Dove vai, famiglia?

Recenti indagini lo hanno confermato, ma da tempo si sa che in Italia non c’è più la famiglia, modello unico, ma tanti modi diversi di essere famiglia, mettendo sotto questo nome tutti i tipi di unione possibili e immaginabili: dalle coppie di fatto etero
01 Febbraio 2002 | di

Un giorno ho chiesto a un bambino: «Come si chiamano i tuoi genitori?». Mi ha fissato con gli occhi tristi senza darmi una risposta`€¦ Mi sono sentito imbarazzato. Ho capito che parlare di famiglia oggi, soprattutto con i bambini, è diventato sempre più difficile. Conosciamo tutti `€“ spesso per esperienza diretta `€“ i disagi che stanno vivendo i nuclei familiari: lo sanno i genitori preoccupati dell`€™educazione dei figli, lo sanno i fidanzati intimoriti da un futuro incerto che si prepara davanti a loro, lo sanno i «nuovi» nonni impegnati, con i nipoti, a supplire i ruoli latitanti di mamme e papà .

Il disagio è ancor più palpabile quando le statistiche ci parlano del crescente numero di convivenze e di coppie che decidono di non avere figli; della diminuzione dei matrimoni e del parallelo aumento delle separazioni e dei divorzi; delle molte persone che sempre più scelgono di vivere da sole, single, come oggi si dice.

Gli esperti di problemi familiari hanno dato anche un nome a questo fenomeno: «pluralizzazione delle famiglie» o delle forme familiari. «Con tale espressione `€“ spiega il professor Pierpaolo Donati docente di Sociologia della famiglia presso l`€™Università  di Bologna `€“ si allude al fatto che la società  attuale e prossima ventura anziché avere un solo modello di famiglia (o un modello prevalente) ne farebbe emergere `€œmolti`€: ma quanti e quali? La riposta che sembra prevalere tra i pubblici occidentali dice: tanti modelli familiari quanto gli individui ne possono scegliere in base a gusti e preferenze personali. Parlare di pluralizzazione della famiglia equivale a legittimare l`€™idea secondo cui sarebbero da considerare famiglie tutte le forme di convivenza, con o senza matrimonio, fra sessi diversi o uguali, con due genitori o uno solo, fino a tutte quelle aggregazioni di vita, quali che siano il tempo di durata e le modalità  dei legami».

Questa tendenza è stata rapidamente recepita a livello legislativo. Infatti, l`€™Unione europea ha approvato, alla fine dell`€™anno 2000, una «Carta europea dei diritti» che riconosce, appunto, il diritto a formare una famiglia, ma senza definirla e rimandando ogni specificazione alle singole legislazioni nazionali: in pratica l`€™Europa, adottando la politica dello struzzo, pensa alla famiglia come una scatola vuota, che ognuno può riempire come vuole.

di Riccardo Giacon

 

Il rapporto del Cisf

Di queste trasformazioni si occupa da anni il Cisf (Centro internazionale studi della famiglia) che nell`€™ultimo Rapporto sulla famiglia in Italia, (Identità  e varietà  dell`€™essere famiglia: il fenomeno della pluralizzazione) individua due ambiguità  di fondo sulla famiglia oggi: la prima è che il termine famiglia possa e debba adattarsi a tutte le forme di convivenza, liberamente scelte dagli individui; la seconda, che il percorso oggi in atto sia indirizzato in modo univoco verso nuovi modi di socialità  opposti, o comunque diversi, da quelli che definiscono la famiglia tradizionale.

La sfida è evidente: è in gioco l`€™affermazione dell`€™identità  specifica della famiglia contro le tendenze relativistiche del nostro tempo che assimilano tutti i rapporti sociali a modelli di consumo e la famiglia un optional ormai superato.

Parlare di «nuove famiglie» `€“ spiega Donati `€“ genera solo confusione, di fatto in questo modo ci si riferisce a quelle condizioni familiari frutto di separazioni e divorzi, oppure le unioni libere, dette anche «coppie di fatto».

