Gente con un futuro
Viviamo in un momento di crisi economica. La disoccupazione, la precarietà e l’insicurezza stanno condizionando in negativo la vita delle famiglie, bloccando le prospettive di tanti giovani. Come credenti in un Dio che agisce nella storia, non possiamo però non far leva sul dono della speranza, come iniezione di fiducia e di forza per affrontare le difficoltà. Commentando l’invito di san Paolo ai Tessalonicesi a non affliggersi come coloro che non hanno speranza, Benedetto XVI, nell’enciclica Spe Salvi sottolinea che «compare come elemento distintivo dei cristiani il fatto che essi hanno un futuro». Credono infatti al Vangelo, che «non è soltanto una comunicazione di cose che si possono sapere, ma una comunicazione che produce fatti e cambia la vita» (n. 2). Il dono della speranza è sostegno e orientamento di vita in circostanze, come quelle attuali, in cui alla crisi economica si unisce un generale decadimento di valori.
Mentre scrivo questo editoriale, in Basilica si assiste a un incremento delle presenze di devoti di sant’Antonio, pellegrini che provengono da tutto il mondo per le celebrazioni della Tredicina e della festa del 13 giugno. Un fenomeno, questo, che fa riscoprire il senso della vita come cammino di fede e alimenta nell’animo, sull’esempio dei santi, la tensione verso l’incontro personale con Dio. Anche in una crisi d’appartenenza alle istituzioni cristiane, le folle non cessano di frequentare i santuari, luoghi privilegiati per vivere esperienze di fraternità e gioiose liturgie, accostarsi al sacramento della confessione ed esprimere la propria riconoscenza al Padre attraverso segni di concreta solidarietà.
Sono migliaia i pellegrini che ogni anno accorrono alla Basilica di Padova, per riconciliarsi con Dio e porre la mano sulla tomba di sant’Antonio, chiedendo la sua intercessione, tramite privilegiato con la misericordia divina. Il Santo è presenza umana e spirituale: è un amico che intercede, guida e orienta al bene; un amico con cui è possibile nel tempo instaurare una relazione fedele che sempre si rinnova. L’estensione e l’attualità di questo amore non sono facilmente spiegabili, ma la vicenda terrena di Antonio ci dà qualche indizio. Nella sua breve vita, fu instancabile donatore della parola di Dio, difensore dei diritti della persona e della famiglia, promotore di pace, vicino ad ammalati e sofferenti. E questo continua ancora oggi: l’incontro col Santo fa sciogliere la disperazione nel rapporto di fiducia con Dio.
È quanto successo, per esempio, a Giulia Gabrieli, quattordicenne bergamasca che, dopo una grave malattia, è tornata al cielo il 19 agosto 2011. Abbiamo già raccontato su queste pagine la sua storia di gioia e speranza nonostante il dolore. Nel suo diario, così ricorda la visita al Santo, mentre era in stato di forte crisi: «Chiedevo a Dio: “Dove sei?”. Allora sono andata nella basilica di Sant’Antonio e mi sono inginocchiata a pregare, tranquilla. Vicino a me c’è una signora, mai vista prima. Non ci avevo fatto caso. Mi alzo per andare ad appoggiare la mano sulla tomba del Santo e arriva questa signora. Arriva e mette la sua mano sopra la mia mano malata (…). Non mi ha detto niente, ma aveva un’espressione sul volto, come se mi volesse comunicare: “Forza, vai avanti, ce la fai, Dio è con te”. Sono entrata arrabbiata, in lacrime, proprio in uno stato pietoso, sono uscita dalla basilica con il sorriso a cinquanta denti, con la gioia che Dio non mi ha mai abbandonata. Mai».