Gesù e il ricco stolto

09 Settembre 2000 | di
   
   
  LA VITA NON DIPENDE DAI BENI POSSEDUTI      

D                isse poi una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà  richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà ? Così è di chi accumula tesori per sé, e non  arricchisce davanti a Dio».
(Lc   12,13-21)

L'

evangelista Luca, molto attento ai «poveri», riporta una parabola di Gesù sull' uso dei beni. Il racconto prende lo spunto dal dialogo con una persona che chiede a Gesù di intervenire in una questione di eredità . Si tratta di due fratelli, di cui il maggiore, valendosi del suo diritto di primogenito, non vuole spartire l' eredità  paterna con il fratello minore. Gesù, come maestro, viene chiamato a interpretare e applicare la legge biblica. Egli però sì rifiuta di far da giudice o arbitro in una controversia per la spartizione dei beni di famiglia. 
Gesù rivolge a tutti e due i fratelli un avvertimento che va alla radice del problema: «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell' abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni». Gesù non condanna i beni materiali, ma il desiderio sfrenato o la brama dei beni che sta alla radice delle liti familiari e dei conflitti sociali. Per vivere c' è bisogno dei beni, ma la vita è dono gratuito di Dio creatore che non si può comprare o barattare con i beni.
Per illustrare questo principio, Gesù racconta una parabola. Presenta la situazione di un ricco proprietario agricolo al termine di una buona stagione: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto». In tale situazione sono comprensibili la reazione e i progetti del fortunato impresario agricolo: «Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia».
Il monologo dell' uomo ricco è incentrato tutto su se stesso. Egli parla dei «miei» raccolti, dei «miei» magazzini, dei «miei» beni, della «mia» anima. Nella lingua della Bibbia per dire «vita» si dice néphesh, «anima». In altre parole, l' uomo ricco si considera proprietario della sua vita con tutti i beni che, a suo parere, ne sono il fondamento e la garanzia. Il velo della sua illusione viene squarciato dalla voce di Dio che gli dice: «Stolto, questa notte stessa ti sarà  richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà ?».
«Stolto» nella Bibbia è chi nega Dio o lo disprezza: «Lo stolto pensa: 'Non c' è Dio!'» (Sal 14,1). La parabola di Gesù ha un precedente in una riflessione del Siracide che dice: «C' è chi è ricco a forza di attenzione e di risparmio ed ecco la parte della sua ricompensa mentre dice: 'Ho trovato riposo; ora godrò i miei beni' non sa quanto tempo ancora trascorrerà ; lascerà  tutto ad altri e morirà » (Sir 11,19-19). Alla domanda posta al ricco proprietario agricolo Gesù stesso dà  una risposta con una sentenza che riassume il messaggio della parabola: «Così è di chi accumula tesori per sé e non arricchisce davanti a Dio». Dunque è «sapiente» non chi accumula tesori per sé, ma davanti a Dio.
Questa parola conclusiva riprende il problema iniziale: la vita non si fonda sui beni accumulati. Qual è allora il giusto rapporto tra i beni e la vita? Di quale vita si tratta? Che valore hanno i beni? La risposta a questi interrogativi si trova nel racconto di Gesù dove si mette in evidenza la situazione del ricco impresario chiuso in se stesso senza relazioni con Dio e con gli altri. L' essere umano che considera i beni unicamente per sé, come proprietà  assoluta e garanzia di vita, è «stolto». Ha perso il senso dei beni e della vita. Gesù non condanna come cosa stolta la produzione dei beni o la gestione dell' impresa agricola, ma il modo di valutare i beni. Anche quando sono il prodotto del lavoro, dell' abilità  e dell' intelligenza i beni restano sempre un dono di Dio creatore che concede tempo, salute e intelligenza. Se i beni sono un dono di Dio, sono per tutti. Allora arricchire davanti a Dio vuol dire assicurarsi un tesoro nei cieli mediante una giusta distribuzione dei beni a favore di chi non ne ha.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017