Effetto Eco

L'italiano è la terza lingua più studiata oltralpe. Eco, Camilleri, De Luca e Tabucchi sono tra i romanzieri contemporanei più letti. Tengono i classici: Dante, Boccaccio, Petrarca e Machiavelli.
21 Maggio 2007 | di

Parigi

A Parigi, la lingua e la letteratura italiana si possono studiare in quattro Università. Alla Sorbona ci sono circa un migliaio di studenti che seguono, a diversi livelli, i corsi di lingua e letteratura italiana. «Per quanto riguarda la laurea in Lingua e letteratura italiana, abbiamo circa trecento studenti», ricorda il professor François Livi, direttore dell’UFR, l’Unité de Formation et de Recherche per l’italiano e le lingue romanze.

Bettero. Quali programmi di scambio esistono tra la Sorbona e le Università italiane?

Livi. Erasmus esiste da molti anni ma da tempo abbiamo programmi di scambio vivace e positivo, sia per docenti che per studenti, con parecchie Università italiane: Firenze, Venezia, la Cattolica di Milano, Roma Tre, Napoli, Bologna.

Quanto conta la cultura italiana in Francia?

Un primo dato significativo è che in Francia, nelle Scuole Secondarie che equivalgono, in Italia, al Liceo e all’Istituto Tecnico, l’italiano è la terza lingua studiata. La prima è l’inglese, la seconda è lo spagnolo, mentre l’italiano da due anni ha scavalcato il tedesco le cui posizioni erano tradizionalmente molto solide. L’interesse per la cultura italiana è molto vivo e sentito in vari ambiti: dalla moda al cinema, all’economia, al mondo degli affari; non è legato solo agli aspetti artistici e letterari tradizionali ma coinvolge anche altre sfere d’attività.

Il Rinascimento italiano è universalmente considerato come un punto di forza della cultura italiana nel mondo. Per la Francia, storicamente, che cosa ha rappresentato?

Il Rinascimento è un punto di riferimento fondamentale, e quindi ogni specialista del Rinascimento francese conosce la letteratura italiana che, per molti aspetti, è una cultura «classica», sia in campo artistico, che in campo letterario, o della filosofia politica. E non penso solo a Machiavelli. Partendo dai classici, Dante negli ultimi vent’anni, ha avuto circa quattro, forse cinque nuove traduzioni della Divina Commedia. E poi, naturalmente, Boccaccio, Petrarca. Anche per questi ci sono nuove traduzioni, oltre ai grandi poemi cavallereschi. Tra i più vicini a noi vorrei ricordare Goldoni, Alfieri, Pirandello, e poi Buzzati che ha goduto di una fama eccezionale in Francia, ma anche Calvino.

Tra gli autori italiani dell’ultima generazione: Erri De Luca, Camilleri, Umberto Eco, Magris, Del Giudice, chi riscuote un successo maggiore?

A livello di diffusione c’è stato il caso Eco, in Francia come in tutto il mondo. Per gli altri autori si potrebbero aggiungere Tabucchi e Del Giudice. Ma occorre tenere presente che negli ultimi anni, il numero di traduzioni dall’italiano è cresciuto parecchio. Gli autori contemporanei sono tradotti quasi tutti, poi a livello di vendita e di diffusione, dire che Camilleri, De Luca e Tabucchi sono molto apprezzati. Tra i meno noti conosciuti in Italia, c’è un grande romanziere contemporaneo, Eugenio Corti, che ha avuto un grande successo in Francia e in altri Paesi europei proprio per questa sua straordinaria capacità di rivisitare la storia contemporanea ma con problematiche molto profonde sull’ingiustizia, il male e la guerra.

C’è un diffuso e sensibile calo della lettura nei Paesi occidentali. Questo fenomeno si registra anche in Francia?

Anche in Francia c’è stato un calo notevole della lettura a causa della Televisione innanzitutto. Il gusto per la lettura credo, però, sia più elevato rispetto ad altri Paesi europei e rispetto l’Italia, ma è una battaglia continua, dal punto di vista culturale, quella che vede lo stimolo alla lettura perché molto spesso, anche tra gli studenti universitari, rispetto a dieci anni fa, si rilevano abitudini molto più labili alla lettura che non sia condizionata solo dagli esami ma motivata dall’interesse personale.

Che futuro vede per le lingue nazionali nell’Europa odierna e nel mondo globalizzato? Saranno vittima dell’omologazione, come temeva Pasolini, oppure perderanno sempre di più terreno a favore di inglese, cinese e magari dell’arabo?

Il pericolo immediato è quello di ridurre o cancellare le culture europee, straordinariamente ricche e diverse, per usare un inglese approssimativo che può essere utile come lingua di comunicazione ma non come lingua di cultura. Credo che in alcuni Paesi ci si stia muovendo nella direzione giusta cioè quella di diversificare l’insegnamento delle lingue e delle culture straniere non perché si possa, un giorno, parlare tutte le lingue dell’Unione europea ma perché non ci si limiti ad una sola lingua nazionale per poi avvalersi di una specie di koiné inglese per comunicare.

Nel confronto poi con civiltà non europee, credo che il cosiddetto «scontro di civiltà», in fondo nasca proprio dall’ignoranza reciproca delle diverse culture. Lo studio effettivo di culture che spesso si presentano come antagoniste, permette infatti una maggiore comprensione senza rinunciare alla nostra identità. Noi Paesi dell’Europa occidentale non dobbiamo perdere il senso e il valore delle nostre radici e tradizioni, cioè i classici latini e greci ma soprattutto il «grande codice», cioè la Bibbia, come fonte della nostra cultura.

L’Italia ha la Società Dante Alighieri, gli Istituti Italiani di Cultura all’estero, e conta numerose associazioni che promuovono la lingua e la cultura italiana nel mondo, ma tutti riescono a fare molto poco rispetto, per esempio, all’Alliance Française. Come fanno i francesi a promuovere così bene la loro identità culturale nel mondo? Ci sono dei segreti che noi italiani dovremmo imparare?

Voglio ricordare che la Francia è un Paese unito da molti secoli e quindi c’è una tradizione anche in questo campo che non esiste in altri Paesi europei, almeno in Italia; c’è poi il peso specifico dei francesi nel mondo, anche se sta diminuendo. Questo, in passato, era molto forte anche in virtù della presenza della Francia in molti Paesi del mondo, integralmente o parzialmente francofoni. E per questo ha goduto di un fattore di vantaggio in più.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017