fratelli Villar si raccontano al «Messaggero». L’Argentina di Diego e Pablo

Il rapporto con la terra d’origine. Le attività della Famiglia veneta e dei giovani. E poi il grande successo della mostra itinerante dedicata ad Andrea Palladio.
05 Maggio 1999 | di

Incontro i fratelli Diego e Pablo Villar, provenienti dalla città  argentina di Rosario, in occasione di un loro soggiorno culturale nel Veneto. Diego, ventiduenne, studia economia e commercio all' Università  di Rosario dove anche Pablo, ventenne, frequenta la facoltà  di Ingegneria informatica. Si presentano con una carta d' identità  singolare: «Siamo in possesso della doppia cittadinanza, discendenti da nonni di origine veneta e piemontese, con il padre di origine spagnola».
Il loro rapporto con l' Italia è stato importante fin dalla fanciullezza, per l' influenza che hanno avuto nella loro educazione i nonni Carlo ed Eliana Zagolin che a Rosario sono un punto di riferimento per tanti veneti e italiani. Carlo, direttore di un' agenzia di viaggi, dal 1991 è presidente della Famiglia veneta di Rosario che con i suoi seicento soci è una delle più attive associazioni italiane in Argentina. I nostri giovani amici avevano una grande aspettativa per questo soggiorno in Italia: è stata un' occasione per conoscere meglio il Veneto e l' Italia e per approfondire i rapporti con numerosi parenti residenti nel paese natio del nonno: Piove di Sacco, in provincia di Padova.
Diego aveva 11 anni e Pablo 9 anni, quando con la mamma Dilva Maria vennero per la prima volta in Italia: «Di quell' esperienza ricordiamo ancora con simpatia il volto della bisnonna, Maria Trolese. Nonno Carlo ci aveva parlato tanto di lei: dei sacrifici che aveva dovuto sopportare quando, a soli quarantacinque anni, perse il marito e dovette mantenere ed educare ben otto figli. Tanti ricordi della nostra fanciullezza sono legati a lei, alla sua casa e al suo paese. Tra Piove di Sacco e Rosario, il rapporto non è venuto mai meno, grazie alla corrispondenza, al telefono e anche alle visite degli zii e dei cugini in Argentina».
Ciò che emerge dal colloquio con i due fratelli, sono i valori della storia, dell' arte e della cultura italiana: «Io credo - afferma Diego - che la vita sia vuota senza la conoscenza della storia del pensiero, dell' arte e della cultura dei popoli». Pablo ricorda l' ultimo viaggio in Italia nel 1986, dopo gli esami di maturità , con i suoi 180 compagni di scuola: «Forse eravamo in troppi - ricorda - e percorrendo in venti giorni tutta la penisola, non ho potuto cogliere in profondità  le bellezze di tante città  e regioni italiane. Quest' ultima esperienza, invece, mi ha fatto conoscere un altro volto dell' Italia: la sua storia, legata, in quest' ultimo secolo al fenomeno dell' emigrazione e alle due guerre mondiali che hanno messo a dura prova intere regioni italiane. Per me è stato motivo di stupore constatare come l' Italia in questi ultimi cinquant' anni si sia risollevata».

Msa. Quando avete cominciato a studiare l' italiano?
Diego e Pablo Villar. Innanzitutto a casa, ascoltando i racconti dei nonni, rimasti ancora vivi nella memoria. Inoltre, fin da piccoli abbiamo frequentato la scuola elementare e il ginnasio della Società  Dante Alighieri di Rosario, dove si studiava anche l' italiano. Oltre alla scuola, è stato di grande aiuto partecipare alle iniziative della Famiglia veneta di Rosario, e in modo particolare del gruppo Gioventù veneta, coordinato da Julio Cortarello e composto da più di trenta giovani.

Quali sono le iniziative più rilevanti dell' associazione?