Il Rapporto del Cisf propone di distinguere la famiglia dalle altre forme di vita in comune. Quando si dice di alcuni che «sono una famiglia» per indicare legami di affetto e di solidarietà  che li lega, famiglia propriamente non lo sono. Così non sono famiglia certe unioni libere, di amicizia o di convivenza stretta fra persone. Sono forme degne di attenzione: occorre distinguerle per la loro diversa natura, il tipo di tutela e di trattamento che la società  può riservare a ciascuna di esse. Il problema di regolare le «nuove» forme di famiglia si risolve dando la giusta rilevanza a queste scelte private all`€™interno delle politiche sociali.

La tendenza a una gestione privata della famiglia non giustifica il fatto che la famiglia sia lasciata sola dalla società , soprattutto nel delicato momento in cui ha inizio. In questa linea non è sostenibile la presa di posizione neutrale dello Stato in nome delle scelte individuali e della tendenza a considerare i patti matrimoniali sempre più una faccenda privata. La famiglia è definita come bene comune della società  ed è portatrice di diritti e di doveri basati sulla relazione di coppia e sui figli. Per questo ogni politica sociale si misura su programmi che guardano con attenzione alla famiglia nelle sue diverse fasi e situazioni: aiutare i giovani a formare la famiglia, sostenerla nel suo sviluppo, promuovere la responsabilità  educativa dei genitori, provvedere a strumenti assistenziali e previdenziali adeguati a tempi ed esigenze della famiglia.

 

La famiglia lunga

Se diamo uno sguardo più dettagliato alla realtà  italiana, possiamo cogliere un quadro stabilmente centrato sul modello dominante della coppia con figli. Viene confermata la crescita del numero degli anziani e la scarsissima propensione a fare figli di cui l`€™Italia detiene saldamente il primo posto in Europa. Lo stesso calo del numero dei matrimoni è indipendente dal progressivo orientamento verso forme di unione non istituzionalizzate.

La vera novità  in Italia è ancora «la famiglia lunga del giovane adulto»: la crescente presenza di giovani nella famiglia di origine, nella quale rimangono anche fino ai 35 anni, rimandando il matrimonio e la decisione di vivere in una casa propria. «La famiglia made in Italy `€“ afferma il professor Gian Carlo Blangiardo, direttore del dipartimento di Statistica nell`€™Università  degli studi di Milano-Bicocca `€“ ha in genere saputo resistere al richiamo della concorrenza di modelli alternativi a si avvia ad affrontare il nuovo millennio nel segno di una tradizione ancorata a un solido sistema di valori. Ciò che essa sembra chiedere oggigiorno alla società  e alla politica è solo la possibilità  di adattarsi al cambiamento e alle nuove problematiche di un mondo sempre più ricco di trasformazioni, senza per questo snaturarsi o doversi omologare a modelli che non sono propri della vita e della cultura del nostro Paese».

 

Il Forum delle associazioni familiari

Insieme per fare di più

Nove anni di intensa attività  mirata a sensibilizzare l`€™opinione pubblica sul tema della famiglia; a sollecitare la partecipazione delle famiglie alle attività  associative; a formulare proposte concrete su cui far convergere le istituzioni: è la scommessa del Forum delle associazioni familiari. Il forum nasce da un`€™intuizione concretizzata nel 1993 e che a distanza di anni dimostra di essere profetica ed efficace: portare all`€™attenzione del dibattito culturale e politico italiano la famiglia come soggetto sociale.

Ciò significa comunicare alle famiglie la necessità  di esserci, perché la famiglia non può essere considerata un fatto privato dei singoli individui: occorre dar voce ai loro bisogni e ai loro diritti presso le istituzioni. «Noi siamo portatori di diritti `€“ afferma Luisa Santolini, presidente delle associazioni familiari `€“ che devono essere riconosciuti e non semplicemente accordati. Nel panorama europeo il forum è una novità . Un cartello di associazioni così non si registra da nessun`€™altra parte».

