Francesco e Giacinta, beati

Il prossimo 13 maggio Giovanni Paolo II, pellegrino a Fatima, eleverà agli onori degli altari i due piccoli veggenti
10 Maggio 2000 | di

Ero a Lisbona, il 13 giugno di alcuni anni fa, a documentare la processione di sant`€™Antonio che anche lì è sontuosa e affollata. Al termine di essa, la gente che sfollava, messa sull`€™avviso non si sa da chi, all`€™improvviso si fermò: tutti con gli occhi rivolti in alto a osservare il sole ormai prossimo al tramonto. Era una giornata caldissima e afosa, il cielo sgombro di nubi, ma velato da una cortina lattiginosa. Per non so quale fenomeno, il disco solare pareva raddoppiato, triplicato... in un susseguirsi rapido di variazioni che davano l`€™impressione si stesse muovendo.

 Memore di quando, il 13 ottobre di una settantina d`€™anni prima, il sole sopra Fatima s`€™era messo davvero a danzare, a roteare in una girandola pirotecnica di luci e colori, qualcuno aveva già  cominciato a gridare al prodigio. Ma non successe nulla. Qualche istante dopo, cessato l`€™effetto ottico, il sole si immerse pigramente nell`€™Oceano Atlantico.
Che cos`€™era avvenuto invece a Fatima? Lì il prodigio era stato annunciato. E nella Cova da Iria, tramutata in uno stagno da una pioggia incessante, s`€™erano radunate, sin dalla sera prima, sessantamila persone. L`€™annuncio l`€™avevano dato tre pastorelli: Lucia di Gesù di dieci anni, i suoi cuginetti, Francesco e Giacinta Marto, nove e sette anni. Analfabeti, appartenevano a due modestissime famiglie di Aljustrel, minuscola frazione di Fatima. Il prodigio avrebbe dovuto apporre il sigillo di garanzia e di veridicità  alle «visioni» che i bambini dicevano di avere il 13 di ogni mese. Appariva loro una giovane e bellissima Signora, vestita di bianco, librata sopra un leccio verdeggiante non più alto di un metro, accompagnata da un invisibile fruscio d`€™ali. Era stata la bianca Signora a promettere: «Il 13 ottobre farò un grande miracolo perché tutti possano credere».

La prima apparizione era avvenuta il 13 maggio nella Cova da Irìa, dove i tre erano soliti condurre le pecore al pascolo. La Signora s`€™era presentata ai piccoli che la fissavano attoniti: «Vengo dal cielo. Venite qui per sei mesi consecutivi, il giorno 13. Poi vi dirò chi sono».
Era iniziata così per Lucia, Francesco e Giacinta l`€™esaltante, e «terribile», avventura che avrebbe segnato indelebilmente la loro giovanissima vita: le consolanti visioni della dolce Signora; i suoi inviti a pregare il rosario e a mortificarsi per i peccatori, che erano tanti e tutti destinati (se non si fossero ravveduti) all`€™inferno, al quale si erano autocandidati menando una vita disgraziata che offendeva il Cuore di Gesù e della Madonna stessa: era il motivo ricorrente di ogni incontro; le confidenze di segreti che preannunciavano cose «terribili»: i famosi «segreti di Fatima», il terzo dei quali, non ancora svelato, continua ad attizzare l`€™immaginazione e a favorire le più apocalittiche previsioni...
Ma ci furono anche il sospetto e l`€™ostilità  dei miscredenti («sono piccoli imbroglioni, esaltati», dicevano) e delle autorità  civili che mal sopportavano quelle novità , gli inopportuni assembramenti attorno al leccio dove avvenivano le presunte apparizioni che turbavano la quiete pubblica. Ma anche l`€™incomprensione di qualche burbero prevosto che ritenne di dover andare oltre la tradizionale prudenza della Chiesa, che in queste faccende, giustamente, è solita procedere con i piedi di piombo. E nessuno di costoro distribuiva caramelle ai tre «sospettati», ai quali toccò in sorte persino di trascorrere una notte nella buia e fredda cella di una prigione.
A questo si aggiunse la svelta ruvidezza dei genitori che temevano di finire male per tutto il trambusto suscitato dai loro figlioli...

