Facciamo Strada alla solidarietà

«I problemi non si risolvono con la guerra – dice il chirurgo fondatore di Emergency, in prima linea anche in Afghanistan –. Solo la giustizia sociale sradica le ragioni dell’odio».
04 Gennaio 2002 | di

Kabul

È la guerra alla guerra, combattuta da un medico con le armi della pace. Gino Strada è chirurgo di guerra e uno dei fondatori di Emergency, l";associazione umanitaria italiana per la cura e la riabilitazione delle vittime dei conflitti e delle mine antiuomo.

Da oltre dieci anni, Strada lavora per alleviare le sofferenze di tanta gente. Per questa sua attività  è stato più volte candidato al Premio Nobel per la pace.

Ora si trova in Afghanistan.

Mentre migliaia di afghani abbandonavano il Paese, Gino Strada, entrava nel territorio interessato dall";operazione militare «Enduring Freedom». Finché le istituzioni nazionali e internazionali decidevano l";intervento militare, lui percorreva senza alcuna indecisione la via della solidarietà  consapevole che, nel confronto armato, a rimetterci sono sempre gli innocenti.

Rwanda, Kurdistan iracheno, Cambogia e Afghanistan: 7 ospedali e 25 posti di pronto soccorso, migliaia di interventi chirurgici, decine di migliaia di pazienti assistiti in ambulatorio. Sono questi i numeri di un impegno che ha segnato i sette anni di vita di Emergency.

Gino Strada arriva quando tutti scappano, e mette in piedi ospedali di fortuna, spesso senza l";attrezzatura e le medicine necessarie, quando la guerra esplode nella sua lucida follia. Guerre che, per lo più, hanno un lungo strascico di sangue anche dopo la fine ufficiale dei conflitti, allorquando persone inermi: pastori, bambini e donne, sono dilaniati dalle mine antiuomo disseminate lungo le vie della transumanza, o quando raccolgono strani oggetti lanciati dagli elicotteri sui loro villaggi. Solo in Afghanistan ci sono otto milioni di mine per levare le quali occorrerebbero secoli!

«Tutti le chiamano le ";armi dei poveri"; "; dice Strada ";perché vengono acquistate con pochi dollari, mentre invece le definirei ";armi contro i poveri"; perché gli effetti psicologici, le mutilazioni, l";impossibilità  di usufruire di un";economia agricola creano situazioni disumane».

Ad Hanaba, nel Panshir, e a Kabul hanno sede i due ospedali di Emergency. Di questa esperienza drammatica abbiamo parlato proprio con Gino Strada e con la moglie Teresa Sarti sempre a fianco del marito nell";organizzazione umanitaria italiana.

Msa. Quanti sono i rappresentanti di Emergency in Afghanistan?

Strada. Abbiamo il personale internazionale ma è più numeroso nella prima parte del progetto perché uno dei compiti di Emergency è quello di formare il personale locale. Per esempio, in Panshir, l";ospedale occupa circa 180 persone una decina delle quali è internazionale; gli altri sono afghani. Anche questo è importante: si tratta di insegnare una professione ad alto livello. Noi siamo molto contenti perché il livello di queste persone raggiunge standard europei. A Kabul ci sono 60 afghani che tengono aperto l";ospedale tutto il giorno.

La popolazione locale come accoglie gli interventi di Emergency?

Sarti. Quando Gino è ritornato in Panshir, dopo un viaggio avventuroso, mi ha telefonato commosso dicendo che era stato un premio per lui vedere l";entusiasmo con cui erano accolti: il nostro staff era già  lì ma il fatto che ne fossero arrivati altri tre, è stato visto non solo come un aiuto, ma interpretato anche come un «non ci hanno abbandonato».

Secondo lei, l";azione militare condotta in Afghanistan, risolverà  il problema del terrorismo internazionale?

Sarti. Un";azione di guerra non ha mai risolto una situazione: con la guerra si rinfocolano odi, divisioni, ecc. Anche stavolta, ad andarci di mezzo, è stata la popolazione civile. Ancora una volta è chi ha il potere ad utilizzare la popolazione. È una vergogna l";equazione terroristi uguale Afghanistan. Per caso, dopo le stragi mafiose in cui morirono Falcone e Borsellino, qualcuno pensò forse di bombardare la Sicilia?

Emergency ha fatto un appello alla comunità  internazionale per dare un aiuto concreto al popolo afghano. Cosa si può fare per aiutare la vostra organizzazione?

Sarti. Noi possiamo garantire, come abbiamo fatto in passato, che tutti gli aiuti giungano a destinazione, e siano utilizzati con onestà  e professionalità .

In quali condizioni operate in Afghanistan?

Strada. Abbiamo ancora scorte di medicinali e altro materiale. Quando non c";è energia elettrica, facciamo funzionare i generatori. Sono comunque molto soddisfatto del lavoro che stiamo facendo: i risultati sono buoni.

Che tipo di feriti accogliete?

Strada. Durante i bombardamenti curavamo feriti sia a causa degli ordigni angloamericani che di quelli delle fazioni in conflitto. Poi ci sono i feriti a causa delle mine. Le zone dei combattimenti sono ancora pericolose.

Intende dire che alla popolazione può facilmente accadere di attraversare una zona minata?

Strada. Purtroppo la follia della guerra tocca il suo apice proprio quando fa vittime tra i civili: gente che non c";entra nulla con la guerra, che non sa neanche perché c";è stata la guerra. In Afghanistan c";è un tasso di analfabetizzazione del 90% tra la popolazione femminile e del 75% tra quella maschile. E qui la gente vive da 25 anni in stato di guerra. Una guerra che ha cambiato protagonisti e alleanze: dall";invasione sovietica all";ingerenza di altri Paesi. E tutto nell";assoluta indifferenza del mondo.

Di che cosa avete bisogno in questo momento?

Strada. Oltre ai medicinali, dei contributi che poi vengono trasformati in medicinali o in apparecchiature mediche. Credo che noi, ma non solo noi, abbiamo bisogno che si comincino a levare tante voci, alte, autorevoli in difesa della pace. Io non credo ad un mondo che fonda le proprie relazioni sulla guerra. Non credo alla guerra come ad uno strumento efficace, e neanche come ad uno strumento etico. Sono dell";idea che bisogna lavorare per la pace. E lavorare per la pace significa anche lavorare per la giustizia sociale. Così si eliminano le ragioni dell";odio, che sono molte.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017