Reliquia del mento di sant'Antonio. Foto di Sevarin Marco (©Archivio MSA)
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Festa della Traslazione di sant'Antonio

Si celebra ogni anno il 15 febbraio, ricordata anche come festa della lingua del Santo.
| fra Massimiliano Patassini Direttore editoriale

Il 15 febbraio ricorre la festa della Traslazione del corpo di sant’Antonio, nota anche come festa della lingua. Come abbiamo già ricordato in passato, la data è legata alla traslazione del corpo del Santo avvenuta nel 1350 a opera del cardinale Guy de Boulogne: in quell’occasione fu trasferita nella cappella dell’Arca in cui si trova anche oggi.

È presente un certo dibattito sulle traslazioni del Santo: un certo numero di studiosi concorda sul fatto che ne siano avvenute tre, come afferma Claudio Bellinati: «Le traslazioni del corpo di sant’Antonio furono tre: 1263, 1310, 1350. La prima è ancora ricordata dalla lettera L, dipinta (un po’ a settentrione) ai piedi della cancellata in bronzo, che chiude il presbiterio. La seconda vede l’arca sistemata sotto la terza cupola [...]. La terza è del 1350, presenti Guy de Boulogne e Francesco Petrarca, quando l’arca del Santo trova definitiva collocazione nel sito attuale» (cfr. Bellinati C., La Basilica del Santo in un affresco di Giusto de’ Menabuoi nel Battistero della Cattedrale di Padova, «Il Santo» 1978, p. 127). Al di là del numero, è interessante la nota che riferisce la presenza di Petrarca alla traslazione del 1350: sappiamo che il poeta è stato a Padova per qualche tempo e l’indizio della sua partecipazione all’occasione viene fornito da lui stesso, nel testo originale di una delle sue lettere, la IX,13 delle Familiares: «È qui da noi, come tu sai, il famosissimo padre Guido, vescovo di Porto, legato della Sede Apostolica. Oggi con grande concorso di popolo devoto ha trasferito il corpo di Antonio frate minore, e sol questa fu la ragione di una sosta un po’ più lunghetta a Padova; a questa traslazione fui presente anch’io, uno dei molti che ammiravano la solennità e la imponenza dei sacri riti. Domani egli riprenderà il viaggio…». Come nota Dino Cortese (nel suo articolo Petrarca e le Traslazioni di sant’Antonio, «Il Santo» 1978, da dove è tratta la citazione delle Familiares), nella stesura definita la frase riportata è stata tolta da Petrarca: uno studio sulla questione porta l’autore a concludere che il poeta toscano non fosse presente in quell’occasione.

Anche la traslazione del 1350 è messa in dubbio: forse già nel 1310 il corpo del Santo si trovava nel luogo attuale e, quarant’anni dopo, il cardinale Guy fece costruire un prezioso reliquiario per il mento del Santo (questo è un dato certo), portandolo processionalmente fino all’altare dell’arca dove venne celebrata la Messa. Da allora, ancora oggi è consuetudine portare in processione la reliquia del mento, solitamente nella domenica più vicina alla festa, quest’anno il 18 marzo.

Tuttavia, nei secoli la devozione ha messo al centro la reliquia della lingua del Santo (portata in processione anch’essa fino a fine Seicento), miracolo evidente che offre spazio alla meditazione sull’importanza del linguaggio, sull’uso che ne facciamo e sulla predicazione così eloquente e profonda di Antonio.

Data di aggiornamento: 15 Febbraio 2024