Europa, unione di valori

Nella regione Rhône-Alpes la musica barocca italiana va per la maggiore, ma anche i corsi di lingua, i nostri scrittori, la poesia, il cinema e i grandi eventi. Magari facendo rete con gli altri Istituti.
19 Ottobre 2006 | di

LIONE
Situato in un contesto strategico dell’Europa, l’Istituto Italiano di Cultura di Lione si inserisce, anche storicamente, nell’ambito della massiccia emigrazione italiana nella regione Rhône-Alpes. La nostra collettività si è integrata molto bene in Francia. E questo è avvenuto anche a Lione, città al centro di un’area a forte concentrazione industriale, in particolare nel settore tessile. Pugliesi, piemontesi, sardi, laziali, siciliani compongono la maggioranza del mosaico regionale italiano.
Quest’area ha sempre avuto relazioni privilegiate con l’Italia, anche sul piano culturale e artistico. Lo stile di molte case e palazzi, il nome di certe vie, riecheggiano inequivocabilmente l’influenza italiana e l’osmosi culturale che c’è sempre stata tra i due Paesi, in particolare con il Piemonte per l’evidente contiguità geografica. Oggi la cultura è la punta di diamante della nostra presenza in loco, come conferma Ivano Marchi, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Lione.
Bettero. Quali sono le iniziative più importanti attuate nell’ultimo anno dal suo Istituto?
Marchi
. L’aspetto più rilevante è la sua integrazione con le istituzioni culturali locali, la sua collaborazione con le università, i teatri, le scuole, le istituzioni pubbliche, ad esempio il Comune e anche gli Istituti Italiani di Cultura in Europa. Un’iniziativa apprezzata è stata la collaborazione per l’organizzazione di una serie di concerti – più di dieci – di musica barocca. Lo scorso anno abbiamo proposto l’origine del Barocco a Roma, quest’anno a Venezia e l’anno venturo ci sarà il Barocco a Napoli. Poi altre iniziative con l’Università. Accenno solo ai corsi di aggiornamento per gli insegnanti, la partecipazione ad un incontro di poesia a Digione, la collaborazione per un Festival Internazionale di musica d’Organo, e la partecipazione alle Feste Consolari insieme al Comites e al Consolato generale. Un’iniziativa che recentemente ha avuto una certa fortuna, è stata la presentazione dei testi teatrali in francese di Dario Fo, molto popolare qui in Francia. Poi abbiamo presentato il libro La Dismissione di Ermanno Rea, appena tradotto in francese.
Una delle attività principali di questo Istituto, anche per l’impatto sulla società lionese, è l’organizzazione dei Corsi d’Italiano. Coloro che li frequentano sono adulti, studenti universitari, professori in pensione, appassionati di Storia dell’arte.
C’è interesse da parte di sponsor e aziende italiane alle iniziative culturali organizzate nella regione Rhône-Alpes, anche come investimento per la promozione del made in Italy?
Devo dire che a Lione opera un’efficiente Camera di Commercio con la quale questo Istituto ha rapporti eccellenti. Come premessa va detto che siccome la Camera di Commercio promuove anch’essa corsi di Italiano commerciale, da due anni organizziamo con loro un corso d’aggiornamento per docenti di Italiano come seconda lingua. Per quanto riguarda gli sforzi diretti, occorre dire che le industrie italiane hanno generalmente il loro ufficio di rappresentanza a Parigi. Lione non ha né un giornale d’opinione a livello nazionale, né un’emittente televisiva importante. Anche gli uffici di rappresentanza e di direzione delle banche italiane, francesi ed europee sono a Parigi perché la Francia è un Paese ad altissima concentrazione.
Gli enti locali italiani, le Regioni e gli organismi territoriali partecipano ai vostri progetti culturali?
Da circa due o tre anni, le Regioni italiane hanno molto potere e molto denaro. Tuttavia, almeno per quanto appare da questa sede, finora hanno fatto più promesse che azioni. Va detto che molte Regioni hanno un Ufficio di rappresentanza a Bruxelles, e siccome possono sostenere finanziariamente delle iniziative per promuovere la loro immagine, lo fanno in particolare a Parigi dove vi sono giornali di respiro nazionale, televisioni e operatori della comunicazione. Bisogna aggiungere inoltre che, ad esempio, la Regione Piemonte e la Regione Lombardia sono molto attive per quanto riguarda collaborazioni e protocolli d’intesa con la Regione Rhône-Alpes. Purtroppo devo lamentare un certo deficit, che forse è anche un deficit di competenza promozionale: in Italia non c’è più il Ministero del Turismo. Il nostro Paese ha degli uffici che si chiamano Enit – per la promozione del nostro turismo all’estero – e in Francia opera un solo Ufficio Enit, a Parigi. In questa regione francese d’intensa emigrazione italiana non c’è un Ufficio Turistico. Non fa parte delle nostre specifiche incombenze, ma presso questo Istituto si trovano molte informazioni turistiche. Ci sono Regioni molto solerti ma anche Regioni totalmente assenti. Alcune importanti città d’Italia non ci mandano nulla: purtroppo è il caso di Roma, Palermo, Napoli. Ed è un peccato perchè il ruolo degli Istituti Italiani di Cultura, come avamposto promozionale, dovrebbe essere potenziato.
