Don Guido Benzi. Catechesi, tempo straordinario

Sedici convegni regionali, 5.600 tra catechisti e operatori, chiamati a condividere i frutti delle sperimentazioni in atto nel cammino di iniziazione cristiana. Don Guido Benzi, direttore dell’Ufficio catechistico nazionale, racconta che cosa è emerso.
24 Ottobre 2012 | di

 Aiutare i bambini e i ragazzi di oggi a diventare, oggi, cristiani. È questo uno dei compiti fondamentali nel quale ciascuna delle oltre 25 mila parrocchie italiane lodevolmente impegna le migliori energie a disposizione. Non è una novità: a essere cambiato nel tempo, piuttosto, è il contesto. Se «andare a catechismo» poteva significare, qualche decennio fa, completare la propria formazione cristiana nel solco di una tradizione familiare, sociale e culturale quasi monolitica, ora il quadro appare decisamente mutato. Per certi versi, alla pastorale si chiede molto di più, con accenti di tipo specificatamente missionario. In questo processo non poteva che essere interpellata l’iniziazione cristiana, espressione con la quale si indica il cammino catechistico di preparazione a battesimo, riconciliazione, eucaristia e cresima, la loro celebrazione e il loro sviluppo successivo, che riguarda in genere i ragazzi fino ai 14 anni.

Per rispondere all’esigenza di rinnovamento, la Chiesa italiana ha compiuto alcuni passi ben precisi, scanditi dalla pubblicazione di altrettante note pastorali dedicate all’iniziazione cristiana, nel 1997, nel 1999 e nel 2003. Con quest’ultimo documento, i vescovi promossero una stagione di sperimentazioni regionali, diocesane e parrocchiali che giunge ora a compimento, con la verifica e la condivisione dei risultati ottenuti. In quest’ottica di condivisione, tra aprile e settembre si è tenuto una sorta di «convegno nazionale diffuso», ovvero scandito in sedici appuntamenti, uno per ciascuna regione ecclesiale italiana.

Già i numeri dei partecipanti sono significativi. Ai sedici convegni hanno complessivamente preso parte, infatti, circa 5.600 persone, tra catechisti (2.863), componenti delle équipe diocesane (1.652), sacerdoti (600), rappresentanti delle facoltà teologiche (213), direttori degli uffici catechistici diocesani (186), vescovi (84), presidenti delle conferenze episcopali regionali (16). All’incontro di chiusura dell’esperienza, tenutosi ad Abano Terme (PD) ai primi di ottobre, don Guido Benzi, direttore dell’ufficio catechistico nazionale, ha definito questa fase «un tempo straordinario per la catechesi». «Anche se l’iniziazione cristiana – precisa don Benzi – appartiene al cammino quotidiano e usuale delle comunità (il che non significa scontato o banale), questo tempo è certamente importante per la riflessione catechistica. Dalla più ampia cornice di riflessione della Conferenza episcopale italiana (Cei) del decennio sull’educazione, all’Anno della fede e al Sinodo sulla nuova evangelizzazione, il contesto ecclesiale è fortemente richiamato a occuparsi dell’annuncio e della comunicazione della fede. Inoltre, la decisione della “Commissione episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi” di porre mano a rinnovati Orientamenti nazionali per la catechesi ci porta a un’attenzione del tutto straordinaria. Infine, i sedici convegni catechistici regionali hanno mostrato come la comunità catechistica italiana sia capace e pronta a dare il proprio contributo».

Msa. Per l’iniziazione cristiana sembra delinearsi un’alleanza sempre più stretta con la famiglia. Come si è giunti a questa scelta e quali sfide segnerà?
Don Benzi. In realtà è da molti anni che è maturata questa istanza, direi con il Documento di base stesso, tuttavia la traduzione pratica delle intuizioni belle e importanti (fondative, in questo caso) ha bisogno di propri tempi di maturazione. Di fatto, in un mondo che non ha più tra i suoi riferimenti la dimensione cristiana della vita, sempre più la catechesi si caratterizza come «processo» iniziatico, cioè come vero e proprio apprendistato della vita cristiana.

Non basta la conoscenza intellettuale della fede; è necessario anche acquisire la capacità di essere e di vivere da cristiani, quella che il Documento di base chiama una «mentalità di fede». In tal senso famiglia e catechesi devono dialogare sempre di più, per il bene dei ragazzi. Questa esigenza non vuole essere una «strategia» (attraverso i ragazzi arrivare agli adulti e viceversa), ma un vero e proprio aiuto ai genitori per approfondire il «perché» desiderano un’educazione cristiana per i figli, e magari per riprendere anche una riflessione su se stessi e sul proprio cammino di fede.

Il coinvolgimento progressivo delle famiglie è uno degli elementi che modifica l’idea «scolastica» di catechesi per i bambini-ragazzi dai 7 ai 14 anni. Avete dei feedback da parte dei genitori?
In molte diocesi la sperimentazione di itinerari di iniziazione cristiana ha dato buoni risultati sul coinvolgimento delle famiglie. Penso a Brescia, Cremona, Milano, San Marco Argentano, Locri, Chiavari… Molti genitori si dichiarano contenti; qualcuno ovviamente manifesta anche la fatica di un impegno che mette in crisi le distanze e i diaframmi cresciuti con l’età nei confronti della comunità cristiana. Ovunque è però apprezzato questo stile. Non si interpellano i genitori per «istruirli» o magari per «ammonirli». Si cerca soprattutto un dialogo «adulto per adulti» intorno alla cosa più importante, la vita di fede e la crescita cristiana e umana dei figli. Un capitolo a parte merita il coinvolgimento delle famiglie nelle prime età della vita. Su questo punto ci impegneremo con un grande convegno nazionale nel giugno 2013. È una frontiera bellissima: accogliere e accompagnare le famiglie nell’attesa del bambino, nella preparazione del battesimo, nei primi anni di vita del figlio.

