È ora di andare in viaggio su Marte
Se passate dalla vostra agenzia di viaggi, lasciate un appunto per una prenotazione: non si sa mai, la cosa potrebbe capitarvi in, diciamo, tempo utile. Un viaggio in aereo su Marte, anziché a Londra o New York, sarebbe un'esperienza pur sempre fuori dal comune. È tutt'altro che fantascienza: il Politecnico federale di Losanna, in Svizzera, sta lavorando al progetto di un mini aereo in grado di solcare i cieli del pianeta rosso, su incarico dell'Esa, l'Ente spaziale europeo. E un prototipo potrebbe già venire collaudato da qui a pochi mesi.
L'idea è semplice quanto geniale: mettere a punto un velivolo in grado di volare in orbita marziana sfruttando l'energia solare. Si tratterà , per il momento, solo di un modellino, con un'apertura alare di tre metri e del peso di non più di tre chilogrammi; ma se dovesse dimostrare di funzionare nel collaudo sulla Terra, allora si penserebbe alla sua traduzione in scala normale, per metterlo in esercizio... Certo, per ora non sono previsti uomini a bordo; ma non si sa mai, con l'evoluzione della tecnologia magari, se non noi, i nostri nipoti potrebbero levarsi la soddisfazione.
Sta di fatto che l'esperimento di Losanna è l'ennesima dimostrazione di come Marte, in questi ultimi mesi, sia diventato assolutamente di moda, occupando teleschermi e prime pagine di giornali, e diventando di fatto la prossima tappa dell'uomo nello spazio, nel giro di pochissimi anni: i robot, che nelle scorse settimane l'hanno raggiunto, sono solo l'avanguardia di più corpose spedizioni che in un futuro ormai dietro l'angolo prevederanno la presenza di uomini.
È la conseguenza di un lavoro a tappeto che è iniziato una quindicina di anni or sono, e che ha raggiunto un primo importantissimo risultato alla fine del gennaio scorso, quando è stata trovata acqua gelata sul pianeta nostro vicino di casa nel sistema solare. Merito della sonda europea Mars Express, un aggeggio di neanche cinque metri cubi - costato peraltro 300 milioni di euro - che è riuscito a individuare la presenza di acqua sotto forma di ghiaccio, e in quantità consistente, al polo sud marziano; e questo, sia detto tra parentesi con una punta di orgoglio nazionalista, grazie anche a un contributo italiano, visto che è made in Italy (è stato approntato dall'Istituto nazionale di astrofisica di Roma) lo spettrometro che ha trovato l'acqua.
Ma perché questa scoperta è così importante? Semplicemente perché dove c'è l'acqua c'è (o c'è stata) vita; dunque, gli scienziati hanno fatto il primo passo per dare risposta a un interrogativo vecchio di secoli, e riproposto con forza nell'ormai lontano 1965, quando la sonda americana Mariner 4 si era avvicinata, per la prima volta nella storia dell'umanità , al pianeta rosso, inviando a Terra le immagini della superficie marziana, con i suoi caratteristici crateri. Allora Marte sembrava un deserto, assolutamente inospitale; oggi la prospettiva cambia, e può darci risposte importanti per capire come la vita sia giunta e si sia sviluppata nel nostro sistema solare.
La sonda europea ha tutt'altro che esaurito il suo compito, comunque: in queste settimane è impegnata nella ricognizione a tappeto di oltre due milioni di chilometri quadrati di superficie marziana, con lo scopo di ricavarne una mappa tridimensionale in grado di farci vedere nitidamente oggetti a partire da una grandezza di una decina di metri. Come dire che, dopo secoli di curiosità inappagata, riusciremo a ficcare il naso in casa del nostro vicino. Che in fondo abita appena a 55 milioni di chilometri da noi.