Fai da te, quando e come

è in crescita negli italiani la propensione al curarsi da soli. Occorre farlo con intelligenza e buon senso, sapendo che i farmaci alterano sempre in qualche modo l’equilibrio dell’organismo. Rivalutato il ruolo del farmacista.Alcune indicazioni
02 Luglio 1998 | di

Negli ultimi anni in Italia si è diffusa una maggiore attenzione per la salute, dimostrata, tra l'altro, dal moltiplicarsi di pubblicazioni varie dedicate a questo argomento.

Anche la Commissione europea nel giugno 1994 ha emesso una Comunicazione (Com 94/202) in materia di promozione, informazione ed educazione sanitaria nella quale si riconosce che i cittadini europei intendono assumere una maggiore responsabilità  per la loro salute e che un gran numero di messaggi sull'automedicazione passa attraverso i media.

Una conseguenza di questo interesse è stato un incremento del consumo dei farmaci, sia di quelli acquistabili solo con prescrizione medica, sia di quelli acquistabili liberamente. È a questi ultimi che vogliamo dedicare la nostra attenzione, perché quando si parla di farmaci - cioè di sostanze naturali o sintetiche che determinano variazioni funzionali nell'organismo - la difesa del consumatore non riguarda solo aspetti economici o finanziari, ma è soprattutto difesa di un diritto fondamentale - sancito anche dall'articolo 32 della nostra Costituzione - : il diritto alla salute.

Dall'analisi delle statistiche, che sono alla base del presente servizio1, risulta da parte degli italiani una lenta, ma costante crescita della propensione all'autocura, con un passaggio da un atteggiamento passivo - interamente dipendente dalla figura del medico - a uno più attivo e consapevole. Tutto ciò sembra, però, avvenire senza un aiuto significativo da parte del legislatore e dei professionisti interessati (medici e farmacisti). Basta pensare alla diffusione e al valore curativo attribuito a prodotti che farmaci non sono: dall'erboristeria alle cosiddette medicine naturali (cristalli, aromi, metalli).

- Dal 1994 l'A, B, C dei farmaci

A partire dal 1994 in Italia i farmaci - ai fini del rimborso - sono stati raggruppati in tre fasce: A, B e C. Quelli di fascia A, considerati di vitale importanza per la salute, sono interamente gratuiti per tutti2. Quelli di fascia B, con alto valore terapeutico, sono gratuiti solo per chi ha determinati requisiti e pagati al 50 per cento dagli altri. I restanti medicinali costituiscono la fascia C e sono a totale carico degli assistiti.

Gli stessi farmaci sono, però, classificabili anche in funzione dell'obbligo o meno di presentazione della ricetta medica. Vedremo, allora, che per tutti i farmaci di classe A e B c'è l'obbligo di prescrizione medica, mentre quelli a totale carico del cittadino (classe C), in alcuni casi debbono essere prescritti, mentre in altri possono essere liberamente acquistati in farmacia. Questi ultimi vengono indicati genericamente col nome di prodotti da banco e hanno mediamente un prezzo più contenuto rispetto ai farmaci con obbligo di prescrizione - lire 9461 a fronte di lire 18.020 - . Per evitare di confondere questi prodotti con altri pure venduti liberamente in farmacia quali i parafarmaceutici, i dietetici, i cosmetici, preferiamo però definirli come farmaci per l'automedicazione.

- Cos'è l'automedicazione?

L'automedicazione è un fenomeno che si può dire esista da sempre ed è una conseguenza della inclinazione naturale dell'uomo a cercare rimedi per la cura dei propri malesseri, utilizzando le sostanze che l'esperienza e la tradizione gli indicano come efficaci e sicure. Questa pratica si è evoluta nel tempo e si è affinata insieme con le soluzioni disponibili. Oggi col termine automedicazione si intende l'autocura che viene realizzata ricorrendo all'uso di specialità  medicinali3, acquistabili in farmacia, senza ricetta.

