EREDITA’ DI VALORI

Ruolo e identità di una regione e di una cultura che in Italia e nel mondo ambisce a conservare le proprie radici. Sul tema intervengono il professor Ulderico Bernardi e l’assessore Franco Bozzolin.
06 Ottobre 1996 | di

Dopo anni di silenzio la stampa nazionale e internazionale ha «scoperto» il «Veneto dei miracoli» che si è trasformato da area povera dell'Italia, a locomotiva del paese. La ricchezza economica, umana e ideale di questa terra è un patrimonio comune che appartiene ai veneti che vivono in Italia e a quelli che risiedono all'estero. Ne abbiamo parlato con il professor Ulderico Bernardi, docente di Sociologia all'università  Ca' Foscari di Venezia.

Professor Bernardi, tutti si accorgono solo adesso del Veneto, come se finora fosse stato una terra di «pezzenti», quando in realtà  vanta da sempre un patrimonio culturale secolare.
«Non è che il Veneto sia stato abitato da 'pezzenti'. Basta muoversi nelle città  di questa regione per constatare quale incredibile ricchezza storica, artistica e architettonica gli appartenga. Un tempo c'erano enormi squilibri tra ricchi e poveri. Poi, quando si è realizzata una ricchezza diffusa, quel patrimonio è diventato fruibile da tutti. Ora, i veneti di qui, e i veneti nel mondo, hanno lo stesso problema: quello della successione generazionale. Il nostro sistema socioeconomico, fondato sulla famiglia-impresa, sta vivendo un delicato momento di passaggio di consegne dai padri ai figli. In realtà , questa successione socioeconomica richiama una scala di valori. È questo che noi dobbiamo trasmettere, non tanto una montagna di denaro».

All'estero dove possiamo ritrovare questi valori?
«Un ambito è quello religioso: la grandissima presenza del missionariato laico e religioso che estende il valore della solidarietà  su un piano mondiale. E, poi il fenomeno della religiosità  popolare, per esempio con le capelas nel Brasile del sud, i capitelli dedicati ai santi appartenenti alla cultura delle origini. Un altro ambito è quello dell'attaccamento alla propria tradizione culinaria, pur se adattata ai prodotti locali. Penso ai discendenti veneti in Australia che hanno adottato il crocodile (coccodrillo) e lo hanno cucinato come il broetto della nostra tradizione. Oppure penso a Santa Barbara, in California. Qui, nelle loro grandi ville, i taja piere di Pagnano d'Asolo tengono i loro animali da cortile, un'autentica ghiottoneria per i serpenti a sonagli che, poi, però, finiscono cucinati in gardea, come la bisata nostrana. Naturalmente il nodo cruciale di ogni riferimento di valori resta la famiglia, e con questa l'apprezzamento sociale del lavoro».

Ricchezza, tradizioni, valori... e, poi, che cos'altro contraddistingue il Veneto?
«Questa è la prima regione turistica d'Italia, con tutte le tipologie possibili, d'inverno e d'estate: mare, monti, laghi, città  d'arte. In Veneto si fanno più sagre e feste popolari che altrove, perché è insito nei veneti il desiderio di essere in relazione con gli altri. Eppure la gente non ha dimenticato la solidarietà : qui l'associazionismo rappresenta il 12 per cento della quota nazionale. Ciò sta ad indicare la ricchezza umana di questa terra».

A valorizzare questo patrimonio comune sono chiamate innanzitutto le istituzioni locali, ma in che modo? A rispondere è Franco Bozzolin, assessore ai flussi migratori della Regione del Veneto.
«Conoscere la realtà  regionale è il modo più immediato di mettere in contatto il Veneto di oggi con le nuove generazioni. Recentemente la giunta regionale ha deliberato di finanziare alcuni stages di formazione per giovani discendenti di veneti, da tenere d'intesa con le associazioni di categoria. Occorre, poi, avvicinare i veneti all'estero parlando con loro proprio nel luogo in cui vivono, attraverso conferenze tematiche da promuovere in aree definite. Infine è importante che la regione affronti temi specifici della realtà  veneta, non solo a livello di politica migratoria, ma anche sul piano di concrete iniziative culturali».

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017