Germania. Qualità fa rima con successo

23 Gennaio 2015 | di

«Pizza e pastasciutta? Ormai non ci identificano più, sono piatti che puoi trovare ovunque preparati da turchi, egiziani e tedeschi. Se con cibo italiano intendiamo gastronomia d’eccellenza, allora non basta saper preparare una carbonara o un ragù, che qui poi chiamano alla bolognese. I tempi degli emigrati italiani che si improvvisavano cuochi è finito».

A parlare è Salvo Matranga, 35 anni, rappresentante di vini in Germania per un’azienda italiana, «solo nell’ultimo anno sono stati inaugurati un centinaio tra bar e ristoranti italiani a Berlino, per un totale di quasi 3 mila esercizi. Non tutti sono davvero gestiti da nostri connazionali, ma ormai è certo che per vincere la concorrenza c’è solo una soluzione: offrire qualità e originalità». È questa una delle ragioni che ha spinto Federico Testa, 32 anni, fotografo e musicista cresciuto però tra i sapori della trattoria del papà a Bologna, ad aprire, assieme all’amico Francesco Righi, un ristorante legato alla tradizione emiliana. Si chiama Bosco e vi si mangiano tagliolini, guancialino di vitello, quaglie e tante altre delizie a cui il pubblico tedesco non era abituato: «Ma la nostra vera soddisfazione è riuscire ad attrarre gli italiani. Se piace a loro significa che è davvero buono». E i tedeschi? «Sono cambiati. Non critico quei ristoranti aperti negli anni Settanta che si sono adattati ai gusti della gente del posto, abbondando con la panna e sciogliendo di fatto la pasta nell’acqua, ma la nostra idea di locale è diversa: vogliamo ricreare qui ciò che ci manca di casa nostra».

Sulla stessa falsariga si muove il ravennate Mauro Paglialonga, 32 anni, titolare di Sala da Mangiare: «Sarà che sono anche un regista di brevi film in Super8, ma mi piace “l’artigianalità”. E così nel mio ristorante tutto è fatto in casa, dalla pasta all’uovo ai tavoli, questi ultimi vecchie ante di armadi che ho trasformato in piani d’appoggio per mangiare».

Flavio Fanelli, 36 anni di Manduria, un passato da musicista funky, ha puntato invece sui sapori pugliesi per La focacceria: «A poco a poco sto riuscendo ad attrarre anche tutti quei tedeschi che, soprattutto a pranzo, cercano alternative al currywurst e al kebab. La sera rimango chiuso e mi dedico a suonare la chitarra con i miei amici».

Si potrebbe andare avanti a lungo e non solo citando cucine regionali. Il Grillo parlante nella zona di Friedrichshain ha puntato su prodotti biologici e slow-food, il Fritto misto si è invece specializzato in panzerotti e arancini, mentre lo slogan del panificio Sironi è «il pane di Milano». Tutti lanciati da ragazzi e ragazze under 40 pronti a portare un pezzo della nostra cultura in Germania. A patto, però, che sia italiana al 100 per cento.


 

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017