Eucaristia, fonte di vita e missione della Chiesa
Quando, soprattutto alla domenica e nelle feste più significative dell’anno, saluto le persone che hanno partecipato alla celebrazione della santa messa, c’è sempre un reciproco scambio di cordialità e un arrivederci carico di speranza. È un’esperienza che si vive in tante comunità cristiane, e testimonia come non c’è nessun distacco tra la vita di fede e gli impegni familiari e sociali, proprio perché la luce della parola di Dio e la forza unificante dell’Eucaristia si riversano efficacemente nella nostra esistenza. È «l’Eucaristia che edifica la Chiesa ed è la Chiesa che fa l’Eucaristia», sottolineava nel 1979 Giovanni Paolo II nell’enciclica Redemptor hominis, mettendo in evidenza la centralità e la forza innovativa di un mistero che è segno visibile della presenza di Cristo nel mondo.
Queste riflessioni sono sempre motivo di stupore. Lo ha affermato con molta originalità il cardinale Angelo Scola nella presentazione della recente Esortazione apostolica Sacramentum caritatis che Benedetto XVI ha rivolto recentemente ai vescovi, al clero e ai fedeli laici cristiani: «L’amore eucaristico di Gesù continua a stupire. Ha stupito i dodici mentre Egli si chinava a lavare loro i piedi, amandoli “sino alla fine”; ha stupito i discepoli di Emmaus nello spezzare il pane. È l’amore incarnato di Dio, che per sua natura sorprende sempre». La fede della Chiesa è essenzialmente eucaristica, è una fede che non solo rivela il mistero di un amore divino, divenuto segno d’unità e di rigenerazione per l’uomo, ma anche costante stimolo per un cammino di conversione da parte di chi si è allontanato dalla Chiesa, negando le verità fondamentali della fede cristiana.
Benedetto XVI nella Sacramentum caritatis ha voluto approfondire quanto aveva esposto nella sua enciclica Deus caritas est, ma offrendo una profonda catechesi sull’«attualità» del mistero eucaristico. Nelle tre parti del documento, egli presenta l’Eucaristia come un mistero da credere, un mistero da celebrare, un mistero da vivere, con riflessioni che non creano dualismi tra celebrazione e testimonianza di vita, ma illuminano in modo particolare il rapporto del mistero eucaristico con l’accoglienza del dono di Cristo, che rende il cristiano membro del suo Corpo che è la Chiesa. L’Eucaristia è mistero da credere come dono della Trinità; come sacramento istituito da Gesù nell’Ultima Cena per edificare la Chiesa e posto come «centro e fine di tutta la vita sacramentale». Una particolare attenzione è rivolta al rapporto tra l’Eucaristia e i sacramenti dell’Ordine e del Matrimonio. Riguardo al sacerdote, viene riaffermata la relazione tra ordinazione sacerdotale e celibato, «pur nel rispetto della differente prassi e tradizione orientale». Riguardo invece allo stato matrimoniale, Benedetto XVI, dopo aver espresso la sua vicinanza alle famiglie fondate sul sacramento del matrimonio e protagoniste dell’educazione cristiana dei figli, riafferma le caratteristiche dell’unicità e dell’indissolubilità del matrimonio. A quanti, dopo il loro matrimonio cristiano, hanno divorziato e contratto nuove nozze, egli assicura che nonostante la loro situazione, continuano ad appartenere alla Chiesa, che li segue con speciale attenzione, e ricorda le nove modalità che permettono loro, pur senza ricevere la Comunione, di rimanere uniti alla comunità cristiana.
L’Eucaristia è infine un mistero da celebrare e da vivere. L’ars celebrandi deve promuovere un’attiva partecipazione, valorizzando i segni liturgici, l’apporto dell’arte e del canto per «favorire il senso del sacro e l’utilizzo di quelle forme esteriori che educano a tale senso». Nell’Eucaristia il Signore viene incontro all’uomo, si fa suo compagno di viaggio, per sostenerlo negli impegni e nelle scelte che coinvolgono la sua identità cristiana. E la prima e fondamentale missione che scaturisce dalla partecipazione all’Eucaristia è di essere «testimoni riconoscibili nel proprio ambiente di lavoro e nella società». Essere cioè «pane spezzato» per gli altri, per un mondo più giusto e fraterno.