I disturbi e le patologie più comunemente trattati con l'automedicazione sono: raffreddore, influenza, tosse; mal di gola; rinite allergica ricorrente; afte; indigestione e bruciore di stomaco; vomito, diarrea, stipsi; scottature.

È chiaro che con l'automedicazione vanno trattati i disturbi meno importanti e di breve durata; se questi persistono è necessario informare il medico curante. Il medico, infatti, resta sempre la figura di riferimento per la cura del malato e anche nel campo dell'automedicazione la sua presenza è indispensabile, assieme a quella del farmacista, per educare e guidare le scelte del cittadino. Non bisogna, infatti, dimenticare che l'interazione tra diversi farmaci o la loro assunzione in particolari circostanze richiedono cautela, preparazione specifica ed esperienza.

- Largo ai farmacisti!

Dalla diffusione dell'automedicazione viene, inoltre, rivalutata la figura professionale del farmacista negli ultimi anni progressivamente avvilita dalla scomparsa quasi totale delle medicine approntate in farmacia, persona competente e preparata, giunta alla laurea dopo cinque anni di studi universitari, teorici e pratici. Il farmacista, inoltre, è sempre presente e disponibile: infatti, le farmacie osservano turni di apertura che coprono l'intero arco delle ventiquatt'ore, tutti i giorni, festivi compresi. Le farmacie, inoltre, hanno di recente avviato un servizio di Farmacovigilanza, in collaborazione con il ministero della Sanità . Tale servizio consiste nel segnalare alle ASL (Aziende sanitarie locali) di competenza eventuali effetti collaterali - indicati dai pazienti e non ancora conosciuti - dei farmaci da banco, al fine di rendere sempre più sicuro l'uso di questi ultimi.

- Dalla parte dei produttori...

È chiaro che la crescente diffusione dei farmaci da banco, sebbene non abbia ancora raggiunto in Italia il livello degli altri paesi europei4, costituisce un importante segmento del settore. Basti pensare che nel primo semestre del 1997 sono state vendute 180,6 milioni di confezioni di farmaci senza obbligo di prescrizione medica, pari al 23,9 per cento del totale, per capire come le industrie farmaceutiche siano fortemente interessate allo sfruttamento di questo mercato. La spesa globale per l'acquisto dei farmaci da banco, infatti, è stata di 1707,8 miliardi, pari al 14,2 per cento del totale.

Gli industriali del settore, riuniti nella Associazione nazionale delle imprese dei prodotti di automedicazione Assosalute, che è una branca della Federchimica, hanno istituito nel 1997 l'Osservatorio Assosalute sull'automedicazione. Questo si pone l'obiettivo di fornire un aggiornamento sull'andamento dell'automedicazione dal punto di vista normativo, culturale e dei consumi. I risultati delle rilevazioni effettuate dall'Osservatorio vengono, poi, pubblicati e commentati sui 'Quaderni di Assosalute', che hanno forma monografica, cioè ognuno di essi è dedicato a un solo argomento.

Dal 1995, inoltre, viene pubblicata la rivista bimestrale 'Assosalute news', che tratta sempre problematiche legate all'automedicazione, soprattutto a livello di informazione sulle ultime iniziative e sull'attività  degli organi di categoria del settore.

Assosalute ha, inoltre, elaborato una Carta degli intenti, che è una specie di codice di autoregolamentazione e di impegno dell'associazione verso tutti i suoi interlocutori - cittadini, medici, farmacisti e autorità  - . Questa Carta è in linea con quanto stabilito per l'automedicazione in campo europeo dalle associazioni di medici, farmacisti e produttori.

- ...e da quella dei consumatori

È chiaro che non sempre gli interessi del bilancio aziendale e la difesa del consumatore coincidono. Così, ad esempio, l'esigenza più volte espressa dai produttori di un più facile accesso alla pubblicità  per i farmaci da banco non lascia del tutto tranquilli. È, infatti, a tutti noto il forte impatto che la pubblicità , soprattutto quella televisiva, esercita sui consumatori in particolare sulle fasce più deboli e suggestionabili. Si corre, quindi, il rischio che la scelta dei farmaci per l'automedicazione, anziché essere responsabile, come tutti si augurano, venga determinata dall'efficacia dello spot pubblicitario e, in definitiva, dalla possibilità  di investimento della casa farmaceutica.

