Facebook mania... all'italiana

Il Belpaese guida la classifica della crescita per il social network, seguito da Argentina e Uruguay. Spopolano i gruppi dedicati agli italiani, in patria e all'estero. Intanto la Santa Sede avvia un'applicazione sul portale www.pope2you.net
23 Giugno 2009 | di

Sei italiano se… navighi anche tu su Facebook. Magari alla ricerca dei connazionali sparsi per il mondo, oppure dell’albero genealogico tricolore. O ancora per stringere contatti d’affari. La Facebook mania dilaga. E, a quanto pare, in questo momento sono proprio gli italiani, che vivano in patria o all’estero, a supportare la crescita del sito creato nel 2004 da Mark Zuckerberg, giunto oggi a contare qualcosa come 200 milioni di iscritti in tutto il mondo. Secondo uno studio di ComScore, gli utenti del social network nel nostro Paese erano 1 milione e 369 mila esattamente un anno fa. Oggi sono oltre 10 milioni. Per un incremento che è stato del 2721 per cento in 12 mesi. Dato che pone l’Italia alla guida della classifica mondiale. E a seguire il Belpaese, in questo speciale elenco, ci sono gli Stati sudamericani in cui maggiore è la presenza di comunità italiane. Come Argentina e Uruguay.
Eppure gli italiani d’Italia arrivano in ritardo rispetto a quelli del Canada o degli States. Basta curiosare tra i vari «gruppi» presenti su Facebook per rendersi conto che la presenza di comunità di italo-americani è documentata da almeno due anni. Si tratta di gruppi interni al sito, veri e propri microcosmi gestiti dagli stessi utenti. Alcuni dei quali hanno ormai la popolazione di una cittadina. Sul gradino più alto del podio c’è una studentessa della Mount Saint Dominic Academy, scuola cattolica gestita dalle suore domenicane di Caldwell, nel New Jersey. Dall’inizio del 2007 amministra il gruppo I’m not yelling… I’m Italian… thats how we talk, che oggi conta la bellezza di 100 mila partecipanti. La seconda posizione, invece, va a una studentessa italo-canadese, Natalie Grande, della York University di Toronto, il cui gruppo You know you’r Italian when… è giunto a sfiorare le 60 mila iscrizioni, grosso modo nello stesso periodo di tempo.
Nato sull’onda dell’entusiasmo per la vittoria degli Azzurri al Mondiale di calcio tedesco del 2006, il gruppo Faccialibro: Italians on Facebook conta oggi quasi 22 mila iscritti. Un piccolo esercito di giovani, per lo più studenti che partecipano ai vari programmi di studio all’estero, cui ben presto sono andati ad aggiungersi anche italiani residenti in pianta stabile lontano dalla penisola. Creativi e comunicatori si sono affacciati alla pagina già nel febbraio del 2007, quando è stato indetto un concorso per realizzarne il logo. Il fenomeno non è passato inosservato ai creatori del gruppo, Valerio Massimo D’Alessandro e Nneka Stefania Achapu. L’uno londinese d’adozione, l’altra dal suo quartier generale di Houston, in Texas, sono divenuti i punti di riferimento per l’italianità giovane al di fuori dei confini nazionali.
A essi fa capo anche l’Agim, l’Associazione dei giovani italiani nel mondo, che ha scelto la via del social network per rendere ancora più capillare la sua espansione. Compirà due anni il prossimo novembre la pagina aperta su Facebook, che è riuscita a intercettare più di 1600 persone in tutto il globo. L’adesione al gruppo è aperta a tutti, sia studenti che professionisti non più universitari, e permette l’automatica iscrizione all’associazione, che è riconosciuta dai Comites e dal Consiglio generale degli italiani all’estero.
«Un modo si legge nella presentazione per fare networking fra gli studenti universitari e chiunque lavori in aziende all’estero. Lo scopo è di aiutarsi, per alleviare lo choc culturale cui si è sottoposti quando si giunge per la prima volta in un nuovo Paese». Ma non di rado c’è chi ne approfitta per parlare d’affari. Non solo. L’Agim ha aperto le candidature per la nomina dei propri membri onorari. Basta spedire via mail il proprio curriculum, spiegando perché si è adatti a rappresentarla. Già create le pagine relative ad alcune circoscrizioni consolari, come Gran Bretagna, Svezia, Spagna, Francia, Australia, Cina, Argentina, Perù, Venezuela, Canada e molti degli States, tra cui Texas, New York, Massachusetts, Michigan, New Jersey e Miami.
Ambizioso sin dal nome, The biggest Italian Facebook group ever. All Italians unite ha aperto i battenti nell’aprile del 2007 e, in poco più di due anni, è riuscito a convogliare quasi 32 mila connazionali, principalmente dagli Stati Uniti. Diretta emanazione della comunità «Modern italian network» dell’italo-statunitense Carmine Forgetta, la pagina si rivolge soprattutto agli italiani d’America, anche se i messaggi che figurano in bacheca provengono ormai da tutto il mondo.
In Europa, quasi ogni capitale possiede la sua colonia tricolore sul web. E se si va a dare un’occhiata, si scopre che gli Italiani a Barcellona, di Mauro Marzorati, superano, seppur di poco, gli Italiani a Londra di Valerio Massimo D’Alessandro, gli Italiani a Parigi di Thomas Couper–Edwards e gli Italiani a Dublino di Anna Cocca. Tutti attorno a quota mille iscritti. Quasi 8 mila, invece, coloro che si sono uniti al gruppo Descendientes de italianos fuera de Italia, creato e gestito dalla sudamericana Maria Antonella Martino Trujillo.
Mentre in pochi mesi ha raggiunto e superato i mille contatti Italia andina, un gruppo ideato dal medico veneziano Cristiano Raffael, che ora vive a Santiago del Cile. Il simbolo è una cartina del Sudamerica, sotto la quale campeggia un pizzaiolo. Ma l’obiettivo, come spiega l’amministratore, è far incontrare «tutti coloro che vivono nel continente andino e che hanno un legame con l’Italia, per fare amicizia, condividere gusti comuni e interessi di utilità quotidiana, oltre che per favorire gli scambi culturali e professionali».
Da circa un anno è attivo, poi, Emigranti napoletani, il gruppo di Marco Attanasio dedicato a tutti quei partenopei che, come lui, hanno lasciato il Vesuvio per cercare fortuna in un’altra città: «Noi napoletani – spiega Attanasio – siamo sempre pronti a darci una mano. Per cui, chi accede a questo gruppo può, ad esempio, consigliare agli altri una pizzeria napoletana o in quale mercato fare la spesa, per trovare qualcosa di simile ai tradizionali friarielli o ai cicoli».
Un tempo per scambiarsi parole e nostalgia bisognava attendere i lunghi tempi dei bastimenti postali transatlantici. Poi vennero le chiamate telefoniche intercontinentali, brevi e costose. Poi ancora gli sms dai cellulari e le email. Ma oggi si può dialogare in tempo reale. Le missive del 2009 viaggiano veloci come i bit, lungo le chat dei social network. E non solo. C’è anche chi, come i gestori della pagina Italiani, propone raduni utilizzando la piattaforma Skype, che permette di parlarsi per telefono ai due capi del globo, spendendo pochi spiccioli.
Ma le potenzialità di internet non stanno passando inosservate alla stessa Santa Sede. L’esempio più recente è rappresentato dall’iniziativa www.pope2you.net, promossa dal Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali. Un portale che contiene anche un’applicazione, con cui gli utenti di tutto il mondo possono ricevere i messaggi di papa Benedetto XVI e condividerli in rete. Il tutto su Facebook, chiaramente.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017