Doppia cittadinanza, questione di cultura

La doppia cittadinanza non è questione di ottenere un altro passaporto, ma significa allargare rapporti familiari, ampliare orizzonti culturali, facilitare la partecipazione, portando nuovo ossigeno ai propri interessi e prospettive professionali.
11 Ottobre 2010 | di

Di recente ho incontrato una giovane coppia venuta dal Brasile per seguire la mostra cinematografica di Venezia. La moglie, Janete, dopo che il marito mi aveva espresso la contentezza di aver partecipato, appassionato com’è del mondo del cinema, a uno dei maggiori eventi culturali italiani, l’ha quasi interrotto con un’esclamazione gioiosa che mi ha colpito profondamente: «Lo sa padre, che da pochi giorni sono cittadina italiana!». Oltre alla felicità per aver raggiunto una meta tanto attesa, Janete mi ha anche spiegato come per lei questo obiettivo coincidesse con un impegno ben preciso, che ben esprime tutta la responsabilità che questa nuova cittadinanza comporta: «Adesso approfondirò la mia conoscenza della lingua italiana». E Lissandro, suo marito, le ha subito fatto eco, quasi a sottolineare l’importanza che per loro assume questo legame con la terra delle origini: «Ogni visita in Italia è per me un arricchimento di storia e di cultura. Questa volta torno in Brasile addirittura con un progetto: realizzare un film con il regista Gian Vittorio Baldi».

Più volte abbiamo dibattuto, su questo mensile, del significato e delle attese di tanti giovani oriundi italiani, per i quali l’acquisto della cittadinanza italiana non è questione di convenienza economica, ma equivale a una vera e propria crescita culturale: acquisire i benefici dell’appartenenza alla nazione italiana, infatti, sovente consente loro di intrecciare duraturi legami con la terra dei padri, con prospettive anche di instaurare rapporti con il mondo delle sue università e delle realtà imprenditoriali e industriali. Viviamo in un contesto in cui i rapporti e le conoscenze, attraverso gli strumenti d’informazione, trovano a livello internazionale sempre nuovi incentivi ed esperienze in atto che stimolano contatti, coinvolgimenti, progetti aperti al futuro. La doppia cittadinanza non è, allora, questione di ottenere un altro passaporto, ma significa allargare rapporti familiari, ampliare orizzonti culturali, facilitare la partecipazione agli eventi più significativi del Paese dei padri, portando nuovo ossigeno – com’è avvenuto per la coppia italo brasiliana – ai propri interessi e prospettive professionali.
Oggi, dunque, riaffiorano per questa richiesta nuovi significati: finalità che si differenziano dalle attese socio-assistenziali degli italiani che avevano lasciato la penisola per trovare un lavoro all’estero e che ora vivono grazie al beneficio della pensione. Il contesto umano e sociale è mutato, così come sono cambiate le relazioni e le convenzioni di sicurezza sociale che in tanti Paesi sono in crisi per una mancata ratifica o rinnovo, e per le maggiori difficoltà, da parte dei nostri connazionali, di ricevere le pensioni Inps in regime internazionale. Ma anche se questo problema, a causa della crisi di risorse, è particolarmente sentito, da parte del governo e delle istituzioni italiane non può mancare una maggiore disponibilità per la concessione della cittadinanza italiana, che in alcuni Paesi richiede ancora lunghe attese. Solo in Brasile ci sono 500 mila domande inevase. Nell’intervista al nostro mensile, il console generale italiano a San Paolo, Mauro Marsilli, esclude che questa «rincorsa alla cittadinanza italiana sia dovuta a motivi di mero opportunismo». Egli pensa piuttosto che «riscattare le proprie origini italiane attraverso l’ottenimento del passaporto, sia considerato una sorta di completamento della propria storia personale e familiare».
La domanda, da parte delle giovani generazioni, è dunque segno della crescita d’italianità nel mondo; un segno positivo che, unito ai dati sull’aumento dello studio della lingua e della cultura italiane (nonostante i tagli dell’ultima manovra economica proprio sui corsi d’italiano all’estero e sulle iniziative delle Regioni per rinsaldare i legami con gli oriundi), lascia ben sperare. Divenire cittadini italiani significa vivere un senso d’appartenenza che incrementa i legami con le memorie familiari, ma soprattutto offre prospettive e opportunità i cui benefici si riversano anche sulla stessa Italia che, incomprensibilmente, si dimostra poco sensibile a questa richiesta.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017