Sessantamila erano dunque quel 13 ottobre nell`€™acquitrino di Cova da Iria, sotto un cielo plumbeo che rovesciava acqua a torrenti. E c`€™era di tutto: credenti e miscredenti, gente venuta dai campi e dalla città , analfabeti e uomini di scienza, liberi pensatori e giornalisti inviati persino da agenzie d`€™Oltreoceano. Tutti a cercare conferma alle proprie opinioni sui fatti che avevano diviso il paese. La Signora aveva detto a mezzogiorno. E un po`€™ prima dell`€™ora prevista, accompagnati dalle mamme, arrivarono i tre veggenti. Lucia disse di chiudere gli ombrelli. E tutti li chiusero benché la pioggia continuasse a scrosciare. La piccola intonò, quindi, il rosario e a mezzogiorno la Signora riapparve. Sarebbe stato per l`€™ultima volta. «Sono la Madonna del rosario `€“ disse `€“. Voglio che facciate qui una cappella in mio onore». In Europa si stava consumando il primo conflitto mondiale e la Madonna assicurò: «La guerra finirà  e i soldati torneranno presto alle loro case».
A un certo punto, Lucia invitò a guardare il cielo. Tutti alzarono gli occhi e all`€™improvviso cessò di piovere. Squarciando le fitte nubi, apparve, allora, il disco solare simile a una ruota che proiettava in ogni direzione fasci di luce di tutti i colori che accendevano le nubi, gli alberi, la terra e si riverberavano sulla folla, abbagliandola. La cosa si ripeté per tre volte. E la gente, attonita, pregava, si batteva il petto chiedendo perdono per i propri peccati. Mentre il sole danzava, i pastorelli rividero la Madonna tra le nuvole con accanto san Giuseppe e Gesù Bambino benedicente.
La «danza del sole» era per la gente, perché vedesse, e vedendo credesse, e credendo diffondesse tra chi non c`€™era la notizia del prodigio, ma anche la notizia che la Madonna era venuta davvero a portare agli uomini un messaggio di misericordia e di salvezza. Del fatto insolito si occupò lungamente anche la stampa, non solo locale.

