Fermiamo il boia

È in aumento, contrariamente a quanto si crede, il numero di coloro che trovano disumana la pena capitale. Molte comunità cristiane chiedono una moratoria per il Duemila
02 Aprile 1999 | di

Siamo tutti colpiti amaramente dalle esecuzioni capitali che avvengono negli Stati Uniti. È vero che le condanne a morte non sono eseguite solo in questo paese, ma l'America del Nord è una grande democrazia cui tanti altri paesi guardano. E la democrazia si lega intimamente con il rispetto della vita umana. Nelle Filippine è stata ripristinata dopo che era stata abolita nel 1987. Anche a Cuba ci cono state nuove esecuzioni. In Cina ci sono state 1876 esecuzioni nel 1997. Più di 1500 persone sono state giustiziate in Iraq. Sono 3517 le persone in attesa di esecuzione nei bracci della morte americani, 800 nelle Filippine; 18 bambini in India.

L'intervento di Giovanni Paolo II, durante il suo ultimo viaggio in America, in favore di un condannato a morte ha sortito effetto: quel condannato è stato graziato. Questo mostra quanto può la «forza debole» della parola, quando parla in favore della vita. Nel mondo della democrazia la parola ha una sua forza più che altrove.Tuttavia, nelle cattoliche Filippine, l'intervento del Papa non ha sortito alcun effetti sul presidente...

Da un anno la Comunità  di Sant'Egidio sta raccogliendo firme per una moratoria delle esecuzioni capitali nel 2000 [ne parleremo diffusamente nel prossimo numero, ndr]. Manifestazioni di adesione (cioè firme all'appello) arrivano da ogni parte del mondo. I cristiani si mostrano particolarmente sensibili a questa battaglia. Movimenti cattolici come i focolarini e altre congregazioni religiose di ogni tipo, hanno aderito con impegno a questa azione umanitaria. Ma che cosa possono alcune centinaia di migliaia di firme perché si fermi la pena di morte? Che cosa possono contro la severità  delle leggi penali? Che cosa possono contro i diritti umani calpestati in tanti paesi del mondo?

La forza debole dell'appello 28 da sulla sua capacità  di suscitare sentimenti di umanità  e di aprire a ragionamenti fondati sulla pena e sulla società . La pena di morte, infatti, è disumana, ma pure irrazionale e inutile. Infatti, la condanna a morte non ferma il crimine, lo afferma il segretario generale di Amnesty International Pierre Sané: «L'Arabia Saudita sostiene che le esecuzioni fermano il crimine, ma le esecuzioni in questo paese sono in aumento», ha scritto. La condanna capitale si accompagna alla distruzione della personalità  del condannato. Questi diviene un uomo a metà : gli vengono inflitte torture e subisce un trattamento inumano. Il tutto viene giustificato con il fatto che ha compiuto crimini terribili per cui merita tale sofferenza: «In Giappone - continua Sané - i detenuti condannati sono rinchiusi in celle dove le luci non sono mai spente». La pena di morte si presenta così come una vendetta di stato.

Per Helen Prejean, la suora americana che da anni accompagna i condannati a morte e lotta contro l'esecuzione capitale, «la pena di morte è una pratica di tortura». Il film che narra la sua storia, Dead man walking sembra sia stato visto da un miliardo di spettatori (la sua protagonista ha ricevuto l'Oscar). Oggi suor Helen è meno sola negli Stati Uniti e nel mondo. La raccolta di firme sta rivelando l'esistenza di una vasta sensibilità  per l'abolizione della pena di morte. Non si tratta solo dell'Italia che rappresenta un ambiente tradizionalmente sensibile a questo tema. La Comunità  di Sant'Egidio testimonia l'esistenza di consenso alla campagna abolizionista in vari paesi del mondo. Firme sono giunte anche da Hong Kong, annesso alla Cina dove si pratica la pena di morte.

Una donna dal Texas ha scritto: «Mio marito è in prigione, ma non nel braccio della morte. Prima di incontrare mio marito ero a favore della pena di morte. Ero a favore di un indurimento legislativo... So bene quanto i crimini per i quali si commina la pena di morte siano orribili e sento profonda compassione per i parenti delle vittime, ma pure provo compassione per le famiglie dei condannati», e conclude: «Che cosa terribile è sapere che il governo ha pianificato di uccidere il tuo amato, sapendo di non poter fare quasi nulla per fermare l'esecuzione, soprattutto quando vi sia la possibilità  di false testimonianze e qualcuno sia ingiustamente accusato». E un musulmano (si, badi bene che i paesi musulmani sono in genere favorevoli alla pena di morte): «Se gli esseri umani sono imperfetti, perché allora un uomo imperfetto avrebbe il diritto di uccidere un altro uomo imperfetto?».

Questo vasto movimento di sensibilità  sta guadagnando nuovi spazi, come è testimoniato dall'allargamento del consenso alla moratoria espresso in seno alla Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite, annualmente riunitasi a Ginevra. Non è vero che la massa della gente sia favorevole alla pena di morte, alcuni paesi stanno cambiando orientamento. La Bulgaria ha già  abolito la pena di morte, mentre la Lituania si accinge a farlo. Il Turkmenistan ha approvato la moratoria. La Russia sta realizzando concretamente l'impegno alla moratoria.

Si tratta di una battaglia tutt'altro che vinta, soprattutto perché importanti paesi come Stati Uniti, Cina, Viet Nam, Iran continuano ad applicare la pena di morte. Ma il movimento per la moratoria del 2000 può smuovere le coscienze. Si pensi soprattutto a quelle dei cristiani impegnati nella difesa della vita in tutti i suoi momenti. All'inizio di quest'anno Giovanni Paolo II, nel santuario messicano di Guadalupe, ha detto: «Mai più violenza, terrorismo. Mai più tortura. Bisogna porre fine all'inutile ricorso alla pena di morte».

Un professore americano, con un gruppo di studenti, è riuscito a far indagini per provare l'innocenza di un condannato a morte che è stato poi liberato, dopo 16 anni di detenzione. Questo professore ha scritto parole significative per tutti quelli che si impegnano nella campagna contro la pena di morte: «Certamente, dopo tutto ciò, nessuno di noi sarà  mai più lo stesso. Noi tutti abbiamo imparato come uomini ordinari possano attraverso la perseveranza creare una differenza positiva nella vita degli altri».

Forse questa campagna per la moratoria della pena di morte può mostrare che uomini e donne ordinari possono aiutare a cambiare in maniera positiva e decisiva la vita degli altri.

 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017