Fare famiglia per essere comunità

Padre Antonio Fregolent: «I giovani ci seguiranno perché ora scoprono i valori che hanno ricevuto dai loro genitori e sentono il bisogno di ricambiarli».
17 Febbraio 2006 | di

MELBOURNE

Vitalità  e speranza: su questo binario procede a ritmo sostenuto la Federazione Cattolica Italiana d";Australia, e il XXVIII Congresso, che ha avuto luogo a Melbourne, ha confermato che esistono tutte le condizioni e le premesse per essere ottimisti. È stato un incontro che ha evidenziato veramente la vitalità  della Federazione in tutte le sue 19 sezioni sparse nel Victoria, New South Wales, Queensland e Tasmania, e il forte sostegno che tutte ricevono dai padri Scalabriniani che sono stati gli ideatori, i fondatori e sono ancora le guide spirituali di ogni singola sezione. Il tema del Congresso: «Una sola terra molte radici» ha voluto essere un messaggio di vita nella molteplicità  delle sue fonti, dando senso alla diversità  d";origine e di cultura delle varie componenti della Federazione, ma tutte radicate in una sola «terra» (Australia), e una sola comunità  di fede.
La messa di inaugurazione è stata concelebrata da 23 sacerdoti nella chiesa di San Clemente a Bulleen. Il vescovo monsignor Christopher Prowse ha avuto parole di ringraziamento per i padri Scalabriniani e per gli altri sacerdoti presenti, sia italiani che di altre nazionalità . Monsignor Prowse ha illustrato il significato della fede come cuore del multiculturalismo, che solo con la fede trova un «collante» e una dimensione positiva e di crescita, altrimenti diventa un ostacolo alla fraternità  e persino una ragione di lotta e di terrorismo. «Voi "; ha detto il vescovo "; siete chiamati a dare alla società  una testimonianza di fede e di amore: Non siete un club, un circolo paesano. Come cattolici avete una missione più ampia e più alta».
I lavori veri e propri del Congresso hanno avuto luogo presso il Newman College, annesso all";Università  di Melbourne. Sono stati molti gli ospiti e gli oratori, invitati proprio per creare diversità  e ricchezza di interventi. Erano presenti padri scalabriniani dalla Direzione Generale di Roma (Pietro Polo), dall";area del Sud America (padre Giovanni Corso e Patricia Etchepare), dal Centro e Nord America (padre Claudio Holzer), dal Belgio (padre Miguel Dalla Vecchia), dal Portogallo (Albertino Silva), e naturalmente dall";area Australia-Asia-Oceania.
Dopo la preghiera d";apertura guidata dal provinciale dei Padri Scalabriniani, padre Paulo Prigol, il saluto e il ringraziamento del presidente statale del Victoria, Raffaele Capetola, e del presidente nazionale, Camillo Impellizzeri, il primo intervento è stato quello di Simonetta Magnani, direttore dell";Istituto Italiano di Cultura di Melbourne. Magnani ha detto, tra l";altro: «Ho conosciuto la lunga e costruttiva storia della Federazione Cattolica in Australia e l";opera svolta dai padri Scalabriniani, presenti in molti Paesi con la loro assistenza ai migranti. Mi auguro che il tema del Congresso sia espressione di un mosaico, un quadro, un";opera d";arte, in cui sono necessarie le ";diversità "; per esaltarne la bellezza e l";armonia. La sfida che attende i nuovi progetti della Federazione è grande, e l";augurio mio è quello che le molte radici di una sola terra diventino anche ";nuove"; radici, quelle dei giovani, che capiscano l";importanza e i valori della Federazione e possano continuare con la stessa convinzione e forza spirituali e sociali».
Un altro intervento, motivato dalla presenza a Melbourne di delegazioni dall";Italia della Migrantes, Servizi Pastorale Giovanile e UCEMI, Unione Cristiana Enti Migrazione Italiana, è stato quello di Luigi Papais, vicepresidente nazionale dell";UCEMI. Interessante la sua analisi sul futuro delle associazione. In pratica "; questo il commento di Papais "; dobbiamo fare un salto e guardare alla «terza generazione», scontando il fatto che la seconda sia vogliosa di integrarsi completamente nel «nuovo Paese». È la terza che si pone dei perché in un mondo anonimo e globalizzato, e vuole andare alle radici della propria cultura per trovare un";identità  con segni ben marcati di cui essere orgogliosi e a cui ispirarsi.
A fine Congresso, sono stati consegnati i certificati ai soci onorari. Una pratica che conclude sempre il Congresso e che è dimostrazione di gratitudine per tante persone che dedicano tempo e risorse al bene della Federazione.
Tra una relazione e l";altra e la condivisione di esperienze di fede e di vita cristiana, tutti i presenti hanno colto con serenità  e disponibilità  interiore l";invito di padre Pietro Polo, prima di rientrare a Roma: «La Federazione Cattolica Italiana è il vostro tesoro, e dovete investirlo, non tenerlo nascosto e infruttuoso. Non abbiate paura di rischiare. Andate avanti con fiducia e speranza perché ogni giorno è un dono di Dio e siete sempre giovani nel Signore».
Ultimo atto del Congresso, presieduto dal provinciale padre Paulo Prigol, brasiliano e cappellano nazionale della Federazione, è stata l";elezione del nuovo Comitato nazionale che ha visto la riconferma alla presidenza di Camillo Impellizzeri di Brisbane ed è stato accettato che il prossimo Congresso abbia luogo nel 2008 a Brisbane.
Pienamente soddisfatto il presidente Impellizzeri. «In questo Congresso, più che nei precedenti, abbiamo parlato di noi stessi, ci siamo guardati allo specchio e ci siamo chiesti da dove veniamo e dove andiamo. È stato un esame che ha rinverdito le idee e la voglia di fare. Abbiamo capito che è giunto il momento di scomodarci e di aprire le finestre per guardare tutto il panorama. Aiutare gli italiani non è più uno scopo primario e impellente "; ad eccezione di alcuni casi "; perché oggi il fenomeno dell";emigrazione è fatto da rifugiati, profughi, gente che viene da Paesi che sono in guerra, ecc. E dobbiamo essere disponibili per tutte queste persone».
«Impressioni sul Congresso»? Lo abbiamo chiesto anche a padre Antonio Fregolent, ex provinciale a cappellano delle sette sezioni del New South Wales. «Ne ho visti e vissuti molti di Congressi, e gli ultimi quattro con una forte responsabilità  "; ha detto Fregolent ";. Ciò che mi ha colpito in questo Congresso, è la vitalità  e l";entusiasmo. Le persone credono alla Federazione, e le persone sono la nostra ricchezza più grande. Oltre ai programmi, ai progetti, agli obiettivi per il futuro, la base solida, granitica della Federazione sono proprio i federati stessi. Quando ci si incontra, ogni due anni al Congresso, la prima cosa che gusti è il senso dell";amicizia, la gioia di ritrovarsi e di stare bene insieme». Tutti a casa, dopo tre giornate di preghiera, meditazione, conversazioni, dibattiti, progetti e speranze, e dopo un assaggio fuori programma del caldo torrido di Melbourne quando la colonnina del mercurio ha superato i 40 gradi. A casa, sul luogo di lavoro, nelle parrocchie con l";impegno di sentirsi Federazione";Famiglia al servizio di Dio e della comunità .

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017