Enrico Finzi: attenti alla solitudine tecnologica (2-fine). Il futuro dei mass media

I media devono essere filtrati dalla costante valutazione critica da parte di ogni individuo, e integrati dall’esperienza sociale. Il rischio più subdolo? La banalizzazione del reale.
01 Maggio 1999 | di

L' editoria italiana per l' estero è un grande malato: ha bisogno di risorse economiche adeguate e di un' apertura mentale verso il mondo italofono. Anche le recenti vicissitudini che hanno interessato Rai International sono difficilmente capite all' estero e ancor meno in Italia. Ci sono insomma segnali evidenti di una involuzione. E la classe politica ha notevoli responsabilità . Esiste una tendenza di fondo che rende inevitabile la ripresa della valorizzazione dialogica del mondo italofono all' estero. Ora non sono in gioco semplicemente soldi o finanziamenti a fondo perduto, ma una logica di investimento, sostenendo dei costi che daranno un ritorno: investendo risorse che verranno moltiplicate. «Come fanno stati più intelligenti - afferma il sociologo Enrico Finzi, presidente delle società  di consulenza strategica e di ricerca Astra e Demoskopea - l' Italia deve investire maggiormente nella sua presenza all' estero. Il nostro Istituto per il commercio con l' estero è infinitamente più debole di quello di altri Paesi, a partire dalla cugina Francia». Ma abbiamo bisogno di investire di più anche nella cultura italiana, nella valorizzazione delle esperienze italofone all' estero, sapendo che tutto questo è un vantaggio: può avere un ritorno economico, può rafforzare dei legami di natura produttiva, commerciale, professionale. E, poi, occorre investire nell' informazione.

Msa. Constatiamo da anni, anche attraverso la nostra rivista, una sorta di irreversibile comunicazione a senso unico dall' Italia verso gli italiani all'estero, a fronte di un quasi inesistente flusso di ritorno. A chi va ascritta la responsabilità  di questa incapacità  di dialogo?
Finzi.

È uno dei molti esempi dell' assenza o per lo meno della debolezza della cultura dell' ascolto e del dialogo. È pur vero che la nostra è una società  della comunicazione, ma monodirezionale, dove chi parla non si pone il problema di coloro che ascoltano, delle loro istanze o reazioni. E c' è un problema specifico al riguardo: la sostanziale sordità  della classe dirigente italiana, non solo politica, ma anche economica e amministrativa. Siamo un Paese fortemente esportatore, ma che meno utilizza i propri connazionali ed ex-connazionali. Non è detto che si debbano seguire forme rigide di forte «affiliatività Â», che per esempio hanno le culture cinese o indiana. Non esiste una lobby italiana, in cui i nostri connazionali si tengono uniti, sostenendosi e privilegiandosi rispetto agli altri. Noi abbiamo, in realtà , uno spirito di autocritica e di autoironia tale da non capire che i nostri connazionali all' estero e i loro figli possono essere una ricchezza per le nostre attività  culturali e commerciali.
Qualche volta, però, anche loro potrebbero fare qualcosa di più per far sentire la loro voce. Anche chi, come me, è interessato a sentire le loro esperienze, ha notevole difficoltà . La crisi di Rai International che mi auguro sia transitoria, per esempio, è grave perché Rai International avrebbe potuto essere «The Voice of Italy» nel mondo, ma anche la voce del mondo e del mondo italiano in particolare per l' Italia. Io credo che dovremo investire in modo massiccio in strumenti come questi che mettono in grado ciascuno di incontrare gli altri, e dunque anche gli italiani all' estero di farsi valere e conoscere di più.

Devono essere il sistema pubblico oppure l' iniziativa privata i motori di rilancio dell' editoria italofona multimediale nel mondo, e attraverso quali mezzi?

Non voglio enfatizzare l' iniziativa privata, ma ci sono ambiti che competono alle comunità  nazionali, agli stati in quanto tali. Non tutto può essere affidato all' iniziativa privata e al mercato. Questa è un' area tipica: è l' area in cui un Paese riconosce se stesso riconoscendosi anche nei connazionali e loro discendenti all' estero, facendosi da loro riconoscere. E in cui, senza nessun orgoglio esagerato, si rafforza la cultura italiana nel mondo non in contrapposizione alle altre culture ma in un profondo dialogo con esse. La multiculturalità  è fatta di orgoglio per la propria cultura e non di abbassamento di differenze tra le culture. L' incontro avviene tra diversi consapevoli, altrimenti è semplice omologazione. L' iniziativa privata può essere molto importante; la multimedialità  è sicuramente destinata a cambiare le coordinate anche in questo settore. Basti dire che l' abbattimento eccezionale dei costi e la possibilità  per ciascuno di entrare in rapporto con chiunque tramite Internet, creerà  anche in questo campo forme di scambio interattivo. I giovani che navigano in Internet, e che sono favorevoli a questa tecnologia, fanno già  questa esperienza in maniera molto forte.

