Francesco e Giacinta, beati
Ero a Lisbona, il 13 giugno di alcuni anni fa, a documentare la processione di sant`Antonio che anche lì è sontuosa e affollata. Al termine di essa, la gente che sfollava, messa sull`avviso non si sa da chi, all`improvviso si fermò: tutti con gli occhi rivolti in alto a osservare il sole ormai prossimo al tramonto. Era una giornata caldissima e afosa, il cielo sgombro di nubi, ma velato da una cortina lattiginosa. Per non so quale fenomeno, il disco solare pareva raddoppiato, triplicato... in un susseguirsi rapido di variazioni che davano l`impressione si stesse muovendo.
Memore di quando, il 13 ottobre di una settantina d`anni prima, il sole sopra Fatima s`era messo davvero a danzare, a roteare in una girandola pirotecnica di luci e colori, qualcuno aveva già cominciato a gridare al prodigio. Ma non successe nulla. Qualche istante dopo, cessato l`effetto ottico, il sole si immerse pigramente nell`Oceano Atlantico.
Che cos`era avvenuto invece a Fatima? Lì il prodigio era stato annunciato. E nella Cova da Iria, tramutata in uno stagno da una pioggia incessante, s`erano radunate, sin dalla sera prima, sessantamila persone. L`annuncio l`avevano dato tre pastorelli: Lucia di Gesù di dieci anni, i suoi cuginetti, Francesco e Giacinta Marto, nove e sette anni. Analfabeti, appartenevano a due modestissime famiglie di Aljustrel, minuscola frazione di Fatima. Il prodigio avrebbe dovuto apporre il sigillo di garanzia e di veridicità alle «visioni» che i bambini dicevano di avere il 13 di ogni mese. Appariva loro una giovane e bellissima Signora, vestita di bianco, librata sopra un leccio verdeggiante non più alto di un metro, accompagnata da un invisibile fruscio d`ali. Era stata la bianca Signora a promettere: «Il 13 ottobre farò un grande miracolo perché tutti possano credere».
La prima apparizione era avvenuta il 13 maggio nella Cova da Irìa, dove i tre erano soliti condurre le pecore al pascolo. La Signora s`era presentata ai piccoli che la fissavano attoniti: «Vengo dal cielo. Venite qui per sei mesi consecutivi, il giorno 13. Poi vi dirò chi sono».
Era iniziata così per Lucia, Francesco e Giacinta l`esaltante, e «terribile», avventura che avrebbe segnato indelebilmente la loro giovanissima vita: le consolanti visioni della dolce Signora; i suoi inviti a pregare il rosario e a mortificarsi per i peccatori, che erano tanti e tutti destinati (se non si fossero ravveduti) all`inferno, al quale si erano autocandidati menando una vita disgraziata che offendeva il Cuore di Gesù e della Madonna stessa: era il motivo ricorrente di ogni incontro; le confidenze di segreti che preannunciavano cose «terribili»: i famosi «segreti di Fatima», il terzo dei quali, non ancora svelato, continua ad attizzare l`immaginazione e a favorire le più apocalittiche previsioni...
Ma ci furono anche il sospetto e l`ostilità dei miscredenti («sono piccoli imbroglioni, esaltati», dicevano) e delle autorità civili che mal sopportavano quelle novità , gli inopportuni assembramenti attorno al leccio dove avvenivano le presunte apparizioni che turbavano la quiete pubblica. Ma anche l`incomprensione di qualche burbero prevosto che ritenne di dover andare oltre la tradizionale prudenza della Chiesa, che in queste faccende, giustamente, è solita procedere con i piedi di piombo. E nessuno di costoro distribuiva caramelle ai tre «sospettati», ai quali toccò in sorte persino di trascorrere una notte nella buia e fredda cella di una prigione.
A questo si aggiunse la svelta ruvidezza dei genitori che temevano di finire male per tutto il trambusto suscitato dai loro figlioli...
