E’ risorto

NELLA VITA
La paura della morte

di Umberto Folena

 Quanto peso ha la paura della morte nella nostra vita? Una paura che, a sentire gli esperti, esorcizziamo in cento modi diversi. L`€™ansia del potere, il dominio sugli altri esseri umani? Nient`€™altro che un modo, il più frequente, di vincere quella paura. Esercitando potere sulla vita altrui, il potente riesce a «dimenticare» di essere egli stesso, come tutti, sottoposto al potere finale della morte. Per Beniamino Placido la stessa determinazione con cui molti sono favorevoli alla pena di morte obbedisce, alla fine, a questa stessa logica: dando la morte agli altri, esorcizzano la realtà  che vede ogni uomo «condannato a morte» al momento della nascita. Il potere. Il denaro. Lo stesso consumismo, ossia la ricerca del potere assoluto sugli e degli oggetti e, tramite essi, sui nostri simili. Esorcizziamo la morte, sostanzialmente, in due modi: nascondendola e negandola è il primo. Esibendola è il secondo. I reparti esclusivi degli eserciti, gli «arditi» di ogni epoca e bandiera, amano circondarsi di segni di morte, teschi e inni sprezzanti, tutti gesti di sfida. «Viva la muerte», gridavano i falangisti spagnoli. «Non ti temiamo, anzi ti sfidiamo». Esibiscono i simboli della morte, minacciando di infliggerla ai nemici. Ma sono tutti modi per esorcizzarne il potere.
«L`€™uomo è reso schiavo per tutta la vita dalla paura della morte», ricorda san Paolo nella Lettera agli Ebrei (2,15). Come liberarsi della schiavitù? Negli ultimi anni è diventata protagonista la scienza. La biochimica cerca di prolungare la vita. Sempre di più. Fino a far intravedere sogni (o incubi?) di immortalità . È l`€™obiettivo del «Centro Geron» fondato dieci anni fa dal miliardario texano Miller Quarles. Di chi conduce ricerche sui telomeri, responsabili (pare) dell`€™invecchiamento delle cellule.
Un anno fa il «Sunday Times» annunciava che Rose aveva isolato nei moscerini della frutta dei geni dalle qualità  straordinarie, capaci di rigenerare le cellule mantenendole in uno stato di «eterna giovinezza». E nei mesi scorsi si è meritato le prime pagine delle riviste l`€™italiano Pelicci per aver scoperto il gene «p66shc», responsabile (anch`€™esso) dell`€™invecchiamento delle cellule.
Sogni folli? Fino a un certo punto. Basti pensare che in Italia, nel corso del Novecento, l`€™aspettativa di vita si è quasi raddoppiata. Era di 48 anni nel 1955, è di 77,4 oggi, e si prevede sarà  di 82 nel 2025. Nel 1900 gli ultracentenari erano appena cinquanta, oggi sono 5 mila.
Il cristianesimo però non professa l`€™immortalità , ma la resurrezione dei morti. Attraverso la morte bisogna passare, con la speranza consegnataci da Gesù, morto e risorto. Che con la morte ha fatto i conti. Scrive Enzo Bianchi, priore di Bose: «L`€™uomo è uomo se non ambisce il tutto, dice l`€™interdetto di mangiare dell`€™albero della conoscenza del bene e del male nel giardino dell`€™Eden; l`€™uomo si umanizza a misura che assume come costitutivi della propria umanità  i limiti della temporalità  e della morte; l`€™uomo si conosce se riflette sulla morte».