Del forum fanno parte 35 associazioni e 20 comitati regionali dove sono rappresentate le esigenze di tre milioni e mezzo di nuclei familiari. «Lo diciamo a chiare lettere `€“ prosegue la Santolini `€“ la famiglia non è questione cattolica, quasi che essa fosse semplicemente la specifica forma di convivenza dei credenti, come molti vorrebbero far credere. Essa riguarda tutti i cittadini». Al centro del dibattito con le istituzioni troviamo temi fondamentali: «Il forum sta combattendo `€“ continua la Santolini `€“ per una Finanziaria più equa, una legge sulla fecondazione assistita rispettosa delle famiglie e del bambino che nascerà ; una riforma dei cicli scolastici attenta ai tempi di crescita dei ragazzi e che preveda organi collegiali con un ruolo importante delle famiglie; infine, il problema del lavoro che prevedrà  tempi lunghi, ma dobbiamo immaginare più flessibilità , part-time e logiche di lavoro a misura di famiglia».

Certo i problemi organizzativi all`€™interno del forum non mancano: «Siamo appena agli inizi ed è una vita difficile. Dobbiamo ricordare che tutto è basato sul volontariato, per cui le risorse umane ed economiche sono molto scarse. Senza dubbio, i comitati regionali avranno un ruolo sempre più incisivo perché molte delle politiche familiari si giocheranno sempre di più a livello locale». Il patto associativo delle associazioni familiari trova la sua ispirazione ideale e programmatica nella Carta dei diritti della famiglia promulgata dalla Santa Sede e firmata da Giovanni Paolo II il 22 ottobre 1983.

Qual è il rapporto del Forum delle associazioni familiari con la Chiesa? «Abbiamo avuto `€“ dice la Santolini `€“ un sostegno e un riconoscimento dal Santo Padre e poi dalla Conferenza episcopale italiana che hanno scommesso sul ruolo dei laici e sulla autonomia dei laici. E noi ci siamo assunti questa responsabilità  sostenuti dai nostri pastori. Sostenuti da una Chiesa che vede e spera in noi per costruire il futuro».

Tra i motivi di una crisi.Oltre l`€™attrazione

Il matrimonio e la famiglia è abbandonarsi alla forza suprema dell`€™amore che inizia dal desiderio, ma deve arrivare alla magia e alla conoscenza.

di Renzo Zocca

La famiglia inizia dalla coppia e la coppia è vocazione come il sacerdozio, come l`€™arte e come tanti altri destini in cui la presenza di Dio si fa bellezza.

Per tanto tempo il cercarsi reciproco dell`€™uomo e della donna, quel cercarsi che è un ritorno al Paradiso terrestre e che ha in sé desiderio, magia e conoscenza è stato banalmente definito attrazione e con altrettanta banalità  oggi viene rappresentato dal cinema, da certa letteratura e giornalismo diffusi superficialmente. L`€™attrazione è solo una minima parte del seme che Dio infonde in due esseri destinati all`€™incontro ed è tanto più piccola quanto più l`€™attrazione si riduce al semplice desiderio.

Uno dei motivi per cui oggi la coppia non resiste è che scambia l`€™amore con l`€™immediata attrazione del desiderio. Per il desiderio noi non siamo unici, siamo tanti, come gli oggetti, oggi ne desideri uno, domani un altro, e domani un altro ancora. Solo l`€™amore ci rende unici. Con questo non si sostiene che il desiderio sia poco: il desiderio è l`€™incanto che fa camminare l`€™uomo nel mondo. Si cammina perché si desidera e in quanto si desidera si va alla scoperta del creato, dal mondo all`€™Universo. Conosciamo le stelle perché le desideriamo, non viceversa.

Ma il desiderio è breve, sottile, volatile, perché è la pelle del cuore, lo strato rosso e avvenente, ma superficiale, senza suono. È l`€™incanto che attira, ma poi bisogna ascoltare.

Se l`€™amore tra un uomo e una donna è vocazione ha in sé la Trinità : il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Il Padre è la fonte d`€™amore, il mistero che crea l`€™acqua, il Figlio è la sorgente che la fa nascere e scorrere, lo Spirito Santo la fa limpida, vivificante, sapiente. In questa Trinità  vive la famiglia.

