Fine delle illusioni?

Per alcuni l’assemblea ecumenica europea a Graz è stato un fallimento. Ma è davvero così? Le attuali difficoltà nel dialogo giustificano il pessimismo che serpeggia? Vediamo di fare il punto della situazione.
06 Gennaio 1998 | di

Il giorno dopo la seconda Assemblea ecumenica europea, tenuta a Graz, in Austria, dal 23 al 29 giugno dell'anno scorso, alcuni conclusero amaramente: è stata un fallimento. Fallita l'assemblea, e miseramente in panne il dialogo ecumenico nel suo complesso. Avevano ragione?

Una delle 'leggi' dell'informazione è che, su cento treni, a far notizia è quello che arriva in ritardo, non i novantanove che arrivano in orario. Lo dicono gli anglosassoni. In Italia varrebbe forse la 'legge' contraria: fa notizia l'unico treno che arriva in orario, non i novantanove in ritardo. Ma per l'ecumenismo la 'legge' vale, eccome. Graz giungeva in un momento di particolare tensione tra le chiese ortodosse e le altre chiese cristiane, cattolici e protestanti, con appuntamenti mancati, vertici saltati e dure prese di posizione di alcuni capi dell'ortodossia. Vedremo poi i motivi. Fatto sta che questo, anche a Graz, è stato il 'treno in ritardo' che ha fatto notizia.

Intendiamoci: il treno era davvero in ritardo. Ma prima di avventurarci in quell'autentico ginepraio che sa essere l'ecumenismo (ginepraio provvidenziale, ma pur sempre ginepraio), proviamo a descrivere lo scenario. L'ecumenismo è ancor oggi troppo spesso una questione per iniziati. La materia è oggettivamente non facile. E il linguaggio degli addetti ai lavori scoraggia, perché è difficile e dà  per scontate troppe premesse. Eppure l'ecumenismo non è poi così arduo. È cosa antica e nuovissima al tempo stesso...

Antica. Ecumenismo deriva dal greco oikuméne, termine che indica tutta la terra abitata. Nel nostro secolo ha cominciato a indicare in particolare il movimento volto a ristabilire la piena comunione fra i discepoli di Cristo, che lungo la storia s'erano trovati separati. Oggi ormai, per estensione, tende a indicare (erroneamente, ma tant'è) ogni genere di dialogo interreligioso, non solo tra cristiani, ma anche tra credenti di religioni diverse. E addirittura la disponibilità  stessa a dialogare.

Cosa antica, dunque. L'ecumenismo diventa un'urgenza ogni volta che un dissidio provoca divisione. E le divisioni accompagnano pressoché da sempre la storia del cristianesimo. Le prime grosse divisioni sono quelle del V secolo, che hanno per protagoniste le chiese nestoriane e monofisite. Lo scisma che divide Occidente da Oriente è del 1054, atto finale di un progressivo movimento di separazione tra mondo latino e greco. La Riforma, che dà  il via alla nascita delle chiese protestanti, luterane e calviniste, è del XVI secolo. A costo di apparir sgradevoli, dovremmo dire che, guardando all'intera storia di duemila anni di cristianità , la 'normalità ' non è l'unione, ma la divisione.

E l'ecumenismo? È nuovissimo. Le prime esperienze di dialogo e collaborazione nascono, forse, tra i missionari protestanti nell'Ottocento. Eccezioni, perché la normalità  è fatta di concorrenza dura tra soggetti che s'ignorano, quando non si combattono. Il vero e proprio 'movimento ecumenico' vien fatto cominciare con il congresso di missionari anglicani e protestanti di Edimburgo, nel 1910. Qui nasce il primo appello formale all'unità  dei cristiani.

Da quel momento sono tre i movimenti ecumenici che si mettono in moto: 'Vita e azione' e 'Fede e costituzione' convergono nel 1937 nel Cec, il Consiglio ecumenico delle chiese, nel quale più tardi (1961) confluisce il Consiglio missionario internazionale.

I cattolici intanto che cosa fanno? Fino al concilio Vaticano II, l'atteggiamento comune è quello di sempre, 'unionista': si limitano a pregare e a invitare le altre chiese a ritornare in seno alla chiesa cattolica.

Il concilio segna un deciso cambiamento di rotta, in particolare con il documento Unitatis redintegratio. Membri delle altre chiese sono ammessi come osservatori. Nel gennaio 1964 Paolo VI e Atenagora s'incontrano a Gerusalemme. Le reciproche scomuniche sono dichiarate 'superate', e scambi di visite tra papa cattolico e patriarca ortodosso avvengono nel 1967 a Roma e Istanbul.

