo tempo da dedicare alla famiglia. Spesso, nei giorni più impegnativi, andava lui stesso a consegnare le pizze ad alcuni clienti negli alberghi del circondario, e osservava con una certa invidia i proprietari o i gestori che guardavano comodamente la televisione mentre i parcheggi dei loro alberghi erano strapieni di macchine. A poco a poco l’idea di coinvolgersi nell’industria alberghiera occupava la sua mente più frequentemente. Finalmente, aiutato da un frequentatore regolare del suo ristorante che aveva una certa esperienza in materia, Domenico scelse un terreno strategico vicino all’aeroporto di Toronto, trovò i soldi necessari e un buon architetto per progettarlo, e a 34 anni vide il suo primo albergo ergersi dal nulla. Fu dopo una visita, insieme al figlio Giustino, alla CNE, la Canadian National Exhibition, che il nome «Montecarlo Inns and Suites» venne scelto per l’albergo. Giustino era rimasto folgorato dalla parola «Montecarlo», notata sopra il Casinò della CNE. Tornato a casa, fece delle ricerche nella biblioteca locale, e insieme al papà, dopo aver esaminato le implicazioni, lo scelsero per la sua originalità e rinomanza.
Il 1° agosto 1985, Meffe mise fine alla sua carriera nel campo della ristorazione e, due mesi più tardi, aprì il suo primo albergo con 34 camere. Il successo superò ogni aspettativa. Nel giro di 3 giorni tutte le camere erano occupate, e questo fu il primo di una catena di alberghi con lo stesso nome, spuntati a brevi intervalli di tempo nel territorio della grande metropoli canadese. Il secondo albergo, infatti, con 65 camere, fu costruito poco lontano dal primo nel 1991, e facendo leva sulla sua precedente esperienza nella ristorazione, Meffe fece includere nei piani dell’albergo un locale spazioso per servire una colazione gratuita a tutti i clienti, divenendo così il primo albergo di Toronto a offrire un simile trattamento. Intanto il sogno continuava a evolversi. Nel 1997 un altro albergo di 70 camere e 15 appartamentini venne costruito a Oakville. Cinque anni più tardi ne sorse un altro ancora più grande vicino al primo, seguito da altri a Markham, nel 2001, a Brampton nel 2003, a Vaughan nel 2006, e a Barrie nel 2009, ognuno più grande e più moderno di quello precedente, capaci di offrire non solo camere singole e appartamentini per famiglie, ma anche lussuose sale di varia grandezza per riunioni e banchetti, completati da ristoranti e piscine.
Quando Meffe arrivò in Canada nel 1965, lavorando in un campo di golf, fu colpito soprattutto dall’aspetto affascinante dello chalet centrale, con i pavimenti di legno pregiato e i tappeti rossi riccamente ricamati. Oggi, all’età di 58 anni, egli ricorda quel tempo come se fosse ieri, e ritiene che quella prima impressione del Canada l’abbia aiutato a realizzare il suo sogno. E non è finita. Tra i suoi progetti, nell’immediato futuro, ci sono la costruzione di un nuovo albergo a Markham che sarà inaugurato nel 2011, un altro che verrà presto costruito a Cuba, e vari altri che sono in progetto per Vancouver, Niagara Falls e in Costarica.
Colantonio. A cosa attribuisce il successo dei suoi alberghi?
Meffe. All’ospitalità e a un servizio personalizzato che sono le chiavi del successo nel settore della ristorazione e alberghiero. Ai nostri impiegati chiediamo di soddisfare sempre ogni cliente. Quando si dice no a un cliente, gli si toglie il tappeto da sotto i piedi.
Come riesce a gestire così tanti alberghi?
La nostra azienda è un’impresa familiare, per cui viene gestita con la grande collaborazione dei membri della mia famiglia e di altre persone di fiducia. Mio figlio Giustino, 37 anni, è vice-presidente e si occupa della gestione generale. Mia figlia Laura, 35 anni, si occupa di pubblicità e relazioni con il pubblico. Mio genero, Danny Pedone, anch’egli vice-presidente, si occupa della progettazione, dell’approvazione e della costruzione di nuovi complessi, lavorando direttamente con architetti e disegnatori. La mia figlia più giovane, Sabrina, 20 anni, studia ancora all’università, ma da quando aveva 14 anni ha passato il suo tempo libero nei nostri uffici, e appena completerà gli studi, occuperà posizioni più importanti. Inoltre, accanto ai responsabili che lavorano nell’edificio centrale della Montecarlo Inns, in ogni singolo albergo ci sono direttori e assistenti che agiscono con una certa autonomia e responsabilità. Ci sono anche diversi direttori esterni che sorvegliano, istruiscono e indicano il comportamento appropriato nelle relazioni con la clientela.
Si ritiene fortunato e soddisfatto dei suoi successi?
Moltissimo. Sono molto grato al buon Dio per avermi dato una famiglia meravigliosa con bravi figli e bei nipotini, e lo ringrazio continuamente per avermi concesso una buona salute, e avermi assistito nelle decisioni importanti della vita. Ritengo che la religione è l’essenza della personalità di un uomo. La pratica degli insegnamenti della propria religione aiuta l’uomo a vivere più serenamente e lo incoraggia a essere onesto e generoso con se stesso, sua moglie, i propri figli e gli altri. La religione tiene unita la famiglia, fa amare il proprio lavoro, aiuta a trattare gli altri come ognuno vorrebbe essere trattato, e spinge ad aiutare chi è in difficoltà.
Lei come aiuta gli altri?
Mio nonno diceva: «quando seminiamo il grano, dobbiamo usare i semi migliori perché quelli produrranno spighe rigogliose». Sia quando gestivo un ristorante che poi quando sono diventato responsabile di vari alberghi, ho sempre cercato di accontentare in tutti i modi i miei clienti, offrendo loro più di quanto si potessero aspettare. Questa linea di condotta ha contribuito molto al mio successo, e credo che sia mio dovere di cristiano quello di restituire un po’ dei miei profitti alla comunità. Da circa 15 anni organizzo varie attività per raccogliere fondi per aiutare bambini malati che richiedono cure e attenzioni particolari. A questo proposito la mia compagnia ha sponsorizzato la costruzione di un ospizio per bambini con gravi invalidità fisiche e mentali, chiamato «The Darling Home for Kids». Questo istituto offre soprattutto ai genitori la possibilità di prendere qualche giorno di svago e di meritato riposo, sapendo che i loro figli sono trattati con cure amorose in questo luogo dotato di tutti i comfort. Da qualche anno sono anche stato onorato del titolo di Cavaliere dell’Ordine di San Giovanni di Malta, il cui scopo è quello di raccogliere fondi per svariate opere di carità. Sono anche direttamente coinvolto in varie iniziative della comunità italiana di Toronto, e con l’amministrazione del mio paese d’origine per aiutare svariate opere caritative, comunitarie e religiose.
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017