In festa per i nuovi santi

Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II hanno segnato la nostra storia, come cristiani e come uomini e donne. Ora possiamo invocarli nella gloria dei santi, in compagnia di Antonio.
20 Maggio 2014 | di

Scrivendo questo editoriale nell’anticipo richiesto per la stampa e spedizione all’estero della rivista, mi sento coinvolto dall’evento della canonizzazione delle due gigantesche figure di Papi protagonisti nella storia recente della Chiesa e del mondo.

Se Giovanni XXIII, nei cinque anni di pontificato, ha affascinato per la sua bontà e umanità, per i suoi contatti con la gente, per avere indetto il Concilio Vaticano II con la speranza di aprire la Chiesa all’uomo, riservando un’inaspettata attenzione per l’unità, la libertà e la pace, Giovanni Paolo II è vivo nel cuore della cristianità per la sua tenace fede e per aver cambiato la storia della sua Polonia e il volto stesso della Chiesa nel mondo.

Il cardinale Loris Capovilla, già segretario particolare di Giovanni XXIII, ha di recente ricordato la testimonianza di Walter Lippmann (uno dei principali opinionisti del XX secolo), pubblicata il 7 giugno 1963 sul «New York Herald Tribune»: «È un miracolo moderno che una persona abbia potuto superare tutte le barriere di classe, di casta, di colore, di razza per toccare i cuori di tutti i popoli. Nulla di simile si era mai avverato, almeno nell’epoca moderna». Col pensiero, poi, alle sue grandi encicliche – Mater et magistra e Pacem in terris – e all’indizione del Vaticano II, così l’articolo proseguiva: «Il fatto che gli uomini abbiano corrisposto al suo amore, dimostra che le inimicizie e i dissensi dell’umanità non costituiscono la realtà completa della condizione umana. (…) Per questo non dobbiamo mai disperare che il mondo possa diventare migliore». La speranza per il futuro della Chiesa e della società ha trovato un forte puntello in Giovanni Paolo II. Figlio della Polonia, nei ventisei anni e mezzo del suo pontificato ha retto la Chiesa con una granitica fede in Gesù, donando alla cristianità orientamenti chiari e un magistero che ha sviluppato i contenuti del Vaticano II. Fonte del suo dinamismo e della sua instancabile attività pastorale è stato un intimo rapporto con Dio, vissuto con grande profondità nella celebrazione dell’Eucaristia e negli altri momenti che disegnavano la sua personale «geografia della preghiera»: l’ora d’adorazione ogni giovedì, la via crucis nei venerdì e la quotidiana recita del rosario.
 
Di Giovanni Paolo II che, come ha sottolineato papa Francesco, «nella comunione dei santi continuerà ad essere per i giovani del mondo un padre e un amico», restano impresse nella memoria le Giornate mondiali della gioventù, di cui fu l’iniziatore; le encicliche, che attualizzarono il messaggio cristiano nella società contemporanea; il suo rapporto con gli strumenti di comunicazione; i centoquattro viaggi internazionali e le centoquarantasei visite a città e diocesi italiane.
Noi ricordiamo con gratitudine lo storico incontro delle religioni ad Assisi nel 1986, e la sua presenza a Padova nella domenica del 12 settembre 1982. Oltre alla celebrazione eucaristica nella Basilica del Santo, egli ebbe cordiali contatti con noi frati e con i collaboratori del «Messaggero di sant’Antonio». A suggello del pellegrinaggio padovano inviò, unito alla benedizione apostolica, un messaggio dove esprimeva agli associati al «Messaggero di sant’Antonio» sparsi nel mondo l’augurio che «il Santo che il mondo ama ottenga a tutti dal Signore una fede viva e una carità operosa, perché sappiano vivere da autentici cristiani nel nostro difficile tempo». Faccio mie le parole del nuovo santo per augurarvi una felice festa del 13 giugno.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017