Fieri di essere italiani

05 Giugno 2002 | di

Fieri fu fondata all";inizio del 1984 da due giovani italoamericani: John Calvelli, 20 anni, dell";Università  di Fordham, nel Bronx a New York, e Gina Biancardi, 19 anni, del College Lehman, sempre nel Bronx. All";inizio si trattava più di un";idea che di un";organizzazione formale. Poi emerse anche l";esigenza di fare qualcosa di più. Studenti e professori italoamericani desideravano incontrarsi anche oltre i confini del campus del college, e avere un luogo in cui sentirsi come a casa loro.

Erano già  attive organizzazioni analoghe, ma tutte rivolte a soddisfare le esigenze di persone adulte. Non c";era nulla, invece, per i giovani italoamericani tra i 18 e i 39 anni. L";idea suscitò subito l";interesse delle più potenti comunità  italoamericane del Bronx-Belmont.

La giovane organizzazione, battezzata Biaca (Belmont Italian-American Cultural Association), era diretta da John Calvelli. Con il passare dei mesi, Biaca ebbe un successo travolgente, accompagnato da pressanti richieste, da parte di potenziali membri, di svilupparla nell";intera area metropolitana. Ben presto fu chiaro che Biaca avrebbe dovuto cambiare nome per includere il più ampio numero di membri possibile, non solo della comunità  di Belmont, ma di tutta New York, e magari anche di tutti gli Stati Uniti. Ma che nome dare a questa organizzazione in espansione ormai inarrestabile?

Mentre i membri fondatori cercavano un nome, qualcuno si ricordò che l";anno precedente, nel 1983, al Festival di San Remo, aveva vinto la canzone L";italiano di Toto Cutugno. In essa la parola fiero era ripetuta più volte a significare l";orgoglio del cantante di essere italiano. Quella parola, che chiariva direttamente lo scopo, era l";unica che potesse definire l";organizzazione, assai più di qualsiasi sigla. E così Biaca diventò Fieri, il plurale di fiero, per dire la fierezza collettiva delle nostre tradizioni, della nostra cultura, delle nostre radici.

Quattro gli obiettivi principali di Fieri. Primo: battersi per conservare e salvaguardare la cultura italiana, incoraggiare lo studio della lingua degli ascendenti e della storia italoamericana. Secondo: sottolineare l";importanza di un";elevata educazione e del successo personale degli italoamericani: giovani, uomini e donne. Terzo: cercare di facilitare le opportunità  di carriera e relazioni di lavoro per i giovani professionisti. Quarto: promuovere un";immagine positiva degli italoamericani tra i mass media e nell";opinione pubblica.

Nell";arco degli anni, Fieri ha continuato a crescere al di là  di ogni più rosea previsione. Le richieste di informazioni provengono da tutto il Paese, tanto che si è resa necessa-
ria la costituzione di una seconda
sede presso l";American University di Washington DC, diretta da Lisa
Guelli, seguita subito dopo da una
terza sede a Brooklyn, New York,
diretta da Dante Naccarato.

A questo punto, John Calvelli ritenne necessario dare all";istituzione un carattere nazionale e così, nel 1989, Fieri divenne Fieri National Inc., inserita nel settore delle Ong, organizzazioni non-profit. Nuove sedi sono sorte in seguito a Manhattan, Queens, North Jersey, South Jersey, Long Island, Staten Island, Boston, Chicago e San Francisco; altre stanno prendendo piede a Detroit e Central New Jersey, espandendosi a Milwaukee, Philadelphia, San Diego, Stanford, Los Angeles e in Florida. Fieri è diventata un";organizzazione internazionale da quando ha attivato, nel 2000, una nuova sede a Toronto. Su Internet, Fieri si trova all";indirizzo: www.fieri.org.

Traduzione di Fabio Lazzarin

Intervista a roberto Ragone, presidente di fieri international

Insieme siamo più forti

Msa. Che cosa lega i membri di Fieri all";Italia? Ragone. Non c";è una sola risposta: l";età , lo stile di vita e le esperienze dirette con la cultura italiana influenzano in modo diverso i nostri soci. Gli iscritti a Fieri (ma anche gli altri giovani italiani nel Nord America) maturano un legame con l";Italia basato sulle conoscenze e sulle esperienze che hanno del Bel Paese. Alcuni sono nati in Italia; altri hanno visitato le famiglie ivi rimaste, altri ancora l";hanno vista in compagnia di amici e parenti.