- Il foglietto rivoluzionario

Positive, invece, sono state le istanze di Assosalute affinché il foglietto illustrativo dei farmaci da banco si differenziasse da quello dei farmaci soggetti a prescrizione medica, diventando più semplice e accessibile. Infatti, nel dicembre 1997 il ministro della Sanità  ha firmato la circolare ministeriale che definisce le caratteristiche del nuovo foglietto illustrativo per i medicinali di automedicazione.

L'innovazione si potrebbe quasi definire rivoluzionaria, in quanto utilizzando di proposito per le spiegazioni un linguaggio semplice e usuale, invita implicitamente il medico e il farmacista a fare altrettanto: insomma, obiettivo del colloquio con il malato deve essere l'informazione sul suo stato di salute e sul modo migliore per curarsi, non lo sfoggio della propria cultura e preparazione professionale. Vale, quindi, la pena di esaminare le novità  in modo più dettagliato.

- In sintesi

- L'automedicazione, cioè l'assunzione di farmaci senza obbligo di prescrizione su iniziativa degli stessi pazienti, per la cura di piccole patologie, si sta diffondendo in Italia come già  avviene nel resto dell'Europa.

- Questa pratica è vantaggiosa per i pazienti, che diventano più consapevoli della propria salute e hanno un accesso più rapido ai farmaci, poiché evitano le file dal medico di base.

- Aspetti negativi sono, invece: il costo dei farmaci, che sebbene mediamente inferiore rispetto a quelli con obbligo di prescrizione, è interamente a carico del paziente; e il rischio di un uso non corretto degli stessi.

- Bisogna ricordarsi, quindi, di ricorrere immediatamente al medico o, meglio ancora, al farmacista per risolvere qualsiasi dubbio o problema.

- Assosalute, l'associazione delle case farmaceutiche, svolge un'azione di monitoraggio, di promozione e di stimolo nei confronti di questo settore, che è un segmento del mercato economicamente molto interessante e in espansione.

- È auspicabile che il ministero della Sanità  investa una parte delle risorse risparmiate - dato che i farmaci per l'automedicazione sono a carico del cittadino - in attività  di controllo e miglioramento in senso ampio dell'automedicazione stessa.

- I consumatori devono scegliere i farmaci in modo responsabile, senza lasciarsi influenzare dalla pubblicità  o da motivazioni irrazionali.

Ricordiamo, comunque, che se da un lato è bene utilizzare i risultati della ricerca scientifica per migliorare la qualità  della nostra vita, dall'altro non è possibile, soprattutto a una certa età , realizzare condizioni di completo benessere. Usiamo, quindi, l'automedicazione con intelligenza, fiducia e buon senso. Non dimentichiamo, però, che i farmaci alterano sempre in qualche modo l'equilibrio del nostro organismo, e la loro assunzione comporta sempre dei rischi.

Insomma, vive senz'altro meglio chi - pur non rinunciando a curarsi - impara a convivere con i propri problemi di salute, senza aspettarsi dai farmaci guarigioni miracolose o elisir di eterna giovinezza.

Note

1 Fonte dei dati InterMatrix e IMS Italia, riportati da 'I quaderni di Assosalute', nn.1, 2, 3, 4 del novembre 1997.

2 È comunque dovuto, salvo che per pochissime categorie di malati, un contributo (ticket) di £ 3.000 per ogni specialità .

3 Quando parliamo di medicinali o di farmaci intendiamo quei prodotti che sono controllati e approvati dal ministero della Sanità .

4 Nel 1997 in Germania il valore dei farmaci non soggetti a prescrizione medica ha raggiunto il 33,7 per cento della spesa totale.

