Francesco Renga.«Attraverso gli occhi dei miei figli»

A distanza di oltre vent’anni dagli esordi, il cantante bresciano si racconta. Il ritratto di un uomo solido, un artista completo cui il successo non ha fatto perdere di vista ciò che conta davvero nella vita.
26 Marzo 2012 | di

Dal concorso per talenti musicali alle scuole superiori, cui partecipò sedicenne, fino alla vittoria al Festival di Sanremo nel 2005. Quello di Francesco Renga (classe ’68) è un percorso artistico lungo e in continua evoluzione. Prima di salire sul podio ligure questo cantante cresciuto a Botticino, un paese adagiato sui colli bresciani, dove – assicura Renga – «ci sono ancora i negozietti di una volta», è passato per il gruppo dei Timoria, quindi, a partire dal 2000 ha intrapreso la carriera solista. Anno dopo anno, successo dopo successo Francesco Renga si è ritagliato uno spazio tutto suo nel panorama musicale italiano. Merito di due doti – determinazione e professionalità – che il musicista, compagno dell’attrice Ambra Angiolini, porta con sé in ogni occasione. Compreso quando, sfoderando un bel sorriso, risponde alle domande di un’intervista.

Msa. Che cosa fa Francesco Renga quando non lavora?
Renga. La mia giornata tipo prevede la sveglia alle 7,15. Faccio colazione con Ambra e mi divido con lei i compiti. Insieme svegliamo i bambini e li vestiamo. Accompagniamo Leonardo all’asilo e Jolanda a scuola. Spesa, palestra ed è già ora di rincasare per pranzo. Alle 15,30 vado a prendere Leonardo, alle 16 Jolanda. Li aiuto a fare i compiti e gioco con loro. Ceniamo presto e alle 21 i ragazzi sono già a letto. A questo punto, mi rilasso in salotto con Ambra: guardiamo la televisione, parliamo, leggiamo.

Come hanno cambiato i figli il suo rapporto con il lavoro?
Sono stati fondamentali per la mia crescita. Soprattutto da quando è nata Jolanda, la prima, la mia prospettiva è completamente cambiata. Prima ero Francesco-centrico. Da quel momento il mio baricentro si è spostato. Ho cominciato a vedere la vita – e di conseguenza anche il lavoro e la musica – attraverso lo sguardo dei figli, che sono diventati un filtro. La mia esistenza si è trasformata anche dal punto di vista pratico. Al di là dell’aiuto che può offrire una baby sitter, infatti, bisogna essere sempre presenti: o io o la mamma, quando non riusciamo a esserci tutti e due. Tutto ciò che faccio ora è in funzione della famiglia.

Che tipo di persona è Francesco Renga nel lavoro?
Sono molto preciso, puntuale e attento. In una parola, un perfezionista. Mi preoccupo dei particolari, ho cura anche per il lavoro dei collaboratori, che è fondamentale. Una grande forza di volontà mi aiuta, inoltre, nei momenti di stanchezza e di preoccupazione.

Qual è la difficoltà principale del suo mestiere?
La comunicazione: sia con i collaboratori che con i media. Riuscire a comunicare in maniera precisa, funzionale, diretta è la cosa più difficile. Quanto all’aspetto artistico del mio lavoro, lo vivo come una passione, una necessità, una voglia. Un altro lato di questo mestiere che mi appassiona è quello visivo–estetico, fatto di fotografie e video. Peccato però che io non sia molto portato: davanti a una macchina fotografica sono sempre un po’ a disagio.

Oltre ad Angelo (pezzo scritto per la figlia Jolanda, con il quale ha vinto il Festival di Sanremo nel 2005), un altro suo brano celebre è Tracce, dedicato a sua madre. Da dove trae ispirazione e come compone?
Compongo in vari modi. Spesso, inizio a scrivere quando la mia attenzione viene attratta da qualche cosa, da un’emozione che mi attraversa, che fermo in una parola, in una melodia, in un giro armonico su un registratore o con lo smartphone. Una volta cristallizzata questa scintilla, costruisco la canzone, facendomi aiutare da un team di persone con cui collaboro da anni. È un’attività lunga, meticolosa, di cura e di attenzione per il particolare.

Che cosa devono evitare i giovani che intraprendono la strada per diventare cantautori?
Il pericolo più grande per loro sta nella meta che si pongono. Se l’obiettivo è diventare famosi, allora sbagliano in partenza: è un errore che impedirà di arrivare al traguardo. La popolarità e il successo sono solo accessori del proprio mestiere, prodotti della passione e dell’abilità artistica. Ma il vero scopo del musicista deve essere quello di riuscire a vivere di musica.

Come possono le nuove generazioni uscire dallo stallo odierno?
Io sono sempre stato individualista, nel senso positivo del termine. Credo che essere una persona risolta e soddisfatta porti a condividere questa felicità anche con gli altri. Ecco perché non basta che i giovani focalizzino il lavoro ideale. È indispensabile che si chiedano qual è il sogno della loro vita, in altre parole, che cosa vogliono fare della loro esistenza. Una volta chiarito questo obiettivo, non bisogna mai perderlo di vista; occorre lavorare e sacrificarsi per raggiungerlo.

Quali sono le sue previsioni sul futuro delle nuove generazioni?
Il futuro è dei giovani. A loro consiglio di essere concreti e di fare sogni raggiungibili. Poi, c’è sempre tempo per ampliarli. Non dimentichiamo che il destino è nelle nostre mani, siamo noi che giorno per giorno lo plasmiamo. Siamo noi che compiamo delle scelte e commettiamo degli errori. Detto questo, alla fine bisogna sempre ricordare che nessuno ti regala niente.

Lei vanta varie collaborazioni (con Baglioni, i Modà, Emma Marrone). C’è concorrenza quando si lavora insieme con altri artisti?
Di solito no, non ci dovrebbe essere. Anzi, al posto della competizione dovrebbe nascere un’affinità quasi spirituale, che porta a lavorare bene insieme. Un desiderio di costruire qualcosa di nuovo e di migliore rispetto al prodotto che un artista da solo riesce a creare.

Come ha influenzato il suo modo di fare musica l’incontro con Ambra Angiolini?
Tutti i cambiamenti nella vita di un uomo, soprattutto quando sono così radicali, profondi e importanti, trasformano la prospettiva di vita e mostrano l’esistenza stessa sotto una luce diversa. La donna che sta accanto a un uomo è una novità determinante. Ambra è la compagna della mia vita, la madre dei miei figli. È una figura di riferimento importantissima.

Lo scorso 15 febbraio è arrivato nei negozi il suo ultimo album Fermoimmagine. Che caratteristiche ha?
È un best, la mia prima raccolta dopo dodici anni di carriera solista. Attraverso parole, musica e canzoni, questo disco dipinge il racconto della mia vita e del mio percorso professionale. Nell’album si trovano anche tre inediti: La tua bellezza, che ho portato al Festival di Sanremo lo scorso febbraio, Ho ma non ho e Senza sorridere. Ho scelto questi brani come sintesi di tutte le esperienze artistiche fatte in questi anni.

Nel suo repertorio musicale qual è la canzone che più la rappresenta?
Per me è sempre l’ultima. Ecco perché in questo momento è La tua bellezza. Si tratta di una canzone che racconta, e grida, la voglia di bellezza che sento ora. E che credo di intravedere anche nel Paese. Percepisco che c’è voglia, bisogno di bellezza. Quella che racconto non è una bellezza estetica, formale, ma oggettiva e assoluta, furiosa, che ti costringe a fermare lo sguardo, a piegarti su te stesso e a porti delle domande. Una bellezza che destabilizza e costringe a guardarsi dentro, a porsi delle domande. Perché la bellezza è negli occhi di chi guarda – come dico nel testo: «è la parte migliore di me» –: solo riconoscendola puoi vederla riflessa in quello che hai intorno. Se non la vedi, è perché forse sei diventato un po’ più brutto tu.
Dunque, secondo lei, la «bellezza salverà il mondo»?

Così diceva Dostoevskij. Non so se la bellezza salverà il mondo, certamente può salvare me, e forse anche questo Paese.
 

La scheda
 
Biografia
 

Francesco Renga nasce a Udine nel 1968, ma cresce a Botticino (BS), dove tuttora vive con i due figli e la compagna Ambra Angiolini, attrice, conduttrice e cantante. A 16 anni entra a far parte dei futuri Timoria. Il sodalizio finisce nel 1998. Tre anni dopo ottiene il Premio della critica al Festival di Sanremo con Raccontami e nel 2005 vince grazie al brano Angelo. Nel 2007 pubblica Ferro e cartone e il libro Come mi viene. Nel 2008 duetta con Irene Grandi e Patti Smith nel brano Birima, canzone incisa per sostenere un progetto umanitario di microcredito in Senegal.

Nel 2009 partecipa all’album di Claudio Baglioni Q.P.G.A. Dopo aver reinterpretato i successi della musica italiana nel disco Orchestraevoce (che gli vale il cd di platino al Wind music awards 2010), incide insieme a Ligabue, Jovanotti e altri artisti Domani 21/04/09, per i terremotati dell’Abruzzo. Nel 2011 vince il cd d’oro al Wind music award con Un giorno bellissimo. Quest’anno ha partecipato al Festival di Sanremo con La tua bellezza e ha pubblicato Fermoimmagine, la sua prima raccolta.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017