Famiglia, culla della pace

Tutto ciò che indebolisce la famiglia è un oggettivo impedimento sulla via della pace.
16 Gennaio 2008 | di
La situazione oggi della famiglia è uno dei problemi emergenti, con indagini e studi che coinvolgono anche le comunità italiane all’estero. Si indaga e si scrive molto sulla crisi della famiglia e del matrimonio tra un uomo e una donna, ma in crisi è innanzi tutto la società umana. Una società che con la sua cultura laicistica, diffusa con ampia risonanza dai media, e con le sue norme legislative, demotiva i principi etici del matrimonio legati a una cultura giuridica universale. In questo contesto, Benedetto XVI in occasione della Giornata mondiale della pace ha offerto al mondo un messaggio sul tema: «Famiglia umana, comunità di pace». Un messaggio profetico, scritto con uno sguardo rivolto ai fenomeni emergenti e nella consapevolezza che oggi, vivendo nell’era della globalizzazione, si sente la necessità di ripensare alla famiglia come «culla della vita e dell’amore», luogo dove si impara la pace.
Ma quale rapporto ha la famiglia naturale fondata sul matrimonio con la pace nel mondo? – si chiede Andrea Gavazza nell’editoriale di Avvenire dello scorso 12 dicembre. Certamente non ha nessun rapporto se ci troviamo di fronte a una famiglia rinchiusa in se stessa, attenta a difendere libertà, interessi e non le sue responsabilità. Ha invece un chiaro rapporto se vive con uno sguardo lungimirante che valorizza la legge morale, che ogni uomo può scoprire ed è chiamato a vivere nelle relazioni con il prossimo. La famiglia «fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, costituisce il luogo primario dell’umanizzazione della persona e della società», scrive Benedetto XVI. È cioè «la prima e insostituibile educatrice di pace». Un compito messo oggi in crisi dal processo di scristianizzazione che con interventi legislativi, per facilitare il divorzio o riconoscere le convivenze di persone dello stesso sesso, intacca e demotiva il valore della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. In alcuni Paesi, la famiglia non ha la possibilità di svolgere i propri compiti sociali ed educativi; non è aiutata ad accogliere i figli, offrendo poi la libertà di scegliere per loro la scuola più idonea; non le viene riconosciuto il bisogno d’avere una casa, un lavoro, un’assistenza sanitaria di base. «È in gioco il futuro dell’ umanità. Se si dissolve la famiglia cristiana le conseguenze più gravi ricadono sui giovani», ha sottolineato Kiko Argüello, iniziatore del Cammino Neocatecumenale, uno dei promotori del raduno del 30 dicembre scorso che ha riunito a Madrid un milione e mezzo di persone per promuovere un risveglio della famiglia cristiana in tutta Europa. Nel suo messaggio papa Benedetto afferma che «tutto ciò che contribuisce a indebolire la famiglia fondata sul matrimonio di un uomo con una donna, ciò che direttamente o indirettamente ne frena la disponibilità all’accoglienza responsabile di una nuova vita, ciò che ostacola il diritto ad essere la prima responsabile dell’educazione dei figli, costituisce un oggettivo impedimento sulla via della pace».
Ma quale risonanza hanno questi messaggi ed eventi nei media? Articoli, reality show e programmi-satira di controinformazione, continuano a ridicolizzare la famiglia, intaccandone i suoi valori fondamentali e non riconoscendo il patrimonio dei principi etici regolato da un legge morale comune. Non ci si accorge – come sottolinea il messaggio pontificio – che «ogni forma di indebolimento della famiglia nella nostra società rende fragile la pace nell’intera comunità nazionale e internazionale». Allargando infine la sua visione alle tensioni crescenti che esistono nel mondo, il documento termina con un forte appello per la tutela dell’ambiente, per un’efficace smilitarizzazione nel campo delle armi nucleari, per il rispetto dei diritti fondamentali dei singoli, dei popoli e della famiglia. Un appello che ci coinvolge tutti, accomunati da uno stesso destino, per instaurare una pace vera e duratura.
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017