 

I farmaci più usati nell'automedicazione

I farmaci acquistabili senza obbligo di ricetta vengono anche indicati con la sigla OTC, ricavata dalle iniziali delle parole inglesi 'Over the Counter'. Questa frase significa 'al di sopra del banco' e, quindi, corrisponde quasi alla lettera a quella italiana.

Antiacidi. Sono preparati per calmare i bruciori di stomaco e combattere l'acidità . Essi agiscono principalmente modificando il ph dell'organismo e rallentando o accelerando lo svuotamento gastrico intestinale. Questo meccanismo influisce sugli psicofarmaci, che rimanendo più a lungo nello stomaco provocano maggiori effetti collaterali; gli antibiotici, al contrario, per l'innalzamento del ph vengono assorbiti in misura minore e sono meno efficaci.

Antitosse. Taluni prodotti associati a farmaci analgesici, come il paracetamolo, producono un effetto euforizzante, come gli oppiacei.

Antinfluenzali. In genere sono composti da miscele di antipiretici, antinfiammatori, antistaminici; quindi le possibilità  di interazione con altri farmaci e il conseguente potenziamento degli effetti collaterali sono molteplici.

Lassativi. I medicinali contro la stitichezza, se usati troppo a lungo, riducono i movimenti naturali dell'intestino, alterano la flora batterica e provocano assuefazione. I loro effetti collaterali sono simili a quelli degli antiacidi: non vanno, quindi, abbinati ad antibiotici e psicofarmaci. Possono, inoltre, alterare l'assorbimento della pillola anticoncezionale, riducendone l'efficacia.

Antinfiammatori. I prodotti a base di acido acetilsalicilico danneggiano le pareti dello stomaco e dell'intestino, il danno è maggiore se vengono assunti insieme alla crusca o ai lassativi, che rendono questi organi più vulnerabili. Inoltre, potenziano l'effetto degli anticoagulanti, prescritti per prevenire le trombosi, aggravando il rischio di emorragie. Riducono, al contrario, l'effetto degli ipertensivi, con la conseguenza di innalzare la pressione.

Colliri. Le soluzioni oculari sono in molti casi prodotti antiglaucoma, contenenti un betabloccante - usato quasi esclusivamente in Italia - che può provocare cali di pressione e aritmie cardiache. Altri contengono, invece, vasocostrittori che possono provocare un aumento della pressione.

Gocce e spray nasali. Questi preparati sono generalmente vasocostrittori locali, da usare per brevi periodi, perché possono provocare necrosi delle mucose, assuefazione e dipendenza. Possono, inoltre, avere azione ipertensiva, come i colliri.

Integratori alimentari. Questi prodotti, che hanno in gran parte sostituito i vecchi ricostituenti, passati ormai di moda, meritano un discorso più ampio. Intanto, non tutti sono medicinali - secondo la definizione data in precedenza e cioè registrati e quindi controllati dal ministero della Sanità  - tanto da essere venduti oltre che nelle farmacie anche nei supermercati, nelle erboristerie e nei centri di alimentazione naturale. Essi dovrebbero completare la nostra dieta, fornendo quelle sostanze di cui le moderne tecniche di coltivazione e l'inquinamento hanno impoverito gli alimenti. Ma questa teoria dell'impoverimento è stata anche di recente contestata e oggetto di polemiche su base internazionale e le indicazioni in tal senso sono rivolte a un limitato numero di casi (anziani, donne in gravidanza, convalescenti).

Molti sportivi, poi, assumono preparati a base di aminoacidi per potenziare le prestazioni muscolari, sottoponendo l'organismo a dannosi sforzi metabolici e al rischio di danneggiare il fegato e i reni, data la loro tossicità  a livello, appunto, epatico e renale. Gli integratori usati per mantenere la linea, invece, contengono spesso sostanze che possono provocare importanti fenomeni allergici o rendere inefficaci molti farmaci.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017