L`€™amore non si impone

Per anni la Chiesa forse ha imposto l`€™amore della famiglia. Ma l`€™amore non si impone mai: si fa nascere, scorrere e, soprattutto, conoscere. Per anni si è detto che un uomo e una donna giunti a una certa età  dovevano sposarsi. Cos`€™è questo dovere? Se il dovere rimane solo una legge fatta di desiderio e di imposizione, una volta superato il desiderio, prima o poi viene rifiutato. Come oggi viene rifiutato.

I problemi che la famiglia sta attraversando non sono solo plausibili ma anche indicativi di un nuovo passo che la Chiesa, in quanto Spirito Santo e quindi conoscenza d`€™amore, deve compiere.

Fino ad oggi il dovere della famiglia è stato eccessivamente identificato con la Legge e alla legge prima o poi l`€™uomo si ribella, perché l`€™uomo è stato creato per oltrepassare qualsiasi legge del mondo. È stato creato per andare oltre ogni legge, tranne una: l`€™Amore, quell`€™unico amore che è forte, indissolubile, bellissimo che non può essere che Legge, quando la Legge non è regola ma abbandono alla forza suprema dell`€™Amore.

Il matrimonio e la famiglia è abbandonarsi alla forza suprema dell`€™amore che inizia dal desiderio, ma deve arrivare alla magia e alla conoscenza. Quante volte alle coppie in crisi noi sacerdoti diciamo: fai così, perché devi fare così! Quante volte, invece, ci siamo fermati a raccontare `€“ Gesù raccontava molto `€“ che cosa siano la magia e la conoscenza all`€™interno di una vocazione?

Abbiamo parlato di dolore, sacrificio, sopportazione. Abbiamo chiesto all`€™uomo e soprattutto alla donna un sacrificio fine a se stesso che oggi la donna non è più disposta a fare, raccontare come anche il sacrificio supremo, quello della Croce, non sia mai stato fine a se stesso.

Quando oggi vedo una coppia e una famiglia in crisi chiamo Dio perché mi faccia ritornare sulla mia e sulla loro vocazione. La vocazione è una strada che attraversa valli verdeggianti, rocce solitarie, pendii difficili, prati fioriti e gole dolorose.

A volte c`€™è il sole, a volte c`€™è la neve, bianca e fredda e bollente, a volte c`€™è tanta nebbia, a volte c`€™è proprio buio. Questo è l`€™amore: alla facile bellezza del desiderio subentra l`€™estasi gioiosa e tormentata della Bellezza. Un lavoro fatto di un passo al giorno, di una parola al giorno, di un silenzio al giorno, di un sorriso al giorno.

Nessun atleta può saltare in alto, più in alto e ancora più in alto, se non si allena.

Questione di allenamento

Allenarsi vuol dire preparare muscoli adatti a sopportare uno sforzo che può diventare superiore anche alla nostra volontà . Uno storico famoso scrisse che l`€™uomo è un anfibio: partecipa della natura della terra e della natura dello Spirito. Tutte le vocazioni dell`€™uomo sono stimolate dalla terra, si pensi a san Francesco e al suo incanto di fronte al fuoco e al vento, al suo desiderio del fuoco e del vento, ma poi per vivere devono elevarsi fino allo Spirito. Anche nella coppia il desiderio partecipa del corpo e dello Spirito, ma è proprio questa partecipazione allo Spirito che non è mai stata sufficientemente spiegata, anzi raccontata.

Tanti in questi giorni avranno visto Harry Potter. Noi credevamo che la magia fosse una bacchetta magica che, una volta impugnata, ci faceva ottenere ciò che volevamo. Ma non è il mago che sceglie la bacchetta, è la bacchetta che sceglie il mago, per questo la magia è una scuola a cui si arriva attraverso un binario invisibile e in cui gli esami si passano giocando in volo ma scendendo nei sotterranei ad affrontare mostri con Intelligenza, coraggio, ma soprattutto, come dice il vecchio mago, con Amore.