 Finito lo «spettacolo», i veggenti faticarono a raggiungere la casa: Giacinta, piangente, fu trasportata in braccio da un conoscente; Lucia, issata sulle spalle di un robusto paesano, fu sottratta a forza alla gente che le strappava brandelli di vestito, le tagliava ciocche di capelli per tenerle come reliquie. Solo Francesco riuscì a sgusciare indenne tra la folla. Tutti li volevano vedere, farsi raccontare che cosa avevano visto, che cosa aveva detto la Madonna, supplicarli di pregare per questo o quell`€™altro ammalato. Nei giorni seguenti, davanti alle loro case la processione dei curiosi e dei devoti era incessante. I tre per un po`€™ stettero al gioco, mostrandosi e raccontando, ma poi, sgomenti per l`€™ammirazione, per le lodi che la gente tributava loro, cominciarono a sparire per tempi sempre più prolungati. Si nascondevano in una grotta fonda e buia, nascosta tra i cespugli, per poter continuare a recitare il rosario, a dire le preghiere che un angelo, durante le apparizioni, aveva loro insegnato e a fare sacrifici per la conversione dei peccatori.
Francesco e Giacinta saranno proclamati, questo mese, beati. Per Lucia, ancora vivente, si tratterà , crediamo, di attendere.
Prima delle apparizioni i tre bambini non avevano nulla di speciale. Erano solo tre bambini, poveri e pastorelli: categoria che la Madonna pare privilegi. Non erano mai andati a scuola: avevano, invece, conosciuto assai presto la fatica del lavoro. Però erano buoni: la loro semplicità  e una buona educazione religiosa aveva reso loro un fatto naturale la presenza di Dio, il rivolgersi a Lui pregando: cosa che facevano spesso. Probabilmente come migliaia di altri bambini in Portogallo e altrove. Perché, poi, siano stati scelti per un`€™esperienza così intensa e rara, fa parte dei misteriosi disegni che Dio ha per ognuno.
La Madonna, apparendo, non ha fatto che accentuare e arricchire di nuovi contenuti la loro esperienza già  impregnata di sacro. La Madonna aveva detto loro di pregare, e loro ce la misero tutta, con uno slancio che solo i bambini sanno dare: il rosario ogni giorno, più volte al giorno, le visite in chiesa a «Gesù nascosto», i sacrifici e i digiuni per i peccatori diventarono gli appuntamenti più attesi delle loro giornate, espressione di una vita integra, senza sbavature.
Tutto questo, per Francesco e Giacinta durò poco. La bianca Signora aveva fatto loro una promessa: «Verrò presto a prendervi». I piccoli lo sapevano e vivevano nell`€™attesa. La Signora aveva anche detto che Francesco per essere accolto in Paradiso avrebbe dovuto dire molti rosari. E lui obbedì. Ogni volta che poteva si appartava (amava pregare da solo) a far scorrere tra le dita i grani del rosario. Qualche volta alla scuola, che aveva iniziato a frequentare, preferiva la chiesa. «Vai tu a scuola `€“ diceva a Lucia `€“. Passa dopo a prendermi, tanto non mi serve imparare, se fra poco dovrò morire». E si infilava in chiesa a pregare «Gesù nascosto».

La fine venne davvero presto. Pianti i morti della grande guerra, la gente si rimise in lutto per le vittime di una terribile epidemia, la febbre spagnola. Il 23 dicembre del 1918, anche Francesco e Giacinta ne furono colpiti. Per Francesco tutto si compì in pochi mesi: il 4 aprile dell`€™anno seguente, a soli 11 anni, andava a rivedere la Madonna.
Più tormentata la fine di Giacinta, un vero calvario che sopportò con grande forza d`€™animo `€“ nonostante la paura e le angosce `€“ «per la conversione dei peccatori e per riparare gli oltraggi che si fanno al cuore immacolato di Maria». La pleurite purulenta, conseguenza della spagnola, l`€™aveva costretta per due mesi all`€™ospedale. Aveva sofferto molto la lontananza, anzi la prospettiva di morire da sola in ospedale la terrorizzava. E sarà  proprio da un ospedale di Lisbona che Giacinta spiccherà  il volo per andare a rivedere per sempre la bianca Signora. Ve l`€™avevano portata su indicazione di un celebre medico, il dottor Lisboa, che sperava di salvarla con un intervento chirurgico. La partenza era stata uno strazio. La piccola era rimasta a lungo aggrappata al collo di Lucia, che le era sempre stata accanto raccogliendone le confidenze, le paure, gli slanci di generosità , asciugandone le lacrime.
L`€™intervento chirurgico, molto doloroso perché non fu possibile, per la sua estrema debolezza, farle l`€™anestesia totale, fu inutile. La sera del 20 febbraio del 1920 la Madonna era andata a prendersela, come promesso.
Tra le confidenze di Giacinta a Lucia, ci fu anche questa: «Penso alla guerra che deve venire... Morirà  tanta gente e tanta ne andrà  all`€™inferno. Vi saranno tante case distrutte e tanti sacerdoti morti. Se desistessero dall`€™offendere il Signore, la guerra non verrebbe». Poi c`€™è stata la guerra civile in Spagna e la seconda guerra mondiale. Il messaggio di Fatima è chiaro. I guai gli uomini se li procurano da soli. Convertiamoci, mutiamo vita tutti e un nuovo millennio di pace è assicurato.
La cappellina che la Madonna aveva chiesto per sé, è diventata uno dei più grandi e frequentati santuari mariani. Il prodigio, non del sole che danza, ma di tanti che lì trovano conforto e occasione per ravvedersi e iniziare una vita nuova nel segno dell`€™amore di Dio, si avvera ogni giorno. È qui che il Papa proclamerà  beati i due pastorelli, invitando tutti a convertirsi a Cristo per affrontare nella pace del cuore il nuovo millennio.