Noi diamo molta importanza alla famiglia: non solo è il luogo in cui si svolge la nostra vita, ma anche un parametro culturale. Molti italiani di successo sono diventati grandi manager o dirigenti perché hanno sempre trattato le persone di cui sono responsabili come se fossero una famiglia.

Quali sono le principali attività  della vostra associazione?

Le attività  principali sono svolte a livello locale e includono iniziative educative e sociali, attraverso le quali i membri possono imparare a vivere tra di loro l";italianità . Le attività  sono spesso centrate su un tema, come ad esempio la Pasqua, il Carnevale, il Mese della tradizione italiana (ad ottobre), tour culinari regionali, ecc. Le attività  sociali comprendono raccolte di fondi per le scuole, degustazione di vini, proiezioni di film italiani, escursioni, concerti, mostre, letture, ecc. Altre sono più informali, come ritrovarsi per un drink o fare un giro in barca.

In che modo affari e cultura possono esportare l";immagine dell";Italia negli Usa e nel mondo?

Il modo migliore è investire nel futuro: aiutando le principali associazioni, facilitando l";accesso all";informazione e sovvenzionando programmi in lingua italiana. Per conoscere la cultura italiana non c";è mezzo più efficace di impararla direttamente in Italia, servendosi dei mezzi d";informazione italiani e incontrando gli italiani. Uno studio fatto sulle tendenze dei viaggi ha rilevato che gli italoamericani visitano il loro Paese d";origine più di qualsiasi altro gruppo etnico europeo.

Lo stesso governo italiano deve suscitare nei connazionali all";estero maggiore interesse nel recupero delle origini. Oggi gran parte degli interscambi culturali avvengono attraverso i mezzi di comunicazione. Gli italoamericani hanno bisogno di un migliore accesso ai notiziari e agli intrattenimenti italiani. Al momento c";è solo un canale televisivo italiano "; la Rai "; che può essere captato con il sistema satellitare digitale ma neppure uno via cavo. La radio è limitata a stazioni locali che si ascoltano per brevi periodi di tempo. I telegiornali vanno in onda a notte inoltrata solo per 30 minuti. Non ci sono programmi televisivi per bambini.

I fondi dovrebbero andare a sostenere anche i progetti di registi, musicisti e scrittori indipendenti e affermati, e ad altri artisti che ritraggano il patrimonio culturale italiano e le sue manifestazioni sia in Italia che nel Nord America, sottolineandone gli aspetti positivi.

Sono davvero pochi i musicisti e i cantanti italiani presenti nelle classifiche americane, mentre in Italia si fa della buona musica. La maggior parte degli americani (inclusi quelli di discendenza italiana), non ha mai sentito parlare di Mina, Adriano Celentano, Carmen Consoli, Umberto Tozzi, Zucchero, Eros Ramazzotti o Ligabue.

Una sfida interessante è quella di invogliare a studiare la lingua italiana...

Un recente censimento negli Usa ha rivelato che solo il 10% degli italoamericani parla la lingua dei propri avi. Poiché c";è interesse ad esportare l";immagine dell";Italia, una grande iniziativa che potrebbe favorirla è l";ampliamento dell";insegnamento e dell";uso della lingua italiana nelle scuole, nelle chiese, servendosi anche di organizzazioni come Fieri.

L";Italia dovrebbe sostenere con aiuti più diretti gruppi come Fieri (magari trovando fondi per le scuole o finanziando giovani italoamericani che vogliono recarsi in Italia per motivi di studio). Altri gruppi come l";Associazione storica italoamericana e i loro membri, lavorano duramente alla ricerca e alla pubblicazione di studi che aiutino la gente a capire meglio il complesso contesto storico che ha portato gli italiani negli Stati Uniti.

Il risultato di tutto ciò è che la presenza dell";Italia in America è minore di quella che dovrebbe essere. Inoltre, è una presenza costantemente controllata e descritta da mezzi d";informazione di parte, poco sensibili culturalmente, più interessati agli affari che a veicolare un";immagine positiva dell";Italia. Questi interessi hanno prodotto spesso delle caricature della cultura italiana. Molti americani conoscono dell";Italia e della sua cultura solo quello che vedono attraverso la Tv o il cinema. Chi non ha contatti con italiani o loro discendenti, modella le proprie idee sulle immagini negative offerte dai mass media.

L";Italia dovrebbe mostrare, attraverso i bei film che esporta in tutto il mondo, e appetibili anche negli Usa e in Canada, ritratti positivi dell";Italia, della sua cultura e dei suoi abitanti in loco o residenti altrove.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017