Soltanto se il seme muore dà  frutto; se il seme non muore si secca. Oggi nella famiglia sta succedendo questo: quando termina il seme del desiderio, non si è più disposti a morire per creare la magia della conoscenza. Quando la coppia viene chiamata da Dio e risponde alla vocazione inizia la strada. Inizia perché desidera frate Vento e frate Fuoco, ma poi deve trovare la magia di frate Vento e frate Fuoco, e, infine, deve conoscerli, perché nella coppia e nella famiglia si realizza la Trinità : Padre e Figlio e Spirito Santo. Nel padre ci si ama, nel figlio si muore e si rinasce alla Conoscenza dell`€™Amore che è Spirito Santo.

Quando l`€™uomo e la donna si avvicinano, il significato della loro vita insieme è la conoscenza di Dio che nasce in loro, nel rapporto dell`€™uomo con l`€™altro. Lo scambio di Dio tra due creature è la conoscenza d`€™amore più elevata che Dio abbia voluto, per questo nella Sacra Famiglia è annunciata da un Angelo.

 (Ha collaborato Elena Gaiardoni)

Lunga vita alla famigliaEppure c`€™è

«Peccato davvero `€“ scrive Curzio Maltese su «La Repubblica» `€“ che la Famiglia non esista più. Lo sanno in tutta Europa e ovunque la politica cerca di inventare nuove soluzioni per la nuova struttura della società  (...). L`€™esplosione del nucleo familiare, del bunker che per millenni ha protetto gli uomini dalla fame e dai pericoli del mondo, nel ricco Occidente è un dato di fatto irreversibile, piaccia o no. Nascono meno figli e allo stesso tempo si moltiplicano le richieste di adozione, i singoli sono raddoppiati in pochi anni e molti sono anziani, crescono separazioni e divorzi». Eccetera. Maltese non ha torto. La Famiglia (maiuscola) è assai dimagrita. Però.

Però non è vero che non esiste più. Esiste eccome. Non va in televisione, certo. Non frequenta i salotti degli showmen, non si esibisce in pubblico, non celebra se stessa come invece tendono a fare troppe minoranze aggressive. Attorno alla famiglia (minuscola, per delicatezza; e singolare) si produce il fenomeno massmediale che Noelle Neumann, ricercatrice tedesca, fondatrice, nel 1947, dell'Institut fur Demoskopie Allensbach a Mainz, chiama la «spirale del silenzio». Che cosa accade? Prendiamo due genitori adulti di una famiglia, al singolare. Che a questo punto è bene definire, sia pure in modo approssimativo, due sposi che si impegnano a essere fedeli per sempre e, con l`€™aiuto di Dio, ad avere dei figli, abitando sotto lo stesso tetto. Prendiamoli, dunque. Sono convinto che il loro modo di fare famiglia non solo sia buono per loro, ma sia anche quello che maggiori benefici può portare ai singoli individui e all`€™intero corpo sociale; perché garantisce stabilità , educazione ai figli, aiuto reciproco. Perché è lì che si può vivere pienamente vocazione all`€™amore inscritta in ogni cuore umano. A poco a poco, soprattutto attraverso i mass-media, televisione in testa, avvertono che il loro modello di famiglia è sempre più screditato. Si sentono sempre più isolati, hanno la netta percezione che le loro opinioni stiano indebolendosi, si fanno via via più insicuri. Gli altri parleranno sempre più forte, loro staranno sempre più zitti. Il punto dì vista dominante diventerà  quello demolitore della famiglia...

Ma la famiglia è morta davvero? Pur non essendo maggioranza, non è per caso vittima di una spirale del silenzio? La storia è piena di morti apparenti, tornati improvvisamente in vita per il semplice motivo che non erano morti affatto.