 
   
I  DUE PASTORELLI NEI RICORDI DEL FRATELLO      

A Fatima abbiamo incontrato il fratello di Francesco e Giacinta, Joao, (Giovanni) che ha 93 anni, vive ad Aljustrel, vicino alla casa dove nacque e dove trascorse l`€™infanzia con i due fratellini che ora stanno per diventare beati.

Msa. Com`€™erano i suoi due fratelli allora?
Joao . Bambini normali, nulla di speciale. Non dimostravano di possedere doni particolari. Francesco era un tipo pacifico e un po`€™ riservato. Amava la natura e gli animali. Ricordo che sbriciolava sempre un po`€™ del pane che si portava al pascolo per darlo agli uccellini. Una volta pagò due soldi a un bambino che aveva catturato un passero perché lo lasciasse andare. C`€™era una vecchietta, Zi`€™ Maria, che andava al pascolo e quando le sue pecore si allontanavano troppo, faticava ad andare a rincorrerle. Allora Francesco accorreva sempre e la aiutava a riunire il gregge.
Giacinta, invece, era vivacissima. Anche lei amava molto la natura e gli animali. Stava sempre in mezzo al gregge e conosceva le pecore una ad una. Le chiamava per nome. Durante il tragitto per andare e tornare dal pascolo, teneva in braccio gli agnellini perché non si stancassero. E quando ne aveva diversi, li teneva in braccio a turno, un po`€™ per ciascuno.
Aveva notato qualche cambiamento nei suoi fratellini dopo che avevano detto di aver avu-to le visioni?
II loro comportamento era cambiato in modo radicale. Pregavano, facevano sacrifici, pensavano sempre a quella Signora e parlavano continuamente di lei. Erano diventati molto più remissivi con tutti. Non si arrabbiavano e se qualcuno faceva loro dei dispetti, li accettavano sorridendo e senza vendicarsi. Ero rimasto colpito soprattutto da Francesco che si era messo a pregare quasi in continuazione.
Non è rimasto colpito dal famoso «miracolo del sole» accaduto nell`€™ultima apparizione, il 13 ottobre 1917?
Non andai a Cova da Irìa  quel giorno e non vidi niente. Seppi dagli altri di quanto era accaduto. Tutti ne parlavano. Anche i giornali. Fu una cosa inaudita e molti, che prima erano scettici, credettero. Ma io non ero presente al fatto, non ero andato al luogo delle apparizioni quel giorno e per questo continuai a far parte della schiera degli scettici.
Quando cominciò a credere?
Durante la malattia dei miei fratelli. Fin dalla seconda apparizione, Francesco e Giacinta avevano riferito che la Madonna aveva detto che loro due sarebbero morti presto, mentre Lucia sarebbe rimasta a lungo su questa terra per testimoniare le apparizioni. E io li prendevo in giro a causa di questa profezia. Ma nel 1919 Francesco si ammalò e in poco tempo morì. Allora il mio scetticismo cominciò a vacillare. Poi si ammalò anche Giacinta. Ricordavo che lei aveva parlato tante volte di quella sua malattia. Diceva: «Mi porteranno all`€™ospedale, ma non servirà  a niente. La Madonna mi ha detto che non guarirò. Andrò in due ospedali, ma solo per soffrire di più per la conversione dei peccatori». E accadde tutto come Giacinta aveva detto. Constatando che quanto i miei fratellini avevano detto si era avverato, mi resi conto che qualcosa di straordinario era       accaduto, cominciai a cambiare idea su di loro.
     

Renzo Allegri

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017