Sessantamila erano dunque quel 13 ottobre nell`acquitrino di Cova da Iria, sotto un cielo plumbeo che rovesciava acqua a torrenti. E c`era di tutto: credenti e miscredenti, gente venuta dai campi e dalla città , analfabeti e uomini di scienza, liberi pensatori e giornalisti inviati persino da agenzie d`Oltreoceano. Tutti a cercare conferma alle proprie opinioni sui fatti che avevano diviso il paese. La Signora aveva detto a mezzogiorno. E un po` prima dell`ora prevista, accompagnati dalle mamme, arrivarono i tre veggenti. Lucia disse di chiudere gli ombrelli. E tutti li chiusero benché la pioggia continuasse a scrosciare. La piccola intonò, quindi, il rosario e a mezzogiorno la Signora riapparve. Sarebbe stato per l`ultima volta. «Sono la Madonna del rosario ` disse `. Voglio che facciate qui una cappella in mio onore». In Europa si stava consumando il primo conflitto mondiale e la Madonna assicurò: «La guerra finirà e i soldati torneranno presto alle loro case».
A un certo punto, Lucia invitò a guardare il cielo. Tutti alzarono gli occhi e all`improvviso cessò di piovere. Squarciando le fitte nubi, apparve, allora, il disco solare simile a una ruota che proiettava in ogni direzione fasci di luce di tutti i colori che accendevano le nubi, gli alberi, la terra e si riverberavano sulla folla, abbagliandola. La cosa si ripeté per tre volte. E la gente, attonita, pregava, si batteva il petto chiedendo perdono per i propri peccati. Mentre il sole danzava, i pastorelli rividero la Madonna tra le nuvole con accanto san Giuseppe e Gesù Bambino benedicente.
La «danza del sole» era per la gente, perché vedesse, e vedendo credesse, e credendo diffondesse tra chi non c`era la notizia del prodigio, ma anche la notizia che la Madonna era venuta davvero a portare agli uomini un messaggio di misericordia e di salvezza. Del fatto insolito si occupò lungamente anche la stampa, non solo locale.
Finito lo «spettacolo», i veggenti faticarono a raggiungere la casa: Giacinta, piangente, fu trasportata in braccio da un conoscente; Lucia, issata sulle spalle di un robusto paesano, fu sottratta a forza alla gente che le strappava brandelli di vestito, le tagliava ciocche di capelli per tenerle come reliquie. Solo Francesco riuscì a sgusciare indenne tra la folla. Tutti li volevano vedere, farsi raccontare che cosa avevano visto, che cosa aveva detto la Madonna, supplicarli di pregare per questo o quell`altro ammalato. Nei giorni seguenti, davanti alle loro case la processione dei curiosi e dei devoti era incessante. I tre per un po` stettero al gioco, mostrandosi e raccontando, ma poi, sgomenti per l`ammirazione, per le lodi che la gente tributava loro, cominciarono a sparire per tempi sempre più prolungati. Si nascondevano in una grotta fonda e buia, nascosta tra i cespugli, per poter continuare a recitare il rosario, a dire le preghiere che un angelo, durante le apparizioni, aveva loro insegnato e a fare sacrifici per la conversione dei peccatori.
Francesco e Giacinta saranno proclamati, questo mese, beati. Per Lucia, ancora vivente, si tratterà , crediamo, di attendere.
Prima delle apparizioni i tre bambini non avevano nulla di speciale. Erano solo tre bambini, poveri e pastorelli: categoria che la Madonna pare privilegi. Non erano mai andati a scuola: avevano, invece, conosciuto assai presto la fatica del lavoro. Però erano buoni: la loro semplicità e una buona educazione religiosa aveva reso loro un fatto naturale la presenza di Dio, il rivolgersi a Lui pregando: cosa che facevano spesso. Probabilmente come migliaia di altri bambini in Portogallo e altrove. Perché, poi, siano stati scelti per un`esperienza così intensa e rara, fa parte dei misteriosi disegni che Dio ha per ognuno.
La Madonna, apparendo, non ha fatto che accentuare e arricchire di nuovi contenuti la loro esperienza già impregnata di sacro. La Madonna aveva detto loro di pregare, e loro ce la misero tutta, con uno slancio che solo i bambini sanno dare: il rosario ogni giorno, più volte al giorno, le visite in chiesa a «Gesù nascosto», i sacrifici e i digiuni per i peccatori diventarono gli appuntamenti più attesi delle loro giornate, espressione di una vita integra, senza sbavature.
Tutto questo, per Francesco e Giacinta durò poco. La bianca Signora aveva fatto loro una promessa: «Verrò presto a prendervi». I piccoli lo sapevano e vivevano nell`attesa. La Signora aveva anche detto che Francesco per essere accolto in Paradiso avrebbe dovuto dire molti rosari. E lui obbedì. Ogni volta che poteva si appartava (amava pregare da solo) a far scorrere tra le dita i grani del rosario. Qualche volta alla scuola, che aveva iniziato a frequentare, preferiva la chiesa. «Vai tu a scuola ` diceva a Lucia `. Passa dopo a prendermi, tanto non mi serve imparare, se fra poco dovrò morire». E si infilava in chiesa a pregare «Gesù nascosto».
La fine venne davvero presto. Pianti i morti della grande guerra, la gente si rimise in lutto per le vittime di una terribile epidemia, la febbre spagnola. Il 23 dicembre del 1918, anche Francesco e Giacinta ne furono colpiti. Per Francesco tutto si compì in pochi mesi: il 4 aprile dell`anno seguente, a soli 11 anni, andava a rivedere la Madonna.
Più tormentata la fine di Giacinta, un vero calvario che sopportò con grande forza d`animo ` nonostante la paura e le angosce ` «per la conversione dei peccatori e per riparare gli oltraggi che si fanno al cuore immacolato di Maria». La pleurite purulenta, conseguenza della spagnola, l`aveva costretta per due mesi all`ospedale. Aveva sofferto molto la lontananza, anzi la prospettiva di morire da sola in ospedale la terrorizzava. E sarà proprio da un ospedale di Lisbona che Giacinta spiccherà il volo per andare a rivedere per sempre la bianca Signora. Ve l`avevano portata su indicazione di un celebre medico, il dottor Lisboa, che sperava di salvarla con un intervento chirurgico. La partenza era stata uno strazio. La piccola era rimasta a lungo aggrappata al collo di Lucia, che le era sempre stata accanto raccogliendone le confidenze, le paure, gli slanci di generosità , asciugandone le lacrime.
L`intervento chirurgico, molto doloroso perché non fu possibile, per la sua estrema debolezza, farle l`anestesia totale, fu inutile. La sera del 20 febbraio del 1920 la Madonna era andata a prendersela, come promesso.
Tra le confidenze di Giacinta a Lucia, ci fu anche questa: «Penso alla guerra che deve venire... Morirà tanta gente e tanta ne andrà all`inferno. Vi saranno tante case distrutte e tanti sacerdoti morti. Se desistessero dall`offendere il Signore, la guerra non verrebbe». Poi c`è stata la guerra civile in Spagna e la seconda guerra mondiale. Il messaggio di Fatima è chiaro. I guai gli uomini se li procurano da soli. Convertiamoci, mutiamo vita tutti e un nuovo millennio di pace è assicurato.
La cappellina che la Madonna aveva chiesto per sé, è diventata uno dei più grandi e frequentati santuari mariani. Il prodigio, non del sole che danza, ma di tanti che lì trovano conforto e occasione per ravvedersi e iniziare una vita nuova nel segno dell`amore di Dio, si avvera ogni giorno. È qui che il Papa proclamerà beati i due pastorelli, invitando tutti a convertirsi a Cristo per affrontare nella pace del cuore il nuovo millennio.
I DUE PASTORELLI NEI RICORDI DEL FRATELLO
A Fatima abbiamo incontrato il fratello di Francesco e Giacinta, Joao, (Giovanni) che ha 93 anni, vive ad Aljustrel, vicino alla casa dove nacque e dove trascorse l`infanzia con i due fratellini che ora stanno per diventare beati. Msa. Com`erano i suoi due fratelli allora? Renzo Allegri |