Germania. Il pane di Alfredo

20 Ottobre 2015 | di
«La cultura di un Paese passa anche per il proprio pane. È per questo che io, laureato in Storia a Milano, ho deciso di aprire qui a Berlino un panificio. Più che una ragione commerciale, dietro c’è l’ambizione di esportare una delle eccellenze della nostra, troppo spesso bistrattata, Italia». Alfredo Sironi, 34 anni di Capiago Intimiano (CO), nel 2013 ha avuto un’idea che all’epoca poteva sembrare un azzardo, ma che si è rivelata geniale: produrre e vendere pane italiano in Germania, un Paese che, almeno in questo ambito, già vanta una tradizione fortissima.

«Il nostro pane è diverso, si conserva più a lungo ed è sempre buono. Ho pensato che valesse la pena provarci puntando sulla presenza di tanti connazionali a Berlino. Non ho improvvisato. Sono cresciuto in cucina: i miei genitori avevano due ristoranti a Capiago Intimiano e a Montorfano (CO)». È così che è nato «Sironi - Il Pane di Milano. Panificazione italiana a vista, solo ingredienti di alta qualità». «Tutti i prodotti e le materie prime sono italiane. Solo il burro, l’uvetta passa e il latte sono tedeschi». Trovare un locale adatto non è stato semplice, ma Alfredo ha preferito rischiare. Invece di affittare un posto già avviato, ha puntato tutto su un nuovo mercato al coperto, a Kreuzberg, uno dei quartieri più vivaci e multiculturali della città. «È stata una scelta vincente. Nel giro di pochi mesi il luogo è diventato un punto di ritrovo per chi ama lo street food. Siamo stati recensiti da «New York Times» e «Tagesspiegel» e citati in tutti i libri-guida sulla città. Dal pane casereccio alla pizza al taglio passando per la focaccia e la farinata di ceci: ormai tra la nostra clientela abbiamo più tedeschi che italiani».

Dura abituarsi alla vita in Germania? «Più di quanto dicano i media. Quando sono arrivato non conoscevo una parola di tedesco. Per un anno sono andato a scuola ogni mattina, mantenendomi con lavoretti nella ristorazione la sera. Berlino, però, è un caso a parte: si respira un’atmosfera cosmopolita, aperta e ricca di stimoli culturali». Facile aprirvi un’attività? «A parte la lingua, sì. La Camera di commercio è sempre a disposizione. Ogni nuova attività rappresenta un’opportunità di ricchezza per tutti, sia per la comunità che, nel medio-lungo periodo, per le casse dello Stato. Ti vengono dati tempo e fiducia per mettere tutto a norma e cominciare presto a guadagnare e rientrare con le spese». Immagina di vivere per sempre a Berlino? «Sono una persona curiosa. In Germania sono venuto per mettermi alla prova. Qui si vive benissimo. Sono sicuro che sia il posto giusto per crescere mio figlio Ettore nato lo scorso settembre, ma non è detto che sia così per sempre. Vedremo giorno per giorno, penso che ovunque ci siano delle opportunità, a Milano come a Londra e New York. Non credo al paradiso o alla fuga dei cervelli. L’Eldorado va trovato, prima, nella propria testa».
 
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017