Germania. Stella della musica

20 Marzo 2015 | di

Racconta Silvia Careddu: «A 24 anni, nel 2001, ho vinto all’unanimità uno dei più importanti premi di musica classica al mondo: il Concorso internazionale di musica di Ginevra. Non viene assegnato tutti gli anni e alcune volte, anche se viene bandito, la giuria può decidere di non assegnarlo, come successe due anni fa. Come pianisti, Maurizio Pollini una volta arrivò secondo, Arturo Benedetti Michelangeli terzo. Del mio risultato in Italia non parlò nessuno, o quasi, mentre fui invitata ad esibirmi all’estero, in Francia, Germania, Svizzera. Nel 2004 ebbi la possibilità di tornare. Lorin Maazel fu messo a capo dell’Orchestra Filarmonica Arturo Toscanini di Parma, per due anni suonai con lui, ma i fondi finirono presto e così ecco il nuovo viaggio, stavolta a Berlino».

Silvia Careddu, 38 anni di Cagliari, è una delle più apprezzate musiciste di flauto in Europa. È timida e così, per farle confessare tutti i suoi successi bisogna convincerla che non sembrerà una che si vuole vantare o fare la parte del genio incompreso che guarda con rimprovero l’Italia. «Fino a qualche anno fa – dice – ero più arrabbiata con il mio Paese e non solo perché mi aveva costretto a cercare all’estero la mia strada, ma anche perché non fa nulla per cambiare la situazione. E non parlo di eventuali fondi da destinare alla classica, ma del modo in cui preparano o meglio, spesso impreparano, i giovani musicisti al mondo del lavoro. All’estero già durante la preparazione accademica si viene inseriti in giovani orchestre dove fare esperienza e guadagnarsi anche qualcosa. E così che si cresce. Ma non è l’unico problema. In Italia chi insegna non può far parte di un’orchestra. Come può allora dare i giusti consigli a chi sta dedicando la vita a quell’obiettivo? Oggi guardo tutto con più distacco, anche se rimane la malinconia».

La carriera di Silvia nel frattempo va avanti. «Da circa dieci anni sono primo flauto della Konzerthaus Orchester Berlin, l’orchestra di punta della Germania dell’Est ai tempi del muro, ma adesso sono in aspettativa, fino alla prossima estate, per suonare, sempre come primo flauto, con la Wiener Symphoniker. Vienna è splendida, ma prima di un nuovo trasferimento voglio pensarci bene. Al di là di questo, nelle pause continuo anche a tenere concerti da camera, masterclass e corsi estivi di eccellenza in diverse scuole europee; purtroppo quasi mai in Italia, anche se nelle ultime settimane qualcosa si sta muovendo, ma è meglio non dire nulla e rimanere scaramantici: ho già avuto delusioni in passato». L’italianità, al di là di tutto, è sempre con lei: «Quando suono, suono da italiana così come succede per qualsiasi musicista. È una sensibilità che nessuno ci può togliere e che ci portiamo ovunque ci troviamo, anche dall’altra parte del mondo». 

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017