Quella più impegnativa è certamente la Settimana delle collettività  che ha luogo ogni anno, nel mese di novembre, con la partecipazione di una ventina di associazioni italiane. In questa manifestazione noi giovani siamo impegnati soprattutto a rappresentare la cultura veneta. Tra le altre iniziative dell' associazione, ricordiamo il Coro, formato da una quarantina di elementi, e la Scuola maschere veneziane. Da quest' ultima si è formato un gruppo di nove maschere (Diego interpreta il ruolo di Arlecchino, e Pablo quello di Pulcinella, ndr).
Tra le altre iniziative dell' associazione, ci sono la scuola di italiano, con un turno accelerato e un corso triennale; i corsi di ballo folkloristico veneto, diretti dalla maestra Marisa Baron, e tante feste comunitarie organizzate nell' ampia sede dell' associazione, in occasione delle quali, la cucina veneta, sotto la regia di nonno Carlo, si fa sempre onore. Dal 12 settembre all' 11 ottobre scorso, infine, anche per l' interessamento e l' organizzazione del presidente della Famiglia veneta, la città  di Rosario ha ospitato la mostra itinerante delle ville palladiane, con il patrocinio della Regione del Veneto, del Centro internazionale Andrea Palladio, del consolato italiano e di altri enti italiani e argentini. Come a Cordoba, a Buenos Aires e a Santiago del Cile, anche a Rosario la mostra ha registrato un grande successo.

Questi interessi culturali e associazionistici non possono creare in voi il senso di una doppia appartenenza?

Al contrario. Noi amiamo tanto l' Argentina, il Paese in cui siamo nati, come l' Italia, Paese d' origine dei nonni. Le attività  associazionistiche sviluppano innanzitutto la nostra personalità  e sono come un ponte che ci permette di instaurare relazioni con tanta altra gente, in Argentina e in Italia, arricchendo la nostra identità . La doppia cittadinanza, come l' attaccamento alle due culture è per noi un' esperienza positiva. Se a Rosario abbiamo i genitori, sentiamo di essere a casa nostra anche a Piove di Sacco, dove i fratelli e i parenti ci accolgono come figli.

Che cosa si aspettano i giovani italo-argentini dall' Italia?

Di essere riconosciuti come l' eredità  di quanti hanno raggiunto l' Argentina in quest' ultimo secolo di emigrazione. Dalla regione del Veneto, di essere riconosciuti come membri della sua storia e cultura. Siamo anche convinti che verso di noi ci sia un' attesa per un vero e concreto rapporto di reciprocità . Dopo il dono, per esempio, del Soggiorno culturale che abbiamo avuto, non rimane solo la gioia di aver approfondito, con altri 24 giovani italo-argentini come noi, la nostra conoscenza del Veneto e di Firenze, guidati da Mario Marcello Pagetta e Guido Bolis, ma anche il dovere di ricambiare con il nostro impegno nelle associazioni venete. I giovani di Rosario discendenti di veneti e di italiani, come quelli di Buenos Aires, La Plata, Mendoza e quest' anno anche di Villa Regina, sono riconoscenti per i corsi a livello universitario tenuti da professori dell' Università  di Padova sui temi della piccola e media impresa, e mirati a studiare il processo politico, economico e sociale dell' Unione europea, rapportato allo sviluppo del Mercosur. L' iniziativa, finanziata dalla Regione del Veneto e curata dal Comitato delle associazioni venete dell' Argentina, a Rosario trova l' assistenza della Famiglia veneta. In questi corsi, è offerta ai giovani veneti la possibilità  di vincere quattro borse di studio, per degli stage di sei mesi presso l' università  patavina.

Se fosse possibile, lavorereste in Italia?

È difficile lasciare la nostra patria. Oggi, però, vivendo nell' era della globalizzazione, le distanze sono superate dai mezzi di trasporto più rapidi e dall' informatica che permette la comunicazione in tempo reale: fattori che forse ci permetterebbero di lavorare in Italia, pur conservando la nostra residenza in Argentina.

Qual è l' esperienza più bella legata alla vostra italianità ?

Pensando all' ultimo soggiorno in Italia, l' esperienza artistica più bella è stata la scoperta di Donatello, uno dei più grandi artisti del Rinascimento, le cui maggiori opere sono conservate nella basilica di sant' Antonio a Padova e a Firenze. Ma ci colpiscono ancora i ricordi della nostra infanzia, le storie, le tradizioni familiari, ma anche gli eventi della seconda guerra mondiale, raccontati da nonno Carlo. Ci colpiva il suo amore per la campagna e per la natura veneta: un amore che ci ha trasmesso e che riviviamo ogni qualvolta ritorniamo nel Veneto.
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017