Può essere strategicamente vincente l' adozione di sinergie tra editori di lingua italiana nel mondo? E in futuro, quali media saranno più competitivi nel mercato: radio, televisione, giornali, libri, Cd-rom, Internet?

Senza dubbio l' idea della collaborazione, del network formale o informale, dello scambio di competenze e di servizi, dell' abbattimento di certi costi attraverso forme di collaborazione, è inevitabile, e semmai va solo detto che noi italiani siamo gravemente in ritardo, da questo punto di vista, sia all' estero come in patria. Il futuro abbatterà  molte barriere, andremo verso il rimescolamento delle carte e sempre di più avremo dei network tra italiani in Italia e italiani all' estero, non solo di tipo orizzontale ma anche di tipo verticale, senza dare un peso esorbitante, come ha avuto fin d' ora, alla territorialità . Per quello che riguarda la seconda parte della domanda, non ho alcun dubbio: in termini di crescita, Internet sarà  la modalità  di comunicazione dialogica che avrà  più elevati tassi di sviluppo. A seguire: la stampa periodica più che quella quotidiana (anche perché i quotidiani finiranno su Internet, e quindi non avranno senso nemmeno i «quotidiani panino»). Sarà  più semplice e molto meno costoso leggere i quotidiani on-line. Al terzo posto ci sarà  la radio, al quarto la televisione, fortemente penalizzata da Internet; all' ultimo posto, purtroppo, i libri. I Cd-rom hanno poche prospettive, perché Internet è in grado di inglobare milioni di Cd-rom, cosicché tra dieci anni non esisteranno più nella loro autonomia. Saranno affidati a gigantesche banche dati di informazioni.

Coma va letta questa graduatoria, in rapporto alla cultura come momento di crescita della persona?

È una considerazione generale che esula dai problemi degli italiani all' estero. Qui siamo di fronte a una terribile ambivalenza. Da un lato abbiamo messo a punto tecnologie sorprendenti rispetto al secolo scorso: abbiamo aumentato l' accesso collettivo a strumenti di comunicazione molto più variegati. E questo è un dato di realtà  e di ammirazione per la forza creatrice dell' umanità . Sicuramente esistono dei rischi, da non enfatizzare fino al punto di cadere in una sorta di terrore e di odio per il nuovo di qualunque tipo, ma è sciocco cadere in un' adorazione della tecnologia. Rischi ce ne sono: della quantità  a scapito della qualità . Noi disponiamo di una quantità  straordinaria di informazioni, ma perdiamo di capacità  selettiva, mentre ciò che ci fa uomini e donne non è la quantità  di informazioni ma la quantità  di comprensione. In secondo luogo, questa immensa mole dà  opportunità  diseguali, perché i detentori del potere dispongono di controllo sulle informazioni e spesso i gruppi sociali marginali, i poveri senza voce nel senso lato, non hanno tutela legittima. Da qui la straordinaria importanza dell' esperienza cristiana organizzata, per la sua storica attenzione agli ultimi; benché la definizione di «ultimi» dovrebbe comprendere anche la marginalità  rispetto all' accesso alle informazioni e alla compressione.
Il terzo rischio è l' assoluta banalizzazione del reale: questa valanga di informazione può sottrarci capacità  reattiva in termini di valori e anche di passioni. In realtà  non possiamo avere, come singoli individui, il delirio di onnipotenza, di conoscere tutto e seguire ogni novità . Scegliere per approfondire, svolgere un viaggio dentro di sè, da soli e con altri per approfondire è contraddittorio con la logica dei mezzi di comunicazione di massa. Quarto, è il rischio dell' isolamento. Da un lato, l' assenza di informazioni e povertà : condizione di tanti emigrati; dall' altro una sovrabbondanza di informazioni; spesso gli uni e gli altri in condizioni di solitudine.
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017