Annalisa Borghese e Umberto Folena in Benedetta famiglia.Come e perché vivere i valori cristiani e crescere felici, Edizioni dell`€™Immacolata, Bologna

 

La famiglia, festa del sì

La famiglia è... il grande «sì» dell`€™uomo e della donna, l`€™accettazione `€“ fiduciosa e trepida `€“ del progetto divino; la risposta alla sua fiducia. Concretamente, diventa il «sì» alla vita pronunciato sotto il segno dell`€™amore. Dapprima è il «sì» dell`€™uomo alla donna: la continuazione dello stupore soddisfatto riferitoci dal più antico ed eterno canto d`€™amore, «essa è carne della mia carne e ossa delle mie ossa». È il riconoscimento, nella diversità , di una pari dignità , fondata sull`€™eguaglianza della stessa origine in Dio e di una complementarità  tesa a realizzare in pienezza lo stesso uomo (...).

La famiglia è il «sì» dell`€™uomo e della donna alla vita: il «sì» della fecondità  naturale e spirituale, il «sì» della continuità  accordata e sempre rinnovata al progetto creativo di Dio che, concretamente, si realizza nei figli. «Sì» generoso e pensoso che si fa impegno serio ed esistenziale, gravido di conseguenze, comportante fatiche di ogni genere che modificano e assorbono la vita intera. Segno, tuttavia, di ottimismo e fiducia nel futuro (...).

La festa della vita e del «sì» continua e si approfondisce con la partecipazione del Cristo, quando a Cana di Galilea si asside, unitamente a sua madre Maria alla mensa del matrimonio di due sposi anonimi. È partecipe della festa umana che consacra l`€™amore dei due giovani e rivela una dimensione nuova del matrimonio, quella sacramentale. Gesù fa del matrimonio umano il segno dell`€™amore più grande: il suo Amore che si fa donazione totale, senza riserva alcuna, senza ripensamenti.

Amore definitivo che ottiene massima espressione sulla croce. Come dire: anche il vostro amore deve essere così, io ve ne ho dato l`€™esempio.

In questo contesto sacramentale e chiaramente cristiano non trovano posto concezioni aberranti, oggi ampiamente diffuse. Saggiamente e con spirito evangelico un cardinale recentemente scomparso (Vincenzo Fagiolo) afferma: «La famiglia deve essere saggiamente e adeguatamente tutelata, perché è nella famiglia che le diverse generazioni si incontrano e si aiutano vicendevolmente per raggiungere una saggezza umana più completa... Costituiscono gravi devianze e deleterie insidie a questo fondamentale bene il divorzio, il libero amore, le unioni di fatto, le unioni innaturali, le unioni di solidarietà . Le autorità  civili devono considerare come un sacro dovere rispettare, proteggere e favorire la vera natura del matrimonio e l`€™alta missione della famiglia fondata sul matrimonio, la moralità  pubblica e la prosperità  domestica».

Monsignor Giuseppe Torti, vescovo di Lugano (Giubileo delle famiglie)

Testimonianza.

Una semplice famiglia cristiana

Le coppie che cercano di vivere quotidianamente il Vangelo esistono ancora e non sono poche. Abbiamo dato voce a una di esse, per cercare di capire come sia possibile oggi aderire a una proposta controcorrente.

 

Un visetto vispo, incorniciato da due irresistibili codini, mi corre incontro per darmi il benvenuto: è Anna, un`€™ondata di allegria e vivacità . Saltellando, finge indifferenza; in realtà , controlla ogni mia mossa. I suoi occhi grandi ed espressivi sembrano dire: «Vediamo un po`€™ questa qui chi saluta per primo: me o Matteo, il fratellino appena arrivato`€¦». E quando vede che è lei la prescelta e che proprio a lei chiedo di accompagnarmi a vedere il piccolino, spalanca in un enorme sorriso prima gli occhi e poi la bocca.

È andata. Anna ora gioca tranquilla, vicino a mamma Claudia e papà  Diego. E noi possiamo cominciare la nostra chiacchierata.

Claudia, Diego, Anna e Matteo Gheller abitano in provincia di Venezia. I genitori trentenni, Anna quasi quattro anni e Matteo di appena cinque mesi. Diego è dipendente statale, Claudia fa l`€™assistente sociale in una casa di riposo a un centinaio di metri dall`€™abitazione. «Ho cambiato lavoro da poco `€“ informa `€“, prima ero assistente sociale in un comune a trenta chilometri da casa, ma non avevo abb

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017