Germania. Migrazione d’amore
Gli occhi e il cuore guardavano a Est, ma il destino l’ha portata verso Nord, in un Paese che in passato ha accolto migliaia di italiani. Nata a Popoli (PE), in Abruzzo, nel 1966 e trasferitasi a Stoccarda diciannove anni fa, Barbara Golini non rimpiange le sue scelte. In questi anni tedeschi, tuttavia, ha sempre mantenuto il legame con la tradizione italiana, alimentando nel contempo la curiosità verso cultura e tradizioni dell’Europa orientale e del Medio Oriente. Al di là del suo mestiere (è docente di italiano in un Berufsgymnasium e in una Hochschule), dunque, non stupiscono l’impegno a difesa dei diritti civili e umani nell’Ucraina flagellata dalla guerra e il contributo negli aiuti ai rifugiati siriani.
«La mia – spiega Barbara – è una storia di migrazione d’amore. Prima dell’avventura (non prevista) in Germania ho viaggiato molto e, in uno di questi viaggi, ho conosciuto mio marito, tedesco». I primi anni nel nuovo Paese sono per Barbara molto duri: «Se non avessi voluto per testardaggine guardare oltre, sarei andata via immediatamente! Per ben due anni ho frequentato solo tedeschi, sia perché mio marito era tedesco, sia perché sapevo benissimo che, se avessi frequentato gli italiani, non avrei imparato la lingua del posto».
I legami col Paese d’origine però sono duri a morire: «Tenevo tantissimo alla mia lingua e al trasmetterla anche ai miei figli». Così Barbara, con la «scusa» di cercare lavoro e trovare una scuola bilingue per la sua bambina, si riavvicina alle proprie radici. Entra in contatto con enti e associazioni bianco-rosso-verdi, in una regione (il Baden-Württemberg) che accoglie la più grande comunità italiana d’Europa all’estero. «L’italianità mi scorre nel sangue, volente o nolente – commenta la docente –. Anche se, a dire il vero, mi sento così italiana proprio da quando vivo in Germania, perché prima mi ritenevo cittadina del mondo».
Dal Belpaese Barbara ha ereditato l’allegria, l’amore per la cultura, la storia, e un’attenzione quasi maniacale per la radice di ogni parola, di un racconto, di una storia. «Anni fa – ricorda – ascoltai alla radio uno storico tedesco che raccontava come un italiano, passeggiando per le strade della Germania, senta la mancanza di luoghi che testimonino un passato glorioso. Questo sentimento nei primi anni mi rendeva irrequieta».
Oggi però le cose si sono appianate. Da un lato Barbara ha stretto un forte legame col Paese che l’ha accolta, dall’altro continua ad amare e visitare il Paese d’origine: «Ogni volta che torno in Italia avverto sempre la stessa sensazione: quella di un clima dolce, di persone gentili, premurose e pazienti. L’identità ha a che fare con l’appartenenza. Se ci si sente di appartenere a una cultura, ci si identifica con essa». Grazie ai suoi molti viaggi e al suo passato da interprete, oggi Barbara parla cinque lingue e ne capisce almeno nove. «Il mio forte senso delle origini mi porta ad avere quella curiosità necessaria a sfogliare altre culture – continua –. Le passioni più grandi per me sono la lingua e la poesia, luoghi che parlano al cuore e in cui si può giocare con le parole, renderle diverse, innovative ma anche antiche».