Germania. Sogni senza confini

19 Febbraio 2016 | di

Trasferirsi in Germania perché in Calabria, ma in generale in Italia, nessuno è disposto a farti anche solo tentare la professione per cui hai studiato. Emigrare consci che l’unico lavoro possibile, senza conoscere il tedesco, è nella gastronomia e scoprire invece che i vecchi sogni sono ancora realizzabili.

Alessio Ferraro, 22 anni, è nato e cresciuto a Siderno (RC). Ha un diploma da odontotecnico che, almeno nella sua regione, non gli apre nessuna possibilità. Tutte le offerte di lavoro sono riservate a chi ha già esperienza. Mancano persino i tirocini gratuiti. «E così, dopo tante ricerche, ho cominciato a pianificare il mio trasferimento in Germania, ad Heidelberg, dove già vive una mia giovanissima zia, ancora studentessa. Ho passato l’estate a lavorare come cameriere per mettere i soldi da parte. Non sono partito alla cieca. Prima del trasferimento mi sono documentato su burocrazia, tessera sanitaria e problematiche varie. Una volta lì, ho sparso la voce, tra i conoscenti di mia zia, che cercavo lavoro. Sono così arrivato alla panetteria/pizzeria italiana, aperta da poco, “Peppino”, dal nome del suo gestore. È stato il mio colpo di fortuna. Non tanto o non solo perché mi ha dato un lavoro, ma perché Peppino è una persona eccezionale che sta dimostrando di credere in me. Mi ha fatto subito sentire parte di una famiglia, dandomi poi i contatti per trovare casa. Mi ha assicurato che, quando parlerò tedesco, mi aiuterà a farmi riconoscere il titolo di studio svolgendo un praticantato presso dentisti di sua conoscenza. Si dice spesso che i datori di lavoro italiani all’estero sia­no degli sfruttatori, non è stato così per me».

Del resto Giuseppe Panzini, il suo «capo», sa bene cosa siano gavetta e sacrifici. È arrivato in Germania nel 1972. «Inizialmente per fare il cameriere. A Nola di Bari, la mia cittadina d’origine, mi ero diplomato all’Istituto alberghiero. Poi, grazie a un amico, ho cominciato a commerciare jeans portandoli dalla Puglia in Germania. È stato un successo. Ho rappresentato marchi importanti. Negli anni ’90 avevo ben 140 negozi qui in Germania. Poi ho chiuso tutto e mi sono trasferito a Hong Kong per una decina d’anni. Sono tornato da poco, anche se qui erano comunque rimasti i miei cinque figli. Sono sposato con una donna tedesca. Ho aperto prima un’hamburgheria da far gestire a figlio e genero e, ora, ho un nuovo locale esattamente dove un tempo avevo uno dei negozi».

Alessio gli è parso subito simpatico. «Arrivato con un titolo di studio elevato, appartiene a un altro tipo di emigrazione, diversa dalla mia con in tasca la terza media. Ha determinazione e tanta voglia di fare. Assisterlo mentre cerca di coronare il suo sogno mi sembra il minimo per chi, come me, dalla Germania ha avuto tanto. Torno spesso in Italia, ma solo per brevi periodi. Sono attaccato alle mie origini e così lo sono i miei figli. Una di loro è fidanzata con un ragazzo di Nola di Bari. Gli altri, al momento, hanno “preferenze” più internazionali: Grecia, Cile, Galles, Germania. L’amore, del resto, non conosce confini. Così come i sogni».

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017