Uno dei più gravi problemi con cui gli Istituti Italiani di Cultura all’estero devono misurarsi, è la ristrettezza del budget. Come lo fronteggiate? E riuscite a fare rete tra Istituti Italiani di Cultura?
Per quanto ci concerne, e parlo al plurale, le relazioni sono eccellenti fra gli Istituti Italiani di Cultura in Francia. Diciamo pure che la Francia è uno dei Paesi che ha più Istituti: a Marsiglia, Grenoble, Lione, Strasburgo, Parigi, Lilla. Del resto è comprensibile perché la Francia come la Germania e la Gran Bretagna sono nazioni con cui abbiamo avuto più relazioni storiche e culturali. Sono tra i Paesi più colti del mondo, con un alto indice di consumo di libri, spettacoli e di prodotti italiani. La Francia, la Germania, il Nord America sono anche i Paesi da cui proviene la maggior parte dei turisti che giungono in Italia, e degli studenti stranieri che accedono alle nostre Università per stranieri come Siena, Perugia e Venezia. Così, quando vi sono iniziative di un certo spessore economico, queste vengono affrontate insieme per massimizzare i profitti e per abbattere le spese.
Che rapporti esistono tra di voi e il Comites di Lione, e quali iniziative avete realizzato insieme?
I rapporti con il Comites e con il presidente Campanella sono eccellenti. Vado a tutte le loro riunioni. Ci sono le feste consolari che vengono organizzate dal Consolato generale e con il Comites. Inoltre organizziamo un paio di iniziative l’anno esclusivamente per la nostra comunità. Ovviamente abbiamo anche attività specificamente culturali che non riguardano solo la comunità italiana. Inoltre, dal punto di vista operativo, non c’è iniziativa del Comites che non ci veda partecipare. Personalmente vorrei ringraziare il Comites di Lione perché ci ha sempre manifestato stima e affetto.
Lei ha accennato alla musica, ma ci sono anche la letteratura e l’arte nell’apprezzamento della Francia per l’Italia. Quali sono gli autori, i filoni, i temi più amati?
L’opera è sempre molto apprezzata, e questo in tutto il mondo. A Lione c’è un teatro dell’Opera con un ottimo cartellone; c’è un teatro di prosa in tipico stile italiano, restaurato di recente; ci sono molti teatri di prosa; due festival di musica barocca; e poi le Università che svolgono un’attività teatrale intensa. Noi collaboriamo con l’École Normale Supérieure. E abbiamo anche la Maison de la Dance, e la Biennale del Balletto che è la più importante d’Europa.
Per quanto riguarda il resto, si può promuovere quello che non è promosso: non abbiamo bisogno di sostenere Umberto Eco o Luciano Pavarotti perché sono conosciuti in tutto il mondo, o l’architetto Renzo Piano che ha progettato un intero quartiere a Lione. Si possono promuovere, invece, quelle persone che hanno talento ma non sono ancora conosciute. È evidente che i grandi nomi della letteratura italiana contemporanea sono tradotti e presentati al grande pubblico francese. Ricordo che la Francia è il Paese in cui si vendono più libri italiani, e dove ci sono più traduzioni in francese di opere italiane. Un filone molto florido, oltre ai noti Fo, Camilleri, Eco, Baricco, Magris, è quello della letteratura poliziesca. E poi i classici: Machiavelli innanzitutto.
E per quanto riguarda il cinema?
Per ragioni di vicinanza e di mercato, il cinema italiano è molto presente in Francia e questo giustifica la politica culturale dei nostri Istituti. Noi presentiamo meno film che altrove perché i film italiani sono già circuitati nelle sale. In Francia ci sono due festival di cinema italiano: quello di Villerupt e quello di Annecy. Il nuovo cinema italiano ottiene molti consensi ma è ancora un cinema in fase di evoluzione. Io credo che ci sia ancora un grande interesse per gli autori classici – la Francia è uno dei Paesi in cui si vede più cinema – con retrospettive su Fellini, Visconti, Pasolini, ma anche per il cinema di cinquant’anni fa, del neorealismo, che si vede anche in televisione. Per quanto riguarda il cinema italiano contemporaneo, c’è un particolare interesse per la commedia brillante e per quella che si chiama «commedia sociale».
Quali iniziative avete in cantiere per il 2007?
Innanzitutto una serie di iniziative per celebrare il commediografo veneziano Carlo Goldoni, in probabile collaborazione con il Teatro Stabile del Veneto. Poi, una serie di concerti di musica barocca. Proseguirà la collaborazione con l’École Normale Supérieure di Lione per l’organizzazione di corsi d’aggiornamento per i docenti; e poi la collaborazione con il Comune di Lione e con gli Istituti di Cultura Spagnolo, Tedesco, l’Alliance Française, e i Consolati di Portogallo, Polonia, Slovenia e l’Ambasciata di Romania per presentare ancora una volta la manifestazione «Primavera dei poeti». Il nostro obiettivo è quello di far vedere che le frontiere nazionali sono, culturalmente parlando, un po’ obsolete. Non è più possibile definire le produzioni culturali come esclusivamente francesi, italiane o tedesche. Nella storia culturale europea ci sono sempre state delle reciproche osmosi. Quindi credo che si possa fare l’Unione europea innanzitutto sulla base di un’unione di valori, mantenendo ognuno la sua soggettività.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017