Come conciliare la creatività delle sperimentazioni con una nuova stabilizzazione? Non tutte le esperienze potranno essere confermate dal nuovo corso. Che cosa ci riserva il futuro della catechesi?
Nessun esperimento è fine a se stesso, ma deve condurre a uno sguardo nuovo sulla realtà. Dunque giustamente i vescovi ora chiedono di arrivare a criteri condivisi. Questo però non significa mettere fine alla creatività e alla capacità delle diocesi e delle parrocchie di cercare continuamente, sotto l’azione dello Spirito, nuove strade per l’annuncio del Vangelo.

Riguardo alle sperimentazioni, emerge un’Italia a macchia di leopardo, a più velocità. Individua alcune prassi più interessanti e «profetiche»?
Se la catechesi, in ordine alla fede, è l’azione educativa principale delle comunità cristiane, credo che ogni vera esperienza di catechesi, anche la più semplice in comunità piccole, sia profetica. Ciò che importa è la presenza di una «comunità educante», cioè di un cammino di adulti che testimoniano la vivibilità del Vangelo. Non è un buon servizio alla catechesi istituire graduatorie di merito: vi sono diocesi ricche di mezzi e di personale specializzato che hanno elaborato cammini interessanti, ma vi sono anche chiese più semplici che nondimeno hanno manifestato una grande creatività. Mi sembra interessante piuttosto richiamare i quattro criteri «oggettivi» attraverso i quali abbiamo letto le sperimentazioni. Prima di tutto una diffusa riflessione e mentalizzazione diocesana (convegni, incontri con i sacerdoti, corsi per catechisti…); in secondo luogo un intervento autorevole del vescovo; terzo punto è una proposta organica dell’Ufficio catechistico diocesano; infine, l’invito alle parrocchie di attivare una sperimentazione. Questi quattro passaggi, anche se non tutti compresenti, riguardano ben oltre il 70 per cento delle diocesi.

Quali altre sottolineature sono emerse dai convegni regionali?
Le principali riguardano la catechesi per e con gli adulti, il coinvolgimento della famiglia, la formazione dei catechisti. La prima realtà è ancora la «grande assente» nelle comunità parrocchiali, mentre sono molto attivi movimenti ecclesiali e associazioni. È una frontiera fondamentale. Oggi la catechesi deve essere «adulta» nello stile e nei contenuti. Solo una comunità di adulti può dar vita a una catechesi autentica anche per i piccoli. Per quanto riguarda i catechisti, poi, è sintomatico che la richiesta di maggior formazione permanente sia venuta dallo stesso clero e dai seminaristi. Non si tratta solo di «attrezzarsi meglio», ma di «essere» nella giusta sintonia, per poter interpretare quei «terreni» che il Signore ci dona, nei quali gettare il seme del Vangelo.

Uno dei nodi posti in evidenza anche dai convegni regionali è l’ordine di conferimento dei sacramenti. Qual è la situazione attuale e quali le prospettive?
La discussione su questo delicatissimo tema – che interpella la riflessione teologica, liturgica e catechetica dell’intera Chiesa – è nell’agenda del Sinodo dei vescovi: immagino che dalla discussione e dalla successiva riflessione del Papa verranno autorevoli indicazioni. Sul fronte pratico credo che un «nodo» importante sia la proposta pastorale che comunque (a prescindere dall’età in cui viene conferita la cresima) viene fatta ai preadolescenti. La vera domanda riguarda il come oggi le comunità riescono a intercettare e a dialogare con quell’età difficile, delicata ma straordinaria, nella quale ci si apre alle grandi domande di senso, all’amare e al soffrire, al dono di sé, a quelle misteriose intuizioni che spesso sono orientanti per le scelte di tutta la vita. In questa tappa evolutiva non possiamo essere assenti o presenti con proposte educative che non convincono, perché troppo infantili o, al contrario, sovradimensionate rispetto alle loro capacità.
 
Educat

Ha fatto il suo esordio l’11 ottobre, a 50 anni esatti dall’inizio del Concilio Vaticano II.

È www.educat.it il nuovo portale catechistico italiano che rende disponibile, gratuitamente, tutti i testi dei catechismi in formato digitale, sia in versione navigabile, sia in versione sfogliabile. Già di per sé questo sarebbe un bel traguardo, ma l’aspetto forse più interessante del servizio offerto dall’Ufficio catechistico nazionale della Cei è un altro. Infatti viene messo a disposizione l’intero apparato sinottico, vale a dire che i diversi testi riguardanti lo stesso argomento compaiono sullo schermo l’uno a fianco all’altro, per poterli confrontare agevolmente. Utili anche i pop-up di navigazione, ovvero le finestre che si aprono sopra il testo con l’anteprima del riferimento ad altri catechismi o ai brani della Bibbia corrispondenti, presentati nelle traduzioni Cei 1974 e 2008 a cura del sito www.bibbiaedu.it L’ampio indice tematico e il motore di ricerca aiutano poi a utilizzare il portale. Educatori,  sacerdoti, studiosi, catechisti e tutte le persone curiose di capire come la Chiesa risponde alle domande dell’uomo avranno di che divertirsi.


Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017