Fa davvero notizia l'unico treno in ritardo. O in orario... L'entusiasmo, negli anni Settanta e Ottanta, è tale che tutto sembra facilissimo. È relativamente facile, dopo secoli di silenzio e cieca inimicizia, rotta solo da rapporti estemporanei tra singoli, scoprire che Cristo appartiene comunque a tutti, che tutti siamo battezzati, che di tutti è lo stesso Vangelo... insomma che sono molte, molte di più le cose che uniscono di quelle che dividono. Escono più direttamente alla luce coloro che, profeticamente, in tanti anni hanno comunque lavorato per il dialogo; per esempio, il movimento dei Focolari fondato da Chiara Lubich nel primo dopoguerra e diffuso in decine di paesi in tutto il mondo; o la comunità  interreligiosa di Taizé, fondata da frerè Roger Schultz, dove ogni estate, e a Natale e a Pasqua, accorrono decine di migliaia di giovani di tutto il mondo appartenenti a confessioni diverse; o la meno nota ma più radicale comunità  di Nevé Shalom, in Palestina, voluta da padre Bruno Hussar, dove convivono ebrei, cristiani e musulmani, vivendo e rendendo concreta e visibile la pace, prefigurano la convivenza, l'amicizia dei credenti nel Dio di Abramo. E, in Italia, l'esperienza unica del Sae, il Segretariato attività  ecumeniche, fondato da un'allieva di Roncalli, Maria Vingiani.

Tira strani scherzi l'entusiasmo. No, non tutto è facile. Ce ne accorgiamo dopo la caduta del muro di Berlino, nel 1989, pochi giorni dopo la prima Assemblea ecumenica europea tenuta a Basilea, in Svizzera. L'Est diventa davvero Europa, i popoli si mescolano, il mondo ortodosso s'incontra, e qua e là  si scontra con il mondo cattolico, luterano, calvinista e con le cento sette cristiane d'oltreoceano. Con gli aiuti occidentali arrivano a Est anche loro. Il mondo ortodosso grida al proselitismo, accusa gli occidentali di voler strappare a loro, agli ortodossi, i fedeli. Confine incerto quello tra missione e proselitismo... È legittimo che una chiesa cristiana si metta in missione e recluti fedeli tra altri cristiani?

Lo scontro avviene soprattutto in Ucraina e in Romania, tra 'uniati' (cattolici orientali) e ortodossi. Ma il malessere attraversa anche lo stesso mondo ortodosso, in bilico tra la supremazia storica e spirituale di Costantinopoli e quella numerica e politica di Mosca. Una parte del mondo ortodosso si sente aggredito e si chiude per difendersi; un'altra parte rimprovera le chiusure e vuole aprirsi. Le altre chiese vorrebbero rassicurare i fratelli ortodossi: collaboriamo, e senza proselitismi.

A Graz, alla fine del giugno scorso, il clima è questo. Alla vigilia dell'ultimo giorno alcuni giornalisti, tutti italiani, fanno circolare la notizia che gli ortodossi non parteciperanno alla celebrazione finale dell'indomani mattina, domenica, alla Parkplatz. Le agenzie di stampa diffondono la notizia, anche se smentita dai responsabili dell'incontro. I giornali e la Tv la riprendono. Il giorno dopo gli ortodossi ci sono tutti, e in prima fila. Ma il treno in orario non fa notizia. Mentre quello in ritardo sì... anche se poi si scopre che era in orario.

Graz, in realtà , è stata una tappa di enorme importanza per il cammino ecumenico. Dopo anni di prevalente 'ecumenismo dei vertici', delle commissioni di teologi e di esperti, sembra giunto il tempo dell' 'ecumenismo di popolo', lo stesso sperimentato dai 'Focolari', a Taizé, a Nevé Shalom. Il dialogo diventa fatto normale, comune, quotidiano.

In Italia la difficoltà  deriva, paradossalmente, dalla condizione egemone della chiesa cattolica. Dove sono i fratelli separati con cui dialogare? A Graz i momenti più importanti sono stati le celebrazioni e le preghiere comuni. Se l'unione dei cristiani la farà  lo Spirito, che cos'è più concreto che invocarlo con le stesse parole e con le stesse intenzioni, con la stessa voce e lo stesso cuore? Migliaia di cristiani 'divisi' che pregano assieme, fotografati dentro duemila anni di storia, sono un evento rivoluzionario.

E in Italia? Lo scorso 16 giugno è stato siglato il Testo comune per un indirizzo pastorale dei matrimoni tra cattolici e valdesi o metodisti. In parole povere, cattolici e valdesi si sono messi d'accordo per i matrimoni misti. È il primo testo siglato in comune. Il primo della storia. L'ecumenismo cammina. Magari l'unione non avverrà  entro la fine del millennio, come sognerebbe Giovanni Paolo II. Ma cammina, eccome se cammina.l

 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017