Francia. La bella Italia del Bataclan

21 Dicembre 2015 | di

Ci sono delle storie tutte italiane dentro le vite di alcune delle vittime degli attentati di Parigi dello scorso 13 novembre. Sono storie di migrazione e, insieme, di talento, di ricerca di futuro e di speranza. Vite che, per quanto brevi, hanno lasciato un segno che va oltre il sangue. Tra le vittime del teatro Bataclan una ragazza italiana, Valeria Solesin. Veneziana, 27 anni, laurea in Sociologia a Trento, da quattro anni lavorava come ricercatrice e dottoranda all’Università di Paris 1, la Sorbona. Era inoltre volontaria di Emergency. Si era specializzata in temi legati al welfare, in particolare alla conciliazione famiglia e lavoro.

Aveva pubblicato vari studi, tra questi un articolo sulla rivista «Neodemos» dal titolo Allez les filles, au travail, un confronto tra la condizione femminile in Francia e in Italia. L’esortazione finale era dalla parte di «una maggiore condivisione delle responsabilità familiari e professionali tra uomini e donne di entrambi i Paesi». Valeria è stata ricordata nel corso di una cerimonia alla Sorbona. All’indomani della strage di «Charlie Hebdo» la ragazza aveva scritto che «l’unico modo per rispondere alla guerra è la pace, solo la pace».

Accanto a quella di Valeria la storia dei bellissimi Pierre Innocenti e Stéphane Albertini, tra loro cugini, nipoti di emigranti italiani. Pierre e Stéphane, morti al Bataclan, erano molto conosciuti a Parigi dove cucinavano per le celebrità. Lo «Chef Livio», di cui erano proprietari, è tra i locali più amati dai francesi non solo per i piatti magistralmente preparati dopo una scelta accurata dei prodotti (dalla pizza all’ossobuco, dagli scampi fritti al carpaccio), ma anche per quell’«atmosfera famigliare» che i due cugini erano riusciti a creare all’interno di un locale ritenuto «un’istituzione di Parigi e del suo XXI arrondissement». Alle spalle un’altra storia di emigrazione e di talento. Il nonno, Livio Innocenti, nato nel 1908 a Montecatini, era andato a Parigi per scappare dal fascismo. Durante il servizio militare aveva conosciuto a Conegliano Veneto (TV) Maria Iolanda. Con lei aveva raggiunto il fratello in Francia. Fu Livio a fondare il ristorante che si è tramandato fino ai nipoti.

Sulla porta del locale, all’indomani degli attentati, ci sono lettere, disegni fatti dai bambini e il biglietto di un dipendente: «Pierre, Steph… Non ho mai lavorato così volentieri per qualcuno. Senso dell’umorismo, cultura e amore del lavoro fatto bene. Ma sempre con un atteggiamento rock’n ’roll». Pierre era un appassionato di sport, in particolare di surf e paracadutismo, di musica rock e di cultura americana. Stéphane da poco era diventato papà.

Infine, la storia di Pierre Antoine Henry, 36 anni, padre di due bimbe di 2 e 5 anni, anch’egli ucciso al Bataclan. Un giovane ingegnere che non aveva dimenticato le proprie origini. Pierre era un italo francese di origini friulane. La mamma Nicole Cremon, è nata ad Aviano (PN) ma poi è emigrata in Francia assieme al padre Domenico e alla mamma Maria Coden nel secondo dopoguerra. A Marsure, piccola frazione di Aviano, Pierre arrivava ogni estate, con moglie e figlie, per trovare i cugini. Proprio in Friuli si era preso cura personalmente della ristrutturazione della vecchia casa di famiglia. Un legame fortissimo con le proprie radici che non era mai venuto meno.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017