Facebook, la cyber Little Italy
New York
Il sottosegretario italiano agli Affari esteri, Alfredo Mantica, nell’intervista pubblicata sul numero di settembre del Messaggero di sant’Antonio-edizione italiana per l’estero ha affermato che alla Conferenza mondiale dei Giovani italiani in programma a Roma «chiederemo provocatoriamente a questi giovani che cosa significa essere italiani nel mondo nel 2020-25». Rispondere a un quesito simile non è semplice ma sfogliando i documenti preparatori all’appuntamento capitolino, e parlando con gli organizzatori si possono trovare diversi spunti. Ciò che salta subito all’occhio è che non è mutata soltanto la fisionomia dell’emigrazione italiana – da una fuga di manodopera a una fuga di cervelli – ma sono cambiate anche le abitudini dei nostri concittadini residenti all’estero. Internet è diventato il pane quotidiano per sopravvivere all’estero, per rimanere in contatto con chi è rimasto in Italia e, soprattutto, per trovare nuovi amici nella comunità residente al di fuori dei confini nazionali.
Il web è diventato così importante che la «questione telematica» è stata affrontata nella prima riunione preparatoria alla Conferenza di Roma che si è tenuta Newark, la capitale del New Jersey, cui hanno partecipato gli esponenti dei Comites degli Usa (Comitati degli Italiani all’estero) insieme a quelli del CGIE per gli Stati Uniti (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero). Il «nodo della tecnologia» ha continuato a tenere banco anche alla seconda riunione preparatoria che si è tenuta a Washington, capitale degli Stati Uniti.
Internet può davvero unire la comunità italiana all’estero? La risposta della Terza Commissione dei lavori preparatori, che aveva la delega per le nuove tecnologie, è sicuramente positiva. L’obiettivo fissato dal gruppo di lavoro è una presenza sempre più massiccia sui siti Internet, e l’utilizzo di un popolarissimo strumento per rimanere in contatto le persone attraverso Internet: Facebook.
Gli esperti della Commissione hanno scritto nelle note interne che il web deve essere «aggregatore e motore di scambi e di informazioni». Proprio su Internet, a loro parere, bisogna riflettere su cosa vuol dire «essere italiano all’estero», il tema proposto dal sottosegretario Mantica.
I siti online possono spiegare anche l’abc del vivere all’estero: l’iscrizione all’Aire (l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero), il voto al di fuori dei confini nazionali, la funzione degli Istituti italiani di cultura, delle ambasciate e dei consolati, dei Comites e del CGIE, oltre che informazioni pratiche sulla cittadinanza.
Ma la Terza Commissione ha proposto pure altri spunti interessanti come la creazione di una radio online, l’inserimento sui siti di un corso base d’italiano che si può scaricare sul proprio computer e usare in qualunque momento.
Un’idea, comunque, è già diventata realtà: da mesi Facebook – strumento utilizzatissimo negli Stati Uniti – sta ospitando una vera e propria piazza virtuale per gli italiani residenti all’estero. Una piazza dove si possono conoscere nuovi amici e organizzare feste e incontri.
Alcuni frequentatori di questo luogo pubblico – anche se inesistente nella realtà – hanno deciso, in modo molto originale e scherzoso, di elencare alcuni «segni» di cosa vuole dire essere italiano all’estero. Per esempio, quando si va in un caffè si chiede sempre «un espresso – normale – per favore» perché i baristi all’estero, e specialmente negli Stati Uniti, offrono grandi meraviglie che non si trovano in Italia: l’espresso può essere single o double, il cappuccino può essere arricchito in molti modi fino a diventare frappuccino... e così via.
Ci si identifica come italiani se «sei l’unico del tuo flat (appartamento) che compra un certo tipo di pasta in voga, mentre gli altri acquistano sotto-marche e pensano che tu sia un riccone per poterti permettere questi lussi» oppure se «quando torni in Italia e rivedi i tuoi vecchi amici, ti sembra che tutto sia rimasto immobile e immutato, e sei felice per questo».
Gli immigrati dal Belpaese, secondo questo simpatico decalogo su Facebook, si contraddistinguono perché «si vestono sempre meglio in ufficio» o, ancora, scoprono che «quando i genitori vengono in visita per cinque giorni riescono a vedere più cose di quelle che si possono vedere in tre anni di permanenza in una città». Quelle elencate sono piccolezze di poco conto, ma effettivamente caratterizzano la vita del giovane italiano all’estero.
Insomma, la novità più interessante è che nella piazza virtuale di Facebook c’è una vera e propria bacheca dove chiunque può attaccare un biglietto o un avviso senza, però, doversi muovere da casa. Dopo aver conosciuto nuovi amici, si possono condividere gusti musicali, libri, film, dibattere di politica e così via. Ci si può dare appuntamento da qualche parte per continuare, dal vivo, una discussione iniziata a livello telematico.
Uno dei principali sostenitori della «comunità virtuale» degli italiani all’estero è Francesco Tuzzolino, che ha coordinato i lavori della Commissione con la delega alle nuove tecnologie. Tuzzolino si è trasferito negli Stati Uniti nel maggio del 2005 per fare uno stage al Consolato d’Italia a Houston, in Texas. «Ho deciso di rimanere qui anche dopo questa esperienza per fare un corso d’inglese alla Rice University», racconta. Dopo le lezioni per imparare la lingua, il 28enne Francesco si è messo «a cercare un appiglio per rimanere qui». «Quando parli con altri italiani all’estero – spiega – ti rendi conto che non puoi paragonare la situazione degli Stati Uniti con quella dell’Italia: qui c’è la possibilità di fare carriera più velocemente, di mettere da parte i soldi per un master».
«In Italia – continua Tuzzolino – all’inizio della carriera non prendi più di 1.200 euro, magari 1.600 se sei fortunato. Qui, invece, hai la possibilità di muoverti». Dopo il corso d’inglese, Francesco ha trovato lavoro alla Mediterranean Shipping Company che gestisce il trasporto di merci sulle navi, e organizza anche delle crociere. La Compagnia ha sede a Ginevra ma il fondatore è campano. Ci sono uffici in tutta l’America e quello principale è a New York. Francesco lavora per l’ufficio di Houston.
«Inizi a fare gavetta inserendo dati – spiega –. Poi, magari, ti possono mettere a seguire clienti; ci sono grandissime possibilità quando si lavora in una grande azienda come questa». Tuzzolino ha già avuto diverse esperienze all’estero prima di approdare in Texas: ha studiato in Irlanda con il Programma Erasmus, e ha lavorato in Spagna con un programma «cugino»: Leonardo. Il suo sogno è di studiare negli Stati Uniti, magari alla Rice University che ha sede proprio nella città dove vive. «Adoro Houston – confessa l’ex studente del corso d’inglese –, più per le persone con cui leghi che per la città in sé».
Francesco fa anche il dj e organizza feste frequentate da molti italiani: «Ne conosco almeno un centinaio quaggiù». Un’altra ragazza molto attiva nella comunità italiana di Houston è Neka Stefania Achapu, che è anche presidente del Gruppo di italiani all’estero su Facebook. Ma com’è nata l’idea di raccogliere ragazze e ragazzi italiani attraverso questo strumento telematico? «In America non c’è una vera e propria rete di giovani italiani che possa organizzare le proprie attività – spiega Tuzzolino – ma molti giovani, una volta arrivati all’estero, vogliono incontrare altri italiani».
«Alle riunioni preparatorie, Facebook ci è sembrato lo strumento ideale, perché è sempre più utilizzato dal mondo giovanile. Ora dobbiamo cercare di promuovere nuove iniziative – dice Tuzzolino –. E Facebook offre molte possibilità che ancora non utilizziamo appieno». Un esempio? La scorsa estate, Francesco era Houston proprio durante il passaggio dell’uragano Ike che ha sconvolto buona parte del Texas. Foto e racconti della sua esperienza sono stati pubblicati nella bacheca della piazza virtuale mentre i soccorsi stavano ancora arrivando in città. Amici e parenti di Francesco sono stati informati quasi in tempo reale. Al di là e al di qua dell’Atlantico.