Francia. In cattedra a Grenoble
03 Gennaio 2014
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«L’Erasmus ha rappresentato per tanti giovani un’ottima occasione per conoscere l’Europa. Io ho colto quell’occasione e a 19 anni ho lasciato la mia città, Salerno, e mi sono ritrovata a Orléans, senza sapere ancora che quello sarebbe stato l’inizio di un’avventura molto più grande». Lo afferma Michela Orlando che da pochi anni vive a Grenoble, complice l’amore per i progetti di studio all’estero e per l’insegnamento. Laureata in Lingue e Letterature straniere a Salerno ha optato per l’insegnamento dell’italiano all’estero indicando la Francia come propria meta preferenziale.
Racconta Michela: «Indicai Grenoble come città preferita e dopo poco mi ritrovai a insegnare italiano in otto classi di scuola primaria, vivendo un’esperienza di grande intensità imbattendomi in bambini che adorano l’Italia e la nostra lingua. Avevo però già provato da studentessa l’esperienza del distacco dalla realtà d’origine, rimanendo ammaliata dal confronto tra la mia cultura e quella del luogo».
«In Francia – continua Michela – l’integrazione è a uno stadio più avanzato rispetto all’Italia. Gli italiani continuano a cercarsi in un processo continuo di osmosi: scambi di ricette, viaggi fatti insieme, serate allegre e anche condivisione delle difficoltà lavorative e umane, con scambi reciproci di aiuto. Le associazioni hanno ancora una loro valenza ma è più facile trovarsi in un ristorante per sentire il profumo dei nostri cibi».
Nella città che ha dato i natali allo scrittore Stendhal la giovane insegnante non ha mai smesso, quindi, di sentirsi italiana pur vivendo con coscienza il proprio status di migrante. E ha saputo esprimere le sue sensazioni nel linguaggio fotografico, vera e propria passione di famiglia, condivisa con la gemella Alessia. «Mi sento – dice – un’italiana che vive lontana e non ho smesso di avere contatti con gli ex compagni del liceo e con altri gruppi di amici. Negli scatti fotografici non mi interessa il luogo geografico, ma l’umanità che lo permea e la differenza tra uno scatto e l’altro è data dalla luce. Ovviamente tengo alla cucina mediterranea, vera e propria fucina della prevenzione (nella mia dieta, per esempio, preferisco l’olio extravergine al burro), però mi piace anche scoprire nuovi sapori. E questa cultura voglio trasmetterla ai miei figli e a eventuali nipoti».
Impegnata nel sociale, Michela non rinuncia alle letture italiane in una città che permette di vivere a misura d’uomo pur tra tante realtà etniche. «Leggo giornali italiani e sono un’appassionata di fumetti. Amo l’Italia e mi piacerebbe far conoscere alcuni luoghi anche agli amici che incontro qui a Grenoble, per esempio il Duomo di Salerno, la Certosa di San Lorenzo a Padula, la costa cilentana. Vorrei anche far conoscere – dice – persone che hanno saputo onorare l’italianità come Joe Petrosino, poliziotto a New York o Rocco Petrone, vera mente del programma Apollo».
Racconta Michela: «Indicai Grenoble come città preferita e dopo poco mi ritrovai a insegnare italiano in otto classi di scuola primaria, vivendo un’esperienza di grande intensità imbattendomi in bambini che adorano l’Italia e la nostra lingua. Avevo però già provato da studentessa l’esperienza del distacco dalla realtà d’origine, rimanendo ammaliata dal confronto tra la mia cultura e quella del luogo».
«In Francia – continua Michela – l’integrazione è a uno stadio più avanzato rispetto all’Italia. Gli italiani continuano a cercarsi in un processo continuo di osmosi: scambi di ricette, viaggi fatti insieme, serate allegre e anche condivisione delle difficoltà lavorative e umane, con scambi reciproci di aiuto. Le associazioni hanno ancora una loro valenza ma è più facile trovarsi in un ristorante per sentire il profumo dei nostri cibi».
Nella città che ha dato i natali allo scrittore Stendhal la giovane insegnante non ha mai smesso, quindi, di sentirsi italiana pur vivendo con coscienza il proprio status di migrante. E ha saputo esprimere le sue sensazioni nel linguaggio fotografico, vera e propria passione di famiglia, condivisa con la gemella Alessia. «Mi sento – dice – un’italiana che vive lontana e non ho smesso di avere contatti con gli ex compagni del liceo e con altri gruppi di amici. Negli scatti fotografici non mi interessa il luogo geografico, ma l’umanità che lo permea e la differenza tra uno scatto e l’altro è data dalla luce. Ovviamente tengo alla cucina mediterranea, vera e propria fucina della prevenzione (nella mia dieta, per esempio, preferisco l’olio extravergine al burro), però mi piace anche scoprire nuovi sapori. E questa cultura voglio trasmetterla ai miei figli e a eventuali nipoti».
Impegnata nel sociale, Michela non rinuncia alle letture italiane in una città che permette di vivere a misura d’uomo pur tra tante realtà etniche. «Leggo giornali italiani e sono un’appassionata di fumetti. Amo l’Italia e mi piacerebbe far conoscere alcuni luoghi anche agli amici che incontro qui a Grenoble, per esempio il Duomo di Salerno, la Certosa di San Lorenzo a Padula, la costa cilentana. Vorrei anche far conoscere – dice – persone che hanno saputo onorare l’italianità come Joe Petrosino, poliziotto a New York o Rocco Petrone, vera